Quando uscì lo scorso anno, la miniserie #When They See Us provocò molto rumore per le vicende narrate. Il prodotto, realizzato da Ava DuVernay, è stato pubblicato su Netflix in quattro parti e racconta un vero fatto di cronaca, più attuale che mai perché affonda le sue radici nel razzismo e nell'ingiustizia
Per capire il motivo per cui When They See Us è la serie che tutti dovrebbero guardare in questo delicato momento storico, bisogna fare un passo indietro.
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Il caso di George Floyd, l'afroamericano morto durante un controllo della polizia lo scorso maggio, ha generato diverse proteste che si sono diffuse a macchia d'olio negli Stati Uniti. In molti sono scesi in strada per manifestare contro la violenza e la brutalità della polizia verso le persone di colore. Secondo l'autopsia, Floyd sarebbe morto per asfissia, soffocato dal poliziotto Dereck Chauvin. Purtroppo è solo l'ennesima vittima di un sistema viziato in cui la lotta per affermare l'uguaglianza tra bianchi e neri è una strada ancora molto lontana.
La trama della miniserie
Uno dei casi di cronaca più sconcertanti degli anni Ottanta viene adattata sullo schermo da Ava DuVernay, regista, produttrice e sceneggiatrice diventata la prima donna afroamericana ad ottenere una candidatura al Golden Globe e al Critics Choice Award come miglior regista per il film Selma - La strada per la libertà.
Il 19 aprile 1989, Trisha Meili, una donna di 28 anni, viene aggredita mentre si trova al Central Park a fare jogging. Cinque ragazzi, di cui quattro neri e uno ispanico, tutti dai 14 ai 16 anni, vengono accusati di stupro sebbene manchino le prove della loro colpevolezza.
Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam, Korey Wise e Raymond Santana vengono prima interrogati separatamente, poi condannati dalla rispettiva giuria. Solo in quattro sono ritenuti colpevoli dello stupro e condannati al massimo della pena consentito per i minori. Korey, che all'epoca aveva 16 anni, viene giudicato come un adulto e detenuto in un'altra struttura per scontare la pena prevista.
I cinque vengono rilasciati ormai adulti solo nel 2002 quando il vero assalitore, Matias Reyes, si fa avanti. Le prove del DNA e ulteriori indagini fanno il resto: il tribunale annulla le condanne dei cinque del Central Park e lo Stato ritira tutte le accuse contro di loro. Tutto bene quel che finisce bene, ma non è del tutto vero.
Il caso e gli anni passati in carcere hanno lacerato le loro vite. L'anno successivo al rilascio, i cinque fanno causa allo Stato di New York, venendo poi risarciti nel 2014.
Cosa c'è di vero in When They See Us? Gli eventi dietro la miniserie
La storia di When They See Us è accuratamente narrata in ogni dettaglio e proprio per questo il risultato è un pugno allo stomaco. Le scene più difficili da vedere sono senza dubbio quelle legate ai singoli interrogatori. Lunghi, estenuanti, senza la presenza di un avvocato o di un adulto, gli agenti di polizia li manipolarono fino ad estorcere loro una confessione per un crimine che non avevano commesso.
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Per When They See Us, la DuVernay voleva che la storia fosse quanto più accurata possibile. La regista utilizzò documenti ufficiali dell'epoca ma anche vecchie pagine di giornali che riportavano la notizia. I veri cinque del Central Park vennero ovviamente coinvolti nel progetto Netflix: la DuVernay intervistò loro e le famiglie per un periodo di quattro anni. Dopo aver visto la miniserie, tutti furono concordi nel dire che l'adattamento televisivo aveva superato le loro aspettative.
Durante un'intervista, riportata da Express.co.uk, Salaam aveva dichiarato:
Non solo il mondo avrà l'occasione di vederci per la prima volta, ma vedremo anche noi stessi per la prima volta. Non abbiamo mai parlato delle nostre esperienze.
Le polemiche attorno alla miniserie
Nonostante sia stata lodata da critica e pubblica, When They See Us ha dovuto affrontare anche alcune polemiche.
Linda Fairstein era uno dei procuratori dello studio di Manhattan che si occupava dei crimini sessuali ed era incaricata del caso della jogger. Nella miniserie è interpretata da Felicity Huffman.
La Fairstein, oggi diventa scrittrice, ha accusato When They See Us di aver distolto gran parte dei fatti realmente accaduti. In una lettera, pubblicata dal New York Times, ha scritto che la miniserie dipinge i cinque giovani come "del tutto innocenti" mentre scredida la sua figura.
La DuVernay tenta di ritrarmi come una persecutrice molto zelante e bigotta. La polizia è stata descritta come incompetente o anche peggio. I cinque sospettati sono invece mostrati come persone innocenti contro ogni accusa. Niente di tutto ciò è vero.
Nel marzo 2020, la Fairstein è andata avanti con la sua battaglia, denunciando Netflix per averla ingiustamente descritta come una "razzista e priva di etica morale", accuse-chiave che avrebbero poi condannato i cinque ragazzi all'epoca dei fatti.
When They See Us ci racconta una storia radicata nel razzismo più acuto che in questo periodo storico sta raggiungendo il suo culmine dopo la morte di George Floyd. È una storia di ingiustizia e di disperazione, che non lascia vincitori né vinti. Seppur si è conclusa a lieto fine, i cinque ragazzi di Central Park portano con sé ferite e traumi di chi non è del tutto guarito. E forse non lo sarà mai.
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