Come 6 Underground ha saputo rinnovare la tradizione dei film di car chase

Autore: Emanuele Zambon ,

Acceleratore. Cambio. Su i giri del motore. Ci inseguono, svolta a destra! Pedale del freno spinto con decisione. Proiettili schivati, pedoni graziati. I primi 25 minuti di 6 Underground faranno felici gli appassionati delle quattro ruote. Un po' meno i bikers (dura la vita per Vespe e moto da corsa). La nuova pellicola diretta da Michael Bay disponibile su Netflix, tolto un incipit da spot Red Bull ad alta quota, scalda i motori da subito, turbando la quiete di Firenze. E con Ryan Reynolds che "può accompagnare solo", passeggero impotente di un caos cittadino senza precedenti.

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Pneumatici che stridono sull'asfalto, cavalli ruggenti, un tocco kitsch (il verde fluo dell'Alfa Romeo Giulia guidata dal driver del team protagonista non passa certo inosservato) e la consueta dose di esplosioni e vetture accartocciate, tipica della regia di Bay.

Col suo muovere freneticamente la macchina da presa il regista di Bad Boys si assicura un inseguimento al cardiopalma, alimentato da un montaggio che definire serrato sarebbe oltremodo riduttivo: ralenti come da copione (Transformers docet), primi piani esasperati, stacchi continui, grande varietà di ripresa. In altri termini, dopo Baby driver - Il genio della fuga e Mad Max: Fury Road, 6 Underground rinnova la tradizione dei car chase.

6 Underground, a Firenze un inseguimento da brividi

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Nell'esagerato blockbuster targato Netflix confluiscono citazioni e soluzioni parodistiche che guardano ai più recenti film di spionaggio e alle grandi saghe action. Uno dei due momenti clou del film (l'altro è la complessa sequenza da film di rapina che ha luogo su un grattacielo di Hong Kong) è però rappresentato dall'iniziale inseguimento tra le vie fiorentine. 

Senza nemmeno il tempo per lo spettatore di metabolizzare cosa stia accadendo in scena - sommariamente sappiamo che c'è un team di spie/giustizieri in fuga dopo aver eliminato un potente avvocato al servizio della mafia - la macchina da presa filma la spettacolare fuga dei protagonisti a bordo del bolide italiano, inseguito dalle potenti berline dei cattivi, tutte rigorosamente tedesche e dai vetri oscurati. Raffiche di mitra, opere scultoree di fama mondiale, tentativi di sbarramento e polizia non riescono a fermare l'eccentrica auto da corsa - simil Autobot - che semina il panico nel centro storico di Firenze, terminando la propria corsa in modo assai drammatico.

Solo una volta che i fuggiaschi sono scesi dall'auto si ha il tempo di metabolizzare quanto accaduto in scena, tentando di recuperare il passo della narrazione. 6 Underground ci restituisce la sensazione di fiato sospeso dei più grandi film di inseguimenti su quattro ruote. Lo fa iniettando ad ogni scena una dose massiccia di adrenalina, come nella migliore tradizione, riempendo al tempo stesso lo schermo di elementi di rottura (le gag slapstick che vedono protagonista Reynolds e un certo gusto per lo splatter mostrato in maniera insolita da Bay), dando vita ad una fuga per certi versi unica, in cui assistiamo in un solo colpo ad occhiate allupate di un pilota che adora l'Italia, operazioni chirurgiche eseguite in modo "rambesco" e per di più ad alta velocità ed evoluzioni di un abile traceur (Ben Hardy) che arricchiscono il car chase dell'elemento mozzafiato del parkour.

Netflix
Una scena di 6 Underground

6 Underground, l'ultimo dei car chase

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In un film che si fregia del titolo di action stellare, la lunga sequenza dell'inseguimento in auto non poteva certo risultare anonima. Con le dovute eccezioni, un car chase ben realizzato ha sempre fatto la fortuna di un film d'azione, a partire dal re del genere (e poliziesco tra i più celebrati) Il braccio violento della legge con quel suo emozionante inseguimento a distanza (l'auto di Gene Hackman vs il treno della sopraelevata). Il regista William Friedkin si ripeterà qualche anno più tardi, filmando uno dei più emozionanti inseguimenti di sempre nel cult Vivere e morire a Los Angeles, che vede l'auto dei due poliziotti in fuga contromano sulla tangenziale, un capolavoro dello stunt coordinator (la leggenda narra che la scena sia figlia di un'esperienza personale del regista, vittima di un colpo di sonno al ritorno da un matrimonio. Risvegliatosi di colpo, Friedkin si ritrovò dalla parte sbagliata della carreggiata).

Universal Television
Il camion protagonista di Duel

Il genere car chase non poteva non annoverare un tipo dalla vita spericolata come Steve McQueen. Che siano due ruote (La grande fuga) o auto di grossa cilindrata (Bullitt), fa lo stesso, siamo sempre dalle parti della leggenda. Se si parla poi di inseguimenti da brivido, un titolo come Duel di Steven Spielberg appartiene allora alla categoria dei must: un vero e proprio incubo vissuto da un guidatore vittima della follia omicida di un camion demoniaco. Da ridere, invece, l'inseguimento a cui danno vita gli svitati Dan Aykroyd e John Belushi in The Blues Brothers (il regista John Landis, sicuramente in preda ad un attacco di megalomania, utilizzò 40 stuntman e 60 auto della polizia).

Alcune delle più valide sequenze ad alta velocità le hanno regalate, oltre a diversi poliziotteschi anni '70 (Roma a mano armata di Umberto Lenzi è solo uno di tanti esempi), le più note saghe spy come 007 (bellissima l'apertura di Quantum of solace, co l'Aston Martin di Bond inseguita da due Alfa Romeo in una cava nei pressi di Siena), Mission: Impossible e, soprattutto, Jason Bourne (un vero e proprio demolition derby quello messo in atto da Matt Damon alla guida di un taxi per le strade di Mosca in The Bourne Supremacy).

Ma i titoli di car chase si sprecano, tra film di culto con tanto di remake (The italian job e le sue Mini), sci-fi che poco o nulla hanno a che fare col genere ma che deliziano con una sequenza adrenalinica (tir contro motocicletta in Terminator 2 - il giorno del giudizio) e pellicole di grido come Ronin, in cui la mano di John Frankenheimer è in grado di esasperare il concetto di velocità al cinema con camera-car sbalorditivi e inseguimenti mozzafiato che vedono protagoniste berline di lusso di metà anni '90 intente a darsi battaglia tra Nizza e Parigi). Nella lunga lista di pellicole a tema, a cui si aggiunge da oggi 6 Underground, c'è infine spazio per cult da riscoprire come Punto zero, in cui la Dodge Challenger R/T guidata da un Barry Newman sotto effetto di benzedrina è la star aggiunta in una delle vette dell'exploitation anni '70, saghe esplosive (Fast & Furious, che altro?) e manifesti del nuovo millennio cinematografico (il Drive con Ryan Gosling).

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