Rebecca: le (principali) differenze del film Netflix dal libro e dall'adattamento di Alfred Hitchcock

Rebecca di Netflix differisce in molti modi dal romanzo (quasi) omonimo di Daphne du Maurier e anche dall'adattamento realizzato da Alfred Hitchock nel 1940. Quali sono i cambiamenti e che significato hanno per la storia?

Autore: Silvia Artana ,

Era il 1938 quando Daphne du Maurier ha pubblicato quello che probabilmente è il suo romanzo più celebre, Rebecca, la prima moglie. Ma quando lo ha dato alle stampe, la scrittrice non pensava che avrebbe avuto successo. Anzi, in uno scambio con il suo editore, ha dimostrato di avere molti dubbi sul libro:

È un po' troppo tetro. Il finale è stringato ed è cupo.

Invece, il romanzo è diventato un best seller e ha attirato l'attenzione di uno dei più grande registi della storia del cinema, Alfred Hitchock. Il "maestro del brivido" ha scelto proprio il libro di du Maurier per inaugurare il cosiddetto "periodo americano" della sua produzione e nel 1940 l'ha portato sul grande schermo nell'omonimo adattamento #Rebecca - La prima moglie, interpretato da Laurence Olivier e Joan Fontaine. Il film ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, ha vinto due Oscar (Miglior film e Migliore fotografia) ed è diventato un cult del cinema e del genere thriller. 

Il romanzo scritto da Du Maurier ha continuato ad affascinare il mondo dello spettacolo e tra il 1962 e il 2008 sono stati realizzati altri due film, uno sceneggiato e due miniserie. Poi c'è stata una pausa di 10 anni e nel 2018 è stato annunciato il nuovo adattamento diretto da Ben Wheatley e interpretato da Lily James, Armie Hammer e Kristin Scott Thomas per Netflix. Il film ha debuttato il 21 ottobre 2020 e ha conquistato rapidamente il pubblico della piattaforma, proponendo una lettura per molti versi aggiornata e rivisitata della storia originale.

Ma di cosa parla Rebecca e in che modo il film Netflix è diverso dal romanzo e dall'adattamento del "maestro del brivido"?

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La trama del libro Rebecca, la prima moglie

Rebecca, la prima moglie racconta la storia di una giovane donna che, durante un soggiorno a Monte Carlo insieme alla signora alla quale fa da dama di compagnia, incontra l'affascinante e misterioso Maxim de Winter e se ne innamora. L'uomo è il ricco e aristocratico proprietario di Manderley, una grande tenuta nella campagna inglese lungo la costa della Cornovaglia, ed è rimasto vedovo dopo che la moglie è annegata in un tragico incidente in mare.

I due si sposano, tornano in Inghilterra e vanno a vivere nella lussuosa casa di famiglia di Maxim. La "seconda" signora de Winter ha la testa piena di sogni ingenui e romantici, ma la realtà di Manderley si rivela subito diversa. Per gran parte del tempo, Maxim è impegnato a mandare avanti i suoi affari e la protagonista si trova ad affrontare le regole e le incombenze di una vita molto diversa da quella che ha sempre vissuto.

La giovane prova soggezione per tutto e tutti e in particolare per la governante della casa, la signora Danvers. All'inizio in maniera discreta e poi sempre più apertamente, la donna si rivela ostile alla nuova padrona per la sua assoluta fedeltà nei confronti della "prima" signora de Winter, Rebecca

La prima moglie di Maxim, che è un "fantasma" tra la protagonista e il marito fin dall'inizio della loro storia, diventa una presenza sempre più reale e ingombrante nella vita della seconda signora de Winter. Non solo attraverso i ricordi e le parole di chi l'ha conosciuta, ma soprattutto per opera della signora Danvers, che fa di tutto per mantenere viva la memoria di Rebecca, ricordandola come una creatura straordinaria sotto ogni punto di vista e alimentando il complesso di inferiorità della protagonista.

Poco alla volta, ma inesorabilmente, la giovane moglie di Maxim sprofonda nella paranoia e nell'ossessione ed è a un passo dal suicidio (spinta dalla signora Danvers) quando un peschereccio si incaglia al largo della costa di Manderley e dà inizio a una catena di eventi che porta a ritrovare l'imbarcazione di Rebecca e il corpo della donna al suo interno.

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Rebecca la prima moglie

Rebecca la prima moglie

Il libro Rebecca, la prima moglie sul quale è basato il film Netflix Rebecca

La scoperta spinge Maxim a rivelare alla protagonista che la prima moglie non è annegata in mare, ma l'ha uccisa lui. Rebecca era una donna spregevole, conduceva una seconda vita a Londra e frequentava molti uomini, tra cui un cugino, Jack Favell. Il loro matrimonio è finito pochi giorni dopo essere stato celebrato, ma i due sono rimasti insieme per la volontà dell'uomo di salvare le apparenze.

Tuttavia, con il passare del tempo e l'aumentare della sfacciataggine di Rebecca nel portare i suoi amanti a casa, Maxim ha deciso di affrontarla. E a quel punto, quando la donna l'ha provocato facendogli capire che probabilmente era incinta di Favell, ma nessuno avrebbe mai potuto dimostrare che il figlio era illegittimo, le ha sparato. In seguito, l'uomo ha fatto in modo che la morte della moglie sembrasse un incidente e poi ha riconosciuto il corpo di una sconosciuta come quello di Rebecca.

Maxim de Winter dice alla giovane protagonista che l'ama, proprio perché è completamente diversa dalla prima moglie. E la ragazza, che vede finalmente sparire il fantasma di Rebecca, sceglie di stare al fianco del marito nell'indagine privata che viene aperta sul caso.

La tesi sostenuta nell'inchiesta è che Rebecca si sia suicidata, ma Favell riesce a dimostrare che è impossibile o almeno poco probabile con un biglietto in cui la donna gli chiedeva di vedersi la sera in cui è morta. I vari indizi sembrano confermare che Maxim ha ucciso la moglie perché ha scoperto che era incinta del cugino. Ma il medico di Londra da cui Rebecca è andata il giorno dell'"incidente", dalla cui testimonianza Favell attende la conferma dell'ipotesi della gravidanza, racconta tutta un'altra verità.

 

Rebecca aveva un cancro in uno stadio avanzato e sarebbe morta in poco tempo, tra terribili sofferenze. La scoperta fa cadere le accuse nei confronti di Maxim e porta ad archiviare la morte della prima moglie come un suicidio. Cosa che in un certo senso è vera, dal momento che la donna ha provocato il marito per farsi sparare (e celebrare la sua ultima "vittoria", lasciandolo con una omicidio e una colpa incancellabile). Tuttavia, la signora Danvers non può accettare che la nuova coppia viva felice a Manderley e dà fuoco alla tenuta.

Il libro si conclude con le fiamme che avvolgono Manderley. Ma in un prologo, la protagonista (che rimane senza nome per tutto il romanzo) rivela che lei e il marito hanno iniziato una nuova vita da esuli, tra non meglio precisati paesi del Mediterraneo. La loro esistenza è fatta di giorni tutti uguali, è semplice, modesta, "noiosa". La misteriosa narratrice dipinge un ritratto ben poco glamour, quasi squallido. Eppure, dice, sono "liberi":

La felicità non ha prezzo, è una declinazione del pensiero, una condizione mentale.

La morte di Rebecca

La morte di Rebecca e l'indagine successiva al ritrovamento del suo corpo sono raccontate a grandi linee nello stesso modo nel romanzo di Daphne du Maurier e nel film Netflix, anche se l'adattamento di Ben Wheatley trasforma l'inchiesta privata in un vero e proprio processo, con tanto di arresto di Maxim de Winter. Inoltre, l'uomo non cede al ricatto di Jack Favell, la signora Danvers non è coinvolta nell'indagine e la protagonista non va da sola dal dottor Baker a Londra, in una corsa contro il tempo e la polizia. Nel libro, la seconda signora de Winter accompagna il marito, Jack Favell e il colonnello Julyan, che conduce l'inchiesta.

Invece, il film di Alfred Hitchock rivede significativamente la dinamica della morte di Rebecca. Nella pellicola del 1940, la donna muore in maniera accidentale, perché cade e sbatte la testa. E Maxim de Winter inscena l'annegamento per paura di essere accusato dell'omicidio della moglie. Il cambiamento è sostanziale e modifica radicalmente il significato della storia. Tuttavia, il grande regista non poteva fare diversamente.

Quando il "maestro del brivido" ha girato il film era in vigore il Codice Hays, un insieme di linee guida morali che ha regolamentato le produzioni di Hollywood tra il 1934 e il 1967. Il Codice Hays stabiliva tutta una serie di limiti e restrizioni a cosa poteva essere portato sul grande schermo e il fatto che un uxoricida la facesse franca non era decisamente accettabile. Per questa ragione, Hitchock ha dovuto fare diventare la morte di Rebecca un incidente. Altrimenti, Maxim de Winter sarebbe dovuto finire in carcere. Un finale che avrebbe snaturato ancora di più l'opera di du Maurier e di fatto impercorribile.

La morte della signora Danvers

La morte della signora Danvers è uno dei cambiamenti più importanti del film Netflix rispetto al romanzo di Daphne du Maurier e anche all'adattamento di Alfred Hitchock.

Nel libro, la narratrice senza nome lascia intendere che la governante sia viva: "Mi chiedo che cosa faccia, ora. Lei e Favell". Inoltre, il fatto che sia la donna a dare fuoco a Manderley è a tutti gli effetti un'ipotesi del lettore (per quanto realistica). Invece, la pellicola del 1940 mostra la signora Danvers che dà alle fiamme la grande tenuta e lascia intendere che la governante muoia nell'incendio.

In una ulteriore rivisitazione, il film diretto da Ben Wheatley rimescola ancora le carte. La signora Danvers brucia Manderley, ma non sparisce o muore nell'incendio, bensì si butta da una scogliera, dopo un ultimo, drammatico confronto con la seconda signora de Winter:

Lui ha ucciso l'unica persona che amavo. Non vi permetterò di avere Manderley. Quella casa era solo nostra. Lo so che rimarrete al suo fianco. Ma non sarete mai felici.

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Il regista ha spiegato che la decisione della donna di lanciarsi in mare chiude il cerchio e segna il ricongiungimento tra la signora Danvers e Rebecca, tra le quali esisteva (forse) un elemento romantico. Ma soprattutto, ha sottolineato che il "nuovo" finale alleggerisce il personaggio della sua componente malvagia e mette la governante in una prospettiva di comprensione e giustizia:

Non dice mai niente di particolarmente sbagliato. A volte esagera, ma il suo istinto è giusto. È la coscienza del film. Dovremmo schierarci con Rebecca e con la legge.

Wheatley ha aggiunto che ha voluto mostrare la signora Danvers dopo l'incendio di Manderley per dare il giusto tributo a una protagonista fondamentale della storia e permetterle di congedarsi nel modo che voleva. Poi ha suggerito che forse non è davvero morta:

C'è una possibilità. Ovviamente, non è morta per la seconda signora de Winter, perché continua a perseguitarla nei suoi sogni. Quel momento in cui scompare nell'oscurità sembra dire: 'È reale o no?'.

Il finale 

Il finale è l'altro grande cambiamento apportato dal film di Ben Wheatley rispetto al libro Rebecca, la prima moglie. 

Nel romanzo, la sorte di Maxim de Winter e della protagonista è raccontata da quest'ultima in un prologo che rivela che i due hanno scelto l'esilio volontario nel Mediterraneo e conducono una vita semplice e modesta. La coppia si è liberata del fantasma di Rebecca, non ha più segreti ed è unita e serena. Ma nell'esistenza dei due non c'è glamour e i toni sono molti lontani dalla passione. 

Il film del 1940 si chiude con il grande incendio di Manderley, invece l'adattamento di Netflix mostra Maxim de Winter e la seconda moglie in quello che a tutti gli effetti sembra una happy ending romantica. Ma il regista ha dichiarato che le apparenze ingannano, proprio come la storia di Rebecca insegna:

[Il finale, n.d.r.] non è romantico per diverse ragioni, perché lei conosce la natura di [Maxim. n.d.r.]. Sa cosa ha fatto. Ed entrambi hanno deciso di nascondere [la verità, n.d.r.]. È molto agrodolce.

Per Wheatley, la vera conclusione sono le parole che la signora Danvers dice prima di buttarsi in mare:

Il finale è quello, con la governante che dice: 'Ha ucciso sua moglie e tu hai deciso di stare con lui. Non conoscerai mai la felicità. Addio'. È difficile riprendersi da questo.

Netflix
I protagonisti nel film Rebecca di Netflix
Maxim de Winter e la seconda moglie in Rebecca

Il regista ha sottolineato l'importanza dell'ultimo sguardo rivolto dalla protagonista alla telecamera:

Mi sento che lascerà [Maxim, n.d.r.]. Non penso che resterà a lungo con lui, perché è merce avariata. Lui sta mostrando le carte e ha una mano incredibilmente debole. È un assassino e lei lo ha aiutato a venirne fuori. 

Secondo Wheatley, l'ultima inquadratura lascia in sospeso un interrogativo disturbante:

La telecamera sembra dire: 'Che c'è? È preoccupata o non le importa?'.

Perché la seconda signora de Winter ha intrapreso un lungo viaggio, ma la destinazione non è probabilmente quella che immaginava:

Il film doveva chiudersi mostrando il finale dello sviluppo personale della protagonista. Fa parte della storia di crescita che ha avuto in termini di fiducia in sé stessa. Una fiducia in sé stessa che alla fine si è spinta troppo oltre, in un mondo dove ha tratto vantaggio dalla morte di un'altra donna.

L'ultimo sguardo della protagonista senza nome racchiude davvero tutta l'ambiguità morale della vicenda o è quello di una donna che ha davanti a sé una nuova vita, libera e piena di passione, con l'uomo che ama?

La risposta è un gioco di specchi, proprio come la storia raccontata da Daphne du Maurier...

Fonti: Cinemablend, Entertainment Weekly, Screen Rant, Digital Spy, The Guardian

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