Porco Rosso è un film d’animazione giapponese del 1992, scritto e diretto dal celebre Hayao Miyazaki e prodotto dallo studio Ghibli.
Il suo meraviglioso immaginario ha il merito di generare uno stupore transgenerazionale, con temi forti e profondi affrontati con una narrazione di stampo fantastico, delicata e allo stesso tempo potente.
Figlio di un ingegnere aeronautico, Miyazaki ha da sempre dimostrato una passione per l’ambito lavorativo del padre e un certo apprezzamento per la storia aeronautica italiana. Nel corso della propria lunga carriera si è trovato spesso a disegnare per la rivista giapponese Model Graphix alcuni brevi fumetti colorati ad acquerello dedicato agli aerei bellici. È proprio uno di questi fumetti, L’epoca degli idrovolanti, a dargli l’ispirazione per Porco Rosso.
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Porco Rosso è la meravigliosa storia di Marco Pagot, un asso della Regia Aeronautica. Dopo essere sopravvissuto in una sanguinosa battaglia durante la prima guerra mondiale, Marco si è inspiegabilmente trasformato in un suino antropomorfo, per un maleficio di cui si fa poca menzione nella storia. Il nostro suino protagonista sceglie di rinunciare alla mondana vita di gloria riservata agli aviatori nel dopoguerra, ritirandosi sulle coste della Dalmazia e guadagnandosi da vivere cacciando taglie. La storia è ambientata nell’Italia e nell’Istria degli anni ’20 del Novecento, sulle coste dell’Adriatico. Nel film troviamo inseguimenti, acrobazie, pirati, fughe rocambolesche, amicizia, e infine una travolgente lotta nel cielo per ottenere in sposa la signorina Fio.
Miyazaki ha riempito tutti i 93 minuti del lungometraggio animato di citazioni e omaggi alla storia dell’aviazione e all’Italia, con cui coltiva un rapporto particolare. Non a caso, il suo studio cinematografico prende il nome da un aereo italiano: il Ghibli.
L’epoca
Siamo negli anni del fascismo, periodo che l’animatore giapponese Miyazaki condanna esplicitamente più e più volte attraverso le parole del protagonista Marco, e che tuttavia è anche un’epoca di grande successo e prestigio per l’aviazione del Belpaese. L’aeronautica diventa un orgoglio nazionale e sia le grandi industrie che i piccoli artigiani iniziano a progettare e costruire macchine volanti.
Anche a livello di tecnica di volo l’Italia raggiunge delle vette non trascurabili, con il volo a testa all’ingiù di ben tre ore operato da Tito Falconi, Mario Pezzi che a bordo di un modello Caproni raggiunse la quota di 17000 metri, e Umberto Maddalena che effettuò un volo per la durata di 67 ore continuative.
In quello stesso periodo viene fondata la Regia Aeronautica, il cui comando viene assegnato a Italo Balbo e di cui fa parte anche il nostro protagonista.
L'impegno di Balbo a livello storico fu incentrato sull'incentivare e riorganizzare tutto il settore, fondando nuovi reparti e scuole, tra cui anche il famoso “Alta Velocità”, citato anche nel lungometraggio Ghibli.
L’Idrovolante di Marco
Marco Pagot combatte a bordo di un idrovolante monoplano ispirato al Savoia S.21 rosso (che in realtà era un biplano), da cui prende vita il suo soprannome, Porco Rosso. Tutti gli aeroplani del reparto Alta Velocità, non a caso, erano dipinti proprio di questo colore.
Quando il suo aereo viene danneggiato gravemente dal primo scontro con Curtis, Marco lo porta a Milano, presso la Piccolo S.p.A., sulle sponde dei Navigli. Il titolare gli propone un nuovo motore più potente, un Folgore (un FIAT A.S.2, vincitore della Coppa Schneider del 1926, vinta dall'italiano Mario de Bernardi), sopra il quale appare la scritta “Ghibli”. A seguito di questa modifica, l’idrovolante sarà ribattezzato S.21 "Folgore".
Oltre al suo aereo, anche il nome di Marco Pagot è un omaggio alla cultura italiana, anche se non all’aeronautica. Viene da Pagot, animatore italiano creatore del celebre Calimero. I figli Marco e Gina Pagot hanno collaborato con Miyazaki e in loro onore sono stati battezzati due dei personaggi di Porco Rosso.
Gli altri aerei
Nel film compaiono anche i grossi S-55, idrovolanti della Regia Aeronautica (famosi per merito delle trasvolate atlantiche di Italo Balbo), che sbucano per catturare Marco mentre sta per vincere la sua ultima competizione aerea. Compare inoltre il Macchi M-39, guidato dall'amico di Marco Arturo Ferrarin, di cui parleremo più avanti; il famoso modello fece vincere all’aviatore Mario de Bernardi la Coppa Schneider del 1926.
Il Curtis qui fuori è roba tua? [...] Quello. È quello che alla Coppa Schneider ha stracciato due volte gli aerei italiani.
Queste le parole di Marco al suo futuro avversario, l’arrogante pilota americano Donald Curtis, il cui cognome è lo stesso del proprio aereo, il Curtis CR-3. Famose rimangono le sconfitte degli italiani alla Coppa Schneider del 1923 e del 1925, sfide vinte dagli americani.
L’aereo dei pirati, il Mammaiuto, è invece un omaggio ai possenti Cant Z501 “Gabbiano”, impiegati per la guerra civile spagnola, costruiti dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico seguendo il progetto dell’ingegner Zappata.
Oggi “Mammaiuto” è anche il grido di reparto del 15° Stormo SAR, reparto dedicato principalmente a operazioni di ricerca e soccorso.
La Coppa Schneider
La competizione contro Curtis per ottenere la mano di Fio e per ripagare i debiti di Marco ricorda molte delle gare di quel periodo, con un particolare riferimento alla già citata Coppa Schneider.
La Coppa Schneider era il premio assegnato a seguito di una competizione aeronautica. Fu istituita nel 1911 per incoraggiare gli investimenti nella potenza dei motori e nell’aeronautica e consisteva in una gara di velocità su un circuito triangolare.
Il fantastico primo premio era di ben 1000 sterline, ma se una stessa nazione avesse vinto 3 gare di fila, avrebbe ottenuto la Coppa; il pilota tre volte vincitore avrebbe invece guadagnato 75000 franchi. I partecipanti più accaniti furono francesi, americani, italiani e inglesi.
Gli italiani vinsero il prestigioso premio ben 3 volte: a Venezia nel 1920 grazie a Luigi Bologna, nuovamente a Venezia nel 1921 grazie a Giovanni De Briganti, e negli USA (Hamptons) nel 1926 grazie a Mario De Bernardi, con il già citato Macchi M-39. L’ultima edizione della Coppa Schneider venne vinta dall’inglese John Nelson Boothman nel 1931.
Personaggi citati
Stanislao Bellini
Nel film è citato uno dei camerati di Marco durante la Grande Guerra: è Stanislao Bellini, un capitano famosissimo come pilota velocista e come collaudatore. Morì durante un collaudo, nel tentativo di superare un record. A seguito del suo decesso, Italo Balbo, lo citò in un commovente discorso alla Camera dei Deputati e Bellini fu insignito Medaglia d'argento al valor aeronautico.
Ferrarin
Nel film compare Arturo Ferrarin, commilitone di Marco ai tempi della guerra. Nel film Arturo è rimasto nella stessa aviazione militare che adesso è nemica di Porco Rosso; tuttavia, i due mettono da parte questa solo apparente opposizione per collaborare in nome della loro vecchia amicizia.
Il personaggio è un omaggio al vero Arturo Ferrarin, celebre per aver compiuto Roma-Tokyo a bordo di un Ansaldo SVA.9 nel 1920, e che partecipò nel 1926 alla Coppa Schneider con l’idrocorsa Macchi M.39, lo stesso con cui lo si vede volare nel film a fianco del Porco Rosso.
Per difendere la nave da crociera attaccata dal gruppo di pirati, troviamo invece i due piloti Baracca e Visconti.
Adriano Visconti
Adriano Visconti di Lampugnano fu un ufficiale italiano della seconda guerra mondiale. Fece parte prima della Regia Aeronautica e poi dell’Aviazione Nazionale Repubblicana, diventando il comandante del 1° Gruppo Caccia. Fu assassinato dopo la fine del regime e il suo velivolo è stato ritrovato solo di recente.
Francesco Baracca
Francesco Baracca è stato uno dei principali protagonisti dell’aviazione italiana e ha ottenuto la Medaglia d’oro al valore militare. È morto in combattimento nel 1918. Su di lui c’è un celebre aneddoto: sulla fiancata del suo aereo era disegnato un “cavallino rampante”, simbolo del suo reggimento di appartenenza, il Piemonte Cavalleria 2°. Quello stesso simbolo, reso nero su fondo giallo, diventerà il simbolo della Formula 1. Dopo la morte, la madre di Francesco consegnò il simbolo a Enzo Ferrari dicendogli che gli avrebbe portato fortuna. Nel film il cavallino non è mostrato, ma al suo posto troviamo una strizzata d’occhio al celebre stemma: un ferro di cavallo.
Alcione e D’Annunzio aviatore
La motonave dell’Albergo Adriano si chiama Alcione. Il nome è quello del terzo libro delle Laudi di Gabriele D’Annunzio. Oltre ad essere un celebre poeta, D’Annunzio era anche un appassionato aviatore, famoso per il suo volo su Vienna. Inoltre, Alcione è anche il nome di un bombardiere prodotto dalla CRDA.
Officine famigliari “Piccolo” di Milano
Le officine a cui si rivolge Marco Pagot sembrano combinare elementi fondamentali di quelle più famose dell’epoca in Italia. Le Officine Piccolo, sui dei Navigli immaginari (molto più larghi che nella realtà), sembrano ispirate alla SIAI di Sesto Calende che fabbricherà alcune tra le più famose “Ferrari del Cielo” in quegli anni.
Un’altra delle fonti di ispirazione potrebbe essere stata l’officina Caproni-Piaggio. Un modello simile al Caproni C-22J è mostrato in una delle ultime scene del film.
Le citazioni continuano…
Miyazaki ha una fitta corrispondenza con il nipote di Gian Battista Caproni, Italo Caproni.
Il suo legame con questa celebrità dell’aeronautica italiana si ritrova anche in uno dei suoi ultimi film, Si alza il vento, dove Jiro Horikoshi, (inventore del Mitsubishi A5M e soprattutto del A6M Zero) viene ispirato dai lavori del progettista d’aerei nostrano Caproni. È sempre frutto del lavoro di Caproni l’aeroplano della Regia Aeronautica Caproni Ca.309, un bimotore multiruolo della seconda metà degli anni trenta soprannominato, guarda caso, Ghibli.
Porco Rosso è un film d’animazione scritto e diretto da Hayao Miyazaki nel 1992 e prodotto dallo Studio Ghibli. Il 12 novembre 2010 è uscita nelle sale italiane una nuova edizione del film curata dalla Lucky Red, che ha mantenuto il titolo Porco Rosso.
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