C'era bisogno di un altro adattamento di Dracula di Bram Stoker? Per i fan del leggendario, immortale vampiro, assolutamente sì. A maggior ragione, quando (anni fa) è stato annunciato che a scriverlo sarebbero stati Mark Gatiss e Steven Moffat. Ovvero, i creatori di quel piccolo gioiello che è #Sherlock. Per non dire di #Jekyll del solo Moffat.
Ma stavolta qualcosa non ha funzionato. La miniserie di BBC e Netflix in 3 episodi (Le regole della Bestia, Veliero di sangue, La bussola oscura) parte con il botto nel primo, regala un intermezzo spiazzante nel secondo e si schianta rovinosamente nel terzo.
Premesse (e promesse) non mantenute
Dopo avere dato l'impressione di volere subito prendere le distanze da Dracula di Bram Stoker, Le regole della Bestia rientra rapidamente nel "canone" letterario. La prima parte dell'episodio è fedele al romanzo, ma la sensazione che non abbandona mai chi guarda è che la serie punti ad altro. E in effetti, è proprio così. La narrazione scarta all'improvviso con decisione e inanella una serie di colpi di scena che cambiano radicalmente la struttura della storia. Anche se, per dirla tutta, non riescono a sorprendere davvero gli spettatori più smaliziati.
Dalla fuga di Jonathan Harker dal castello di Dracula in poi, l'episodio cambia marcia e diventa una creatura originale di Gatiss e Moffat.
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Con alcuni momenti potenti (su tutti, il vampiro nudo e coperto di sangue che affronta suor Agatha fuori dal convento) e altri decisamente meno riusciti (la safe zone di ostie ricorda molto gli innumerevoli kg di sale versati dai fratelli Winchester in 15 anni di Supernatural per fermare fantasmi e compagnia).Le regole della Bestia si chiude con un cliffhanger e lascia addosso agli spettatori una sensazione indecifrabile, come se si fosse spinto troppo oltre e dopo possa succedere di tutto. Nel bene e nel male.
Da storia dell'orrore a giallo whodunit
Ed è proprio quello che accade. Veliero di sangue racconta il "grande mistero" di Dracula di Bram Stoker. Ovvero, cosa succede sulla Demeter, la nave su cui viaggia il vampiro per arrivare in Inghilterra e che nel libro giunge a Whitby senza equipaggio e con il solo capitano morto e legato al timone.
L'intenzione è di aprire squarci sul (lungo) passato di Dracula e approfondire la sua storia e la sua personalità e il legame con il suo antagonista per antonomasia. Ma la scelta funziona solo in parte. Tra marinai e passeggeri che scompaiono, cabine con ospiti misteriosi e indagini raffazzonate, l'episodio assume ben presto i contorni di un giallo whodunit, in cui i protagonisti non sono lì per caso e il colpevole è uno di loro. Senza contare che il colpo di scena che sottende tutto l'episodio non è così sorprendente. Anzi. Per non dire delle numerose domande che rimangono senza risposta e delle porte lasciate aperte (consapevolmente o inconsapevolmente?) dagli autori.
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Gran parte dell'equipaggio e soprattutto Piotr/Marius e Victor scampano alla strage di Dracula e questi ultimi promettono di raccontare quello che è accaduto sulla Demeter. Lo hanno fatto? In che modo? E c'entrano per caso qualcosa con i misteriosi finanziamenti della Fondazione Jonathan Harker? A volere fare un po' di dietrologia, la scelta sembra quasi lanciare la volata a una stagione 2...Un finale senza... mordente
D'altra parte, La bussola oscura non sembra lasciare molto spazio a un ritorno del Conte. Anche se mai dire mai. Di certo, l'ultimo episodio di Dracula ha un sacco di problemi.
Il colpo di scena annunciato dalla fine di Veliero di sangue perde rapidamente mordente in una sceneggiatura lenta, stanca e sfilacciata, che schiaccia in 90 minuti i fatti che accadono in tre quarti di libro. I personaggi di John Seward, Quincey P. Morris, Arthur Holmwood e di Lucy Westenra non hanno spessore, né tridimensionalità. Soprattutto quello di Lucy, scelto per essere il perno della storia, è un'accozzaglia di stereotipi e risulta a dire poco insopportabile. E Renfield non è che una macchietta.
L'intero episodio sa di già visto (più volte) e non perché Dracula è un classico della letteratura, ma perché le scelte dell'adattamento riecheggiano la produzione cinematografica e televisiva degli ultimi 10 anni.
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Senza andare troppo lontano, il quartier generale della Fondazione Jonathan Harker è molto simile alla struttura psichiatrica di Sherrinford dove è rinchiusa Eurus in Sherlock.L'immortale fascino di Dracula
Tuttavia, è innegabile che Dracula di Gatiss e Moffat presenti diverse cose buone. E il suo protagonista è senza dubbio una di quelle.
Claes Bang è un Conte freddo, imperscrutabile ed edonista. Un vampiro imponente, che incute reale soggezione. Ma anche una creatura "affamata" (letteralmente) di vita. O per meglio dire, "di vite". La metafora del sangue come fonte di conoscenza e scoperta è affascinante e dà origine a un intrigante contrasto con la natura superstiziosa di Dracula e con quella razionale di suor Agatha. Ovvero, una religiosa che incarna la voce della scienza.
L'interpretazione di Dolly Wells contribuisce a rendere l'interazione tra i due protagonisti uno dei punti di forza della serie e resiste agli alti e bassi della sceneggiatura, anche se mostra la corda nel finale. Benché, a onor del vero, il Conte non affronti direttamente Agatha in La bussola oscura.
Forse, la cosa meno riuscita del personaggio è un certo eccesso di guasconeria. D'altra parte, il Dracula di Claes Bang è molto umano nella rappresentazione della sua natura più profonda. Le regole della Bestia altro non sono che i limiti che il Conte si è imposto da solo e di cui è rimasto prigioniero per non affrontare sé stesso. Quando va oltre la credenza e le proprie convinzioni, finalmente si trova e compie il suo destino.
Giudizio finale
Probabilmente, Dracula di Gatiss e Moffat non è l'adattamento meglio riuscito del romanzo di Bram Stoker, né il lavoro più ispirato dei due autori. Ma la serie ha un protagonista che lascia il segno e diversi spunti interessanti. Purtroppo, non tutti portati avanti con coerenza.
I personaggi del Conte e suor Agatha, il confronto tra loro e la "vera" natura del vampiro offrono una chiave di lettura diversa alla storia e in definitiva una buona ragione per guardare i 3 episodi. Anche se la serie, come il suo protagonista, illude con promesse che non mantiene.
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