Avengers: Infinity War, una resa dei conti mozzafiato: la recensione

Epico approdo di un viaggio durato dieci anni, Avengers: Infinity War segna uno spartiacque nell'universo cinematografico dei Marvel Studios.

Autore: Emanuele Zambon ,

Nei meandri del Forte di Bard, base segreta dell'Hydra in Age of Ultron, Tony Stark, condizionato dai trucchetti mentali della strega Scarlet Witch, aveva visto materializzarsi il peggior incubo possibile, un presagio di morte scioccante e assai profetico. In Avengers: Infinity War quella proiezione terribilmente dark, da scenario futuribile, diverrà un'angosciante distopia, reale, tangibile.

A 10 anni esatti dall'inizio di un lungo viaggio che ha raccolto per strada numerosi franchise, incastonandoli tra loro e rendendoli parte di un universo narrativo colossale, i fratelli Anthony e Joe Russo firmano una resa dei conti mozzafiato che segnerà uno spartiacque nelle avventure dei Vendicatori. C'è stato un prima, ci sarà un dopo. E a determinare il futuro sarà Thanos, un antagonista a cui il mero ruolo da villain di cinefumetti sta parecchio stretto.

L'equilibrio sopra il caos

Come riescono i Russo, già dietro la macchina da presa dei due Captain America - Winter Soldier e Civil War, a condurre buoni e cattivo ad una resa dei conti che vede contrapposta una malvagità cosmica ai più forti supereroi della Terra e ai Guardiani della Galassia?

Il merito va agli sceneggiatori Christopher Markus & Stephen McFeely, i quali firmano uno script che amalgama efficacia corale e focus su questo o quel personaggio, legando gli eventi sia alle mosse del Titano Pazzo impersonato da Josh Brolin che al ruolo dei singoli Vendicatori, concedendosi solo occasionalmente qualche forzatura.

Per quanto questa recensione si sforzi di essere priva di spoiler, qualche concessione è d'obbligo. Quindi a voi la scelta se proseguire oppure no nella lettura. Da parte nostra avete la promessa che l'effetto sorpresa del film verrà mantenuto anche dopo la lettura.

Show hidden content L'attacco di Infinity War è in medias res e, come era intuibile (specie per chi ha visto Thor: Ragnarok), l'azione prende piede proprio sul cargo degli asgardiani in cui si trovano il Dio del Tuono e soci. L'Ordine Nero e Thanos intendono mettere le mani sulle Gemme dell'Infinito e non usano certo la cortesia per rivendicarle.Gi eventi del film rimbalzano, come in un ping pong frenetico, dallo spazio alla Terra. Strambe astronavi "a forma di ciambella" (Tony Stark dixit) invadono il nostro pianeta. Gli ostili extra-terrestri sono a caccia di due Gemme che, come risaputo, si trovano una nell'Occhio di Agamotto di Doctor Strange e l'altra incastonata sulla fronte di Visione.
Marvel Studios
Doctor Strange, Tony Stark, Banner e Wong in una scena del film
Gli accadimenti, inaspettati e drammatici, conducono alla formazione di gruppi improvvisati. Due franchise collidono letteralmente (Thor e i Guardiani della Galassia, uno schianto sul parabrezza preceduto dalle note di "The Rubberband Man" degli Spinners), le scaramucce tra maschi alpha si sprecano (Tony Stark vs Stephen Strange), i riferimenti alla cultura pop non mancano di certo, grazie soprattutto a Spider-Man (Tom Holland), vero e proprio cinefilo del gruppo, promosso Avengers sul campo, che pianifica strategie prendendo ispirazioni dai film di James Cameron (Aliens - Scontro finale).A imprimere intensità al racconto è la figura del villain, un dittatore estremamente lucido nella sua immensa follia. Ai Russo interessa esplorare il background di Thanos, evidenziarne le sfumature, filmarne le espressioni (c'è un momento splendido in cui la CGI è superlativa e rende alla perfezione il passaggio dal dolore all'esaltazione del Titano dietro cui si cela il ghigno di Brolin) che vanno dalla spietata consapevolezza alla gelida contemplazione. Il male inflitto dall'essere più forte dell'universo, in possesso del Guanto dell'Infinito, non risponde mai a desideri personali bensì ad un disegno più ampio che vede nel genocidio random l'unica via possibile all'equilibrio universale.La guerra, in Infinity War, è dunque totale, è ovunque. Ma allo stesso tempo riesce a ritagliarsi una dimensione più intima (il triangolo Thanos-Gamora-Nebula) e a lasciare spazio a parentesi rosa per nulla banali, fino ad una (doppia) resa dei conti che è mozzafiato, a cui si arriva in qualche modo impreparati, abituati fin dagli albori agli happy ending Marvel.
Thanos in un primo piano di Avengers: Infinity War

Avengers: Infinity War, i Russo fanno centro

Show hidden content Avengers: Infinity War correva il rischio di somigliare ad un frullato allungato degli innumerevoli franchise Marvel. Niente di tutto questo: è un'opera che fa del divertissement uno strumento e non il fine (o, almeno, non solo), un war movie ben calibrato in cui i fratelli Russo si dimostrano oltremodo abili ad orchestrare le fila della storia, stemperando il continuo senso di morte che aleggia su tutto il film con uno humour che raramente stride con ciò che accade (le gag con Star-Lord in competizione con Thor sono spassose).I cineasti concedono ad ogni singolo personaggio il giusto spazio, aprendo e chiudendo sipari con dissolvenze (pure) cromatiche, quasi ci trovassimo di fronte ad un enorme palcoscenico che si affaccia sull'Apocalisse. A scioccare è il finale, che stravolge (scommettiamo non irrimediabilmente?) lo status quo abbattendosi a mo' di variabile impazzita sui destini di tutti, non solo degli Avengers.Estremizzando il tutto, Infinity War, al di là del suo essere un ambizioso pop-corn movie, potrebbe addirittura essere letto come una surreale metafora sul cancro e su come il fato (o un semplice schiocco di dita) sia in grado potenzialmente di colpire alla cieca ognuno di noi.

Commento

Voto di Cpop

80
Un cortocircuito di emozioni. I Russo realizzano il loro film più ambizioso, contraddistinto da un sorprendente equilibrio (di toni e personaggi), da un'ottima fotografia e da una CGI superlativa.

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