Per il pubblico americano potrebbe essere una sorpresa, mentre per quello italiano probabilmente no. Infatti prima di essere portato alla ribalta cinematografica dall'interpretazione di Lady Gaga, il personaggio di Patrizia Reggiani è stato tale per tutti gli anni '90, circondato da una fama alimentata da rotocalchi e servizi fotografici. Anche prima di fare il suo salto dalla cronaca rosa a quella nera, Patrizia Reggiani sapeva far parlare di sé e si concedeva ai media.
L'omicidio di un noto imprenditore come Maurizio Gucci (allora suo ex marito) e le circostanze incredibili attraverso cui solo un paio di anni più tardi si scoprì il suo coinvolgimento diretto come mandante hanno donato al caso giudiziario una popolarità senza precedenti all'epoca della vicenda.
Il film di Ridley Scott - non troppo lusinghiero nel ritrarre il versante italiano della vicenda - in realtà concede pochissimo spazio agli eventi processuali successivi alla morte di Maurizio Gucci, preferendo focalizzarsi sulla disgregazione della famiglia Gucci e del suo impero economico in parallelo con la fine del matrimonio tra Patrizia e Maurizio. Anche la vicenda della storia tra i due e l'estrazione sociale di Patrizia in particolare sono stati oggetto di ampio rimaneggiamento.
Se volete saperne di più a riguardo, potete leggere questo speciale dedicato, mentre a seguire ci focalizzeremo sul finale del film, sottolineando differenze e somiglianze con la vera vicenda processuale e umana.
Lady Gucci a processo
Come molti film visti negli ultimi anni, House of Gucci comincia mostrandoci uno sprazzo della sua scena finale, salvo poi ripercorre tutta la storia e riportarci alla medesima scena, di cui finalmente capiamo il contesto.
La sequenza che apre il film, con Maurizio che prende il caffè al bar, indossa il para-pantaloni e se ne va in bicicletta, fa riferimento alla fatidica mattina in cui venne freddato con tre colpi di pistola, solo che ancora non lo sappiamo. Nella scena finale del film vediamo come si svolse l'omicidio. Dopo aver preso il caffè, Maurizio (Adam Driver) sta per rientrare nel suo lussuoso appartamento milanese, ma viene fermato da uno sconosciuto sulle scale dell'ingresso del palazzo.
Il sicario inviato da Pina e Patrizia scende dall'auto, lo chiama per nome e gli spara contro tre colpi, uccidendolo. Rimane ferito nell'agguato anche il portiere dello stabile, che tenta d'intervenire per salvare l'imprenditore. All'apprendere la notizia, vediamo Patrizia (Lady Gaga) commuoversi e piangere.
Tuttavia nella scena successiva la vediamo presentarsi a casa della nuova compagna di Maurizio Paola, a metà giornata, a pochissime ore dal delitto. Dopo averla abbracciata, Patrizia la fa cacciare dall'appartamento, riprendendone possesso. Per quanto possa sembrare incredibile, questa scena ricostruisce fedelmente quanto successo alla morte di Maurizio.
Nella sequenza successiva veniamo informati che Patrizia Gucci andò a processo due anni più tardi insieme all'ex amica Pina e ai due esecutori materiali dell'omicidio del marito.
Il film si chiude con Patrizia che, indispettita dal fatto che il giudice la chiami col suo cognome da nubile, ribadisce seccamente al microfono:
You can call me signora Gucci.
Il film riporta alcune didascalie in cui accenna agli eventi post processuali, sottolineando soprattutto il fatto che a oggi, all'interno del consiglio di amministrazione di Gucci, non sieda nemmeno un membro della famiglia fiorentina. La pellicola sottolinea anche come il giovane Tom Ford e le persone di cui si era circondato Maurizio si sono dimostrate più che affidabili, traghettando il marchio in una nuova, florida era.
La vera fine del processo a Patrizia Reggiani
Quello che invece viene omesso dal film è di spiegare come Lady Gucci finì alla sbarra. Considerando la posizione economica e sociale di Maurizio e le modalità dell'agguato (simili a quelle di un'esecuzione della criminalità organizzata), gli inquirenti svolsero indagini approfondite nella vita di Maurizio come uomo d'affari, concentrandosi su conti, azioni, rivalità economiche. Per ben due anni Patrizia non finì nemmeno nella lista dei sospettati e il delitto rimase un mistero insoluto.
Solo le vanterie di un portiere d'albergo con un cliente misero gli inquirenti sulla pista giusta. Ci vollero mesi s'intercettazioni però per risalire a Pina Auriemma e Patrizia Reggiani, scoprendo la dinamica dell'accaduto. Patrizia Reggiani negò sempre di aver esplicitamente inviato i sicari per uccidere il marito e dichiarò "non sono innocente, ma sono non colpevole", intendendo di aver involontariamente messo gli assassini sulla sua strada, ma senza aver davvero intenzione a suo dire di far morire il marito.
Della pena iniziale di 29 anni ottenuta dal PM Reggiani ha scontato 18 anni in carcere. Famosa anche la sua risposta piccata alla richiesta di lavorare ai servizi sociali in cambio di uno sconto di pena e della libertà vigilata: "Non ho mai lavorato in vita mia e non inizierò di certo adesso", a riprova di quanto il personaggio del film e la vera Lady Gucci abbiano un'estrazione sociale differente.
è lei la mandante dell'omicidio.
Reggiani ha sempre negato la ricostruzione dei fatti fatta in sede processuale, ma è stata riconosciuta colpevole ed è rimasta in carcere per 18 anni.
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