Venezia 76, terza giornata all'insegna dei ribelli Kristen Stewart e Roman Polanski

Autore: Elisa Giudici ,

Stelle del cinema sì, ma anticonvenzionali e controverse. Difficile trovare un altro comune denominatore tra i protagonisti e i film della terza giornata della Mostra, lontani per passaporto, età ed esperienze lavorative ma accomunati dall'affrontare di petto la vita e il rapporto con il pubblico

Non si può che cominciare da lui, Roman Polanski, il convitato di pietra di un'edizione che ne ha messo in dubbio la presenza del suo film in concorso sino dall'apertura. La sala stampa però sembra schierarsi dalla parte del suo film L'ufficiale e la spia: sono copiosi gli applausi per il cast e i produttori del film (con Luca Barbareschi e Rai Cinema a ricoprire un ruolo importante nella produzione francoitaliana della pellicola). Polanski ovviamente non c'è, dato che se lasciasse la Francia rischierebbe di venire estradato negli Stati Uniti, dove pende un mandato di cattura nei suoi confronti. Luca Barbareschi prende subito la parola e esorta a fare domande sul film, perché nessuno dei presenti ha niente da dire sulle polemiche dei giorni passati, che considerano storia passata. 

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È un giorno luminoso per i protagonisti di J'Accuse, un film che Roman Polanski tentava di girare molti anni. Il progetto, che inizialmente avrebbe dovuto essere girato in inglese per raggiungere un pubblico internazionale, oggi parla francese con orgoglio, con una produzione faraonica da 26 milioni di euro e il coinvolgimento dei grandi attori francesi della Comédie-Française.

Lo ricorda anche Emmanuelle Seigner, cha aggiunge con tenerezza che proprio oggi lei e il regista polacco naturalizzato francese festeggiano 30 anni come coppia: 

Sono arrivata al mio terzo film con Roman e devo dire che capisco solo ora cosa vuole dagli attori. Lui è alla continua ricerca della verità. Della scena sa tutto dal punto di vista storico e umano e finché non apri la finestra o usi un fazzoletto nel modo giusto, ti fa ripetere la scena. 

Interviene anche Louis Garrel, che chiede di poter parlare in italiano per esercitarsi un po' con la lingua: 

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Lavorare con Roman è molto dispendioso, ti porta al limite. Mette alla prova anche gli attori più rodati, alle volte non è semplice dargli ciò che vuole, ma poi pensi che stai lavorando con Polanski e dai il massimo. Alla fine è un'esperienza che ti lascia tantissimo. 

Luca Barbareschi, che compare in alcune scene del film, chiosa:

Penso che Polanski sia uno dei grandi geni del cinema. Ringrazio Dio di avermi concesso di lavorare con lui. 

L'ufficiale e la spia racconta una storia centrale per la Francia di fine Ottocento: quella dello scandalo Dreyfus, che portò in carcere un membro dell'esercito ingiustamente accusato di tradimento e sospettato in quanto ebreo. Il caso, complesso e scandaloso, rivelò l'antisemitismo francese e viene considerato l'anticamera di quello che sarebbero stati i due conflitti mondiali. 

La giovane Napoli dei boss

Nella terza giornata di concorso arriva a Venezia il primo dei candidati italiani al Leone d'Oro. Mario Martone è ormai un abitudinario del concorso (solo l'anno scorso presentò qui Capri Revolution) ma stavolta presenta un progetto nato sull'impeto di un'idea: quella di trasformare il suo spettacolo teatrale basato sul testo di Edouardo De Filippo Il sindaco del Rione Sanità in un film.

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Mi è venuto in mente all'improvviso che sarebbe stato perfetto anche come film - spiega il regista - e abbiamo cominciato subito a lavorarci. Sarebbe dovuto essere un progetto veloce e minimale, invece ne è uscito un dramma ambientato nella Napoli dei giovani boss in cui si traccia troppo facilmente la linea tra onestà e malaffare. 

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Il protagonista del film Francesco Di Leva interpreta un Antonio Barracano ringiovanito rispetto alla versione originale, in cui è 70enne. Martone lo ha volutamente ringiovanito per renderlo più attuale come personaggio della Napoli di oggi: 

Volevo fosse simile ai boss di oggi, che non riescono ai a raggiungere i 40 anni godendo dei proventi del loro malaffare. 

Di Leva ricorda che lui la conosce da vicino la realtà della Napoli raccontata dal film: 

Io vivo in un quartiere di quelli considerati difficili e queste cose le vedi tutti i giorni. Nella Napoli di oggi purtroppo facciamo i conti con la paranza dei bambini, con i giovanissimi che non vedono altra via se non il crimine. 

Novelle Kristen

Fuori concorso viene oggi presentato Seberg, la pellicola che porta al Lido una Kristen Stewart perennemente in bilico tra cinema commerciale e autoriale. Qui è al fianco di un regista alla sua seconda prova nei panni dell'attrice Jean Seaberg, icona della Novelle Vague che negli anni '60  fu oggetto di una persecuzione da parte dell'FBI per le sue idee politiche. 

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Viene chiesto a Kristen Stewart come si rapporti lei ora con la fama, a un decennio dal suo prorompente successo, nell'epoca in cui per le star è sempre più difficile mantenere un profilo privato: 

Non sono una persona strettamente sociale, non è che posto la mia vita su Instagram, ma rispetto al passato sono meno intimorita dalla possibilità di essere protagonista di copertine e articoli, di dare voce chiaramente alla mia opinione.

Si avvicinano le presidenziali americane e le star sono bersagliate di domande sui candidati. Zazie Beetz (che rivedremo domani anche in Joker) aggiunge: 

Non è semplice trovare il giusto equilibrio. Come artisti abbiamo quasi il dovere di utilizzare la voce che ci dà il nostro ruolo per darla a chi non ce l'ha, come fa la protagonista del nostro film. Tuttavia bisogna guardarsi dal mescolare con troppa leggerezza pop culture e politica, perché si rischia di banalizzarle entrambe. 

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