Stasera in TV c'è Freaks Out, scopriamo la storia vera dietro il film

Gabriele Mainetti e il cast di Freaks Out hanno incontrato sopravvissuti ed eredi degli ebrei romani deportati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale: alcuni loro racconti sono finiti nella sceneggiatura del film.

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Autore: Elisa Giudici ,

Quattro circensi dai poteri davvero speciali, radunati da un impresario ebreo, si muovono per la Roma città aperta occupata dai nazisti, imparando ad usare le loro incredibili capacità e creando una "famiglia alternativa" davvero speciale.

Freaks Out è stasera 13 agosto in TV in chiaro su Rai Movie dalle ore 21.10

La trama e l'idea iniziale di Mainetti

La trama principale di Freaks Out afferisce al mondo del fantastico, con una spruzzata di superpoteri che fa pensare persino agli X-Men. Il regista Gabriele Mainetti però ci tiene a sottolineare che le sue fonti d'ispirazione sono altre: non volevo un uomo pieno di addominali e bellissimo come protagonista, spiega, immaginavo delle persone profondamente differenti che si trovavano a vivere in una realtà che ha avuto un'autentica ossessione per omogeneizzare tutto e tutti in nome di una sterile normalità. 

L'idea di ambientare Freaks Out durante la Seconda guerra mondiale e in particolare nella Roma occupata dai tedeschi e dichiarata città aperta, ha subito fatto brillare gli occhi agli sceneggiatori Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone, anche se erano ben consapevoli delle sue sfide che comportava. La prima di tipo produttivo, per gli importanti costi di realizzazione che questo tipo di ricostruzione storica comporta, la seconda di tipo narrativo: come raccontare una storia ricca di elementi fantastici ma ambientata in un momento drammatico della storia italiana, che in tanti hanno vissuto sulla loro pelle? 

Durante la presentazione del film al Festival di Venezia di qualche anno fa, il regista Gabriele Mainetti ha spiegato come ha reso storicamente verosimile il suo film. 

Gabriele Mainetti ha visitato il ghetto romano per Freaks Out

Tra le esperienze relative alla lunghissima lavorazione del film, il regista Mainetti ci tiene in particolare a citare l'incontro avuto con i sopravvissuti alla deportazione ebraica avvenuta nel 1943 a Roma. Con i nazisti che imperversavano nella capitale, il ghetto ebraico venne rastrellato e i suoi abitanti caricati sui treni diretti ai campi di concentramento di mezza Europa: in pochissimi sono tornati vivi in città. La memoria storica di quei tragici momenti è tenuta in vita dai discenti dei deportati e dei sopravvissuti, che ancor oggi vivono a Roma, nello stesso quartiere di nonni e bisnonni. 

Prima di ultimare la sceneggiatura, Mainetti è voluto andare a parlare con loro, per essere sicuro di rappresentare al meglio il loro dramma. Il regista ha raccontato di aver ricevuto un'accoglienza calorosa: 

Siamo andati al Ghetto per parlare con i testimoni e i parenti di quanti vissero quella deportazione sulla loro pelle. L'accoglienza è stata incredibile: ci hanno rassicurato ed esortato a continuare con il progetto. Ci hanno detto che a unirci è il fatto di essere romani e che l'importante era trasmettere quello nel film.

L'idea del circo è storicamente accurata

A colpire in Freaks Out è come le persone accorrano a vedere gli spettacoli del circo, mentre attorno si consuma la guerra civile e la deportazione degli ebrei romani. L'idea di rendere i protagonisti degli artisti circensi è venuta a Gabriele Mainetti durante le fasi di documentazione sulla Roma città aperta, scoprendo che l'atmosfera in città era molto differente da quanto si potrebbe immaginare: 

Un fatto che ci ha molto colpito mentre ci documentavamo in merito è stato scoprire che alberghi, ristoranti, cinema romani erano aperti e abbastanza frequentati durante tutta l'occupazione. In città c'era sempre voglia di stare insieme e cercare di divertirsi, per questo io e Nicola abbiamo pensato a un circo.

L'episodio della neonata è davvero avvenuto 

Una delle scene più toccanti di Freaks Out è quello che vede protagoniste due donne: una madre ebrea che tiene in braccio il suo neonato e una vicina di casa del ghetto. Nel film vediamo la madre in fila con altri ebrei rastrellati dai tedeschi, in attesa di essere caricata su un camion e portata via. A quel punto la vicina di casa comincia ad agitarsi, ad urlare, accusando la donna di averle sottratto il neonato. La donna fa talmente tanto chiasso da attirare i nazisti e convincersi a farsi dare il neonato: la madre ebrea la ringrazia. 

Si tratta di un fatto davvero avvenuto nella capitale: il tutto è stato messo in piedi sul momento dalla vicina di casa, nel tentativo disperato di salvare almeno il neonato dalla deportazione. Quando realizza cosa sta facendo la vicina, la madre ebrea la ringrazia a bassa voce, per aver salvato suo figlio.

Immagine del film in cover via Amazon

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