Nella Napoli anni '80 di Sorrentino: le location di È stata la mano di Dio

Autore: Alessandro Zoppo ,

Quante storie ha da raccontare una città come Napoli? Qual è la distanza che separa "la Napoli bagnata dal mare e la Napoli dei vicoli, del Vesuvio e del contro Vesuvio", come scriveva Raffaele La Capria nel suo Ferito a morte? "Napule è mille culure", canta Pino Daniele sulle immagini conclusive di È stata la mano di Dio, l'Amarcord di Paolo Sorrentino vincitore di un doppio premio a Venezia 78 (Leone d'argento - Gran Premio della Giuria e Premio Marcello Mastroianni al giovane protagonista Filippo Scotti) e che rappresenterà l'Italia agli Oscar 2022.

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Sorrentino è tornato a girare nella sua città a vent'anni da #L'uomo in più, il film d'esordio del 2001 con Toni Servillo e Andrea Renzi. Ha definito "meraviglioso, eccitante e divertente" il ritorno a Napoli per #È stata la mano di Dio, un'autobiografia in perfetto equilibrio tra commedia e dramma che va dall'estate del 1984 (quella dell'arrivo di Maradona all'ombra del Vesuvio) a quella del 1987 (il primo, storico Scudetto), ovvero dai suoi 15 ai 18 anni.

Dietro la gioia, i turbamenti e i dolori dell'adolescenza, l'età inquieta per eccellenza, incombono lo spettro della morte e l'ansia per il futuro. Soltanto il sogno del cinema è capace di distrarre da una realtà così "scadente". Quella di È stata la mano di Dio è la storia personale di un ragazzo degli anni '80 e collettiva di un'intera città, con la macchina da presa che "compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti".

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La Napoli di È stata la mano di Dio fotografa i luoghi in cui Sorrentino è cresciuto: il lungomare, il Vomero, Chiaia e il cimitero di Poggioreale, la Penisola Sorrentina e la Costiera Amalfitana, lo Stadio San Paolo (oggi ribattezzato Stadio Maradona) così com'era nel 1985, ridisegnato per l'occasione in 3D dalle gradinate alle piste alle tribune.

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Gli effetti digitali hanno cancellato i grattacieli e tutti gli altri elementi contemporanei della città odierna. Immergersi nella storia di Fabietto, l'alter-ego del regista, e della sua famiglia numerosa è un viaggio nei ricordi di Sorrentino e nella Napoli dell'epoca, sin dalla misteriosa e onirica scena iniziale con la zia Patrizia (Luisa Ranieri), pazza e bellissima, condotta da San Gennaro (Enzo Decaro) al cospetto del munaciello, il folletto dispettoso narrato da Matilde Serao.

Questo incipit magico è stato girato negli interni di una location davvero unica poco fuori Napoli: la Villa del Cardinale, in via Purgatorio a Torre del Greco, costruita nel 1744 dall'architetto Gennaro De Laurentiis lungo la celeberrima Strada Regia delle Calabrie e acquistata due anni dopo dal cardinale Giuseppe Spinelli, l'allora arcivescovo di Napoli. L'ingresso è quello di Via Purgatorio 128.

Piazza Plebiscito (con auto e bus)

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"Ho fatto quello che ho potuto, non credo di essere andato così male". La citazione da D10S, "il più grande calciatore di tutti i tempi", apre il film prima di una sequenza mozzafiato: un volo dal mare del golfo a pelo d'acqua verso la città sulla baia. Napoli in tutto il suo splendore.

Quando San Gennaro fa salire zia Patrizia a bordo della sua auto, siamo a Piazza Plebiscito: eccezionalmente con le auto e gli autobus proprio com'era negli anni '80, quando l'emiciclo era adibito a parcheggio pubblico.

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La Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina

Gli Schisa trascorrono le vacanze estive nella zona che divide il golfo di Napoli da quello di Salerno: Agerola, nel cuore della Costiera Amalfitana; Massa Lubrense, la Terra delle Sirene nella Penisola Sorrentina dove Fabietto incontra per la prima volta in motoscafo il contrabbandiere di sigarette Armando (Biagio Manna) che diventerà suo amico; Punta Campanella, il rifugio di Eduardo De Filippo.

La piccola isola dove il commediografo napoletano arrivava in primavera a bordo del suo gozzo, il San Luca, è lo scoglio Isca. Si trova appena al largo di Nerano, in prossimità del Fiordo di Crapolla. Eduardo lo acquistò nel 1949 dal banchiere Vittorio Astarita e oggi è stato venduto dagli eredi di De Filippo (si dice per 10 milioni di euro) agli imprenditori Giacomo Cinque e Riccardo Ruggiti di Positano, che dovrebbero trasformare l'isola in un resort di lusso.

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Le scene subacquee, in realtà, sono state girate a Conca dei Marini – il famoso borgo delle scalinatelle e dei limoneti in Costiera – e al porto di Cetara, nella suggestiva Grotta dello Smeraldo.

La villa dove la famiglia Schisa si ritrova al gran completo per accogliere il fidanzato della sorella di Saverio (Toni Servillo), il papà di Fabio, è una residenza d'epoca: Villa Giusso Astapiana a Vico Equense, ai Camaldoli. L'ex masseria, aperta dai monaci che accoglievano e rifocillavano i viaggiatori, domina la Penisola Sorrentina e oggi è usata per l'organizzazione di eventi e matrimoni.

La casa al Vomero

Fabio va a scuola dai salesiani all'istituto San Giovanni Bosco, mentre il padre lavora al Banco di Napoli, il maestoso palazzo di via Toledo, nel centro storico, costruito tra il 1936 e il 1939 come ampliamento di Palazzo San Giacomo su progetto dell'architetto Marcello Piacentini.

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Il set della casa della famiglia Schisa è un appartamento situato nello stesso edificio in cui viveva Sorrentino all'epoca, dove il regista ha davvero passato l'infanzia e l'adolescenza. L'unica differenza è che la casa degli Schisa nel film è al piano sopra a quella della vera famiglia Sorrentino.

L'appartamento in cui tutti si riuniscono per guardare Argentina-Inghilterra a Messico '86 è sopra quello della zia di Paolo. Il condominio è immerso nel verde ai confini del Vomero, a via San Domenico.

La Galleria Umberto I

Marchino (Marlon Joubert), il fratello maggiore di Fabietto, è un aspirante attore. Tra il 1982 e il 1983 Fellini sta preparando E la nave va e deve incontrare quattromila comparse a Napoli. Questa scena si basa sull'esperienza reale del provino del fratello del regista per il film, che poi venne girato a Cinecittà dal maestro riminese nelle stesse settimane di #C'era una volta in America di Sergio Leone: un curioso gioco del destino per il Sorrentino del futuro.

Quando i fratelli Schisa escono dai provini, la loro attenzione è rapita dal passaggio di Maradona (a interpretarlo è Daniele Vicorito) a bordo di una BMW nera: durante gli anni napoletani, Diego abitava sulla collina di Posillipo, nella villetta di via Scipione Capece. Da quella zona residenziale, si ammirano il golfo e il Vesuvio.

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A via San Carlo c'è invece la Galleria Umberto I, dove Fabio passeggia con il padre e ha il colpo di fulmine con il mondo del cinema.

È un luogo significativo per i genitori Saverio e Maria (Teresa Saponangelo): i due si erano conosciuti e innamorati durante la guerra tra Piazzetta Serao e Piazzetta Augusteo.

La "maledetta" Roccaraso

Roccaraso, nella bassa provincia abruzzese dell'Aquila, è la meta preferita dai turisti napoletani. Sin dagli anni '80, molte famiglie hanno piccoli appartamenti nel centro montano – non troppo distante: un'ora e mezzo di auto – per andare a sciare d'inverno e a rilassarsi d'estate.

È a Roccaraso che, avvelenati dal monossido di carbonio, perdono la vita i genitori di Fabio, quella volta che finalmente la mamma gli aveva dato il permesso di restare a casa per andare la domenica a vedere la partita del Napoli contro l'Empoli. Le riprese di queste scene sono avvenute tra Roccaraso e Castel di Sangro.

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Capri e Stromboli

Fabio e Armando trascorrono una folle notte insieme a Capri in una inedita Piazzetta deserta: il fulcro attorno a cui ruota tutta la vita dell'isola è desolatamente vuoto. Armando verrà poi arrestato e l'amico va a trovarlo nel carcere di Poggioreale.

Dopo la morte di Saverio e Maria, la famiglia Schisa si sgretola. La zia Patrizia finisce rinchiusa in manicomio (è l'Istituto Domenico Martuscelli per non vedenti ed ipovedenti, al Vomero), Marchino e Fabio staccano e vanno in vacanza. La loro meta è Stromboli, nelle Eolie, fotografata da Daria D'Antonio con le nuvole nebbiose a strapiombo sull'orizzonte.

"La fortuna è stata dalla nostra parte – racconta Sorrentino a Vanity Fair – perché abbiamo girato a settembre, ed emotivamente, volevo trasmettere l'idea della fine dell'estate. Per coincidenza, il clima corrispondeva davvero a quella modalità".

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La magia di Marechiaro

L'incontro decisivo per la carriera di Sorrentino è quello con Antonio Capuano (nel film Ciro Capano), il regista dei "conflitti" che, come dichiara lo stesso regista, "mi ha trasmesso la gioia di fare cinema". Fabio, il ragazzo che "non sa fare altro che guardare", incrocia Capuano quando è in teatro: la location è la storica Galleria Toledo, in cima alla salita di via Concezione a Montecalvario.

L'allievo e il maestro trascorrono insieme una notte travolgente. Lo sfondo è uno dei posti più suggestivi di Posillipo: Villa d'Abro, in via Posillipo 46. Una palazzina neoromanica commissionata nel 1870 all'ingegnere e architetto Alfonso Guerra dal principe Aslan d'Abro Pagratide.

Questa villa apparteneva alla baronessa Lucia de Sivo e Aslan la acquistò dal tenore Gaetano Fraschini. Il principe aveva studiato pittura all'Accademia delle Belle Arti e scelse questa casa-fortezza bastionata edificata a livello del mare, in zona panoramica, come luogo ideale per coltivare la sua passione di pittore. Nel corso del Novecento l'edificio è stato acquisito prima dall'architetto Arturo Conti e poi dai fratelli Dotoli.

È l'addio di Fabio alla città, al suo malessere. Ci è voluto Capuano ad "alimentare il coraggio, non soltanto di fare il cinema, ma di farlo con valore", dice Sorrentino. Risuona l'accorato appello di Edoardo: "Se volete vivere, fuitevenne a' Napule". Andata e ritorno: È stata la mano di Dio si chiude con il giovane protagonista in treno. A svelarsi alla stazione di Formia è o' munaciello: Roma (e il cinema) ormai lo stanno aspettando. 

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