Il mondo ha ancora bisogno di supereroi? Da 3 anni a questa parte James Gunn ha fornito una risposta decisa, schietta: "Sì, diamine". C'è il rischio di una forte ridondanza di cliché, schemi, situazioni, gli hanno fatto sapere. Per tutta risposta il regista ha rifilato un uno-due micidiale, da K.O.: prima una space opera coraggiosa e irriverente, ora un sequel chiassoso e ipercinetico, ovvero Guardiani della Galassia Vol. 2.
Il superpotere, lo si è ormai capito, risiede nell'utilizzo sapiente dell'ironia, la stessa che permette al nutrito gruppo capitanato da Star-Lord (Chris Pratt) di ovviare nel sequel ai brevi periodi di tregua e pace di quella che è la più riuscita "galassia lontana, lontana 2.0": (anti)eroi da ridere, insomma.
E se il patchwork citatorio di Guardiani della Galassia Vol. 2 fa affidamento sulla saga di Guerre Stellari - senza tralasciare che il fumetto da cui trae origine è antecedente all'universo di Star Wars - e sul manto cross-mediale fornito dai nostalgici anni '80 (in cui vengono mixati videogame, serie TV e musica pop), la riuscita finale permette al film di Gunn di venire in soccorso di un genere caduto nell'impasse di déjà-vu narrativi e/o produttivi.
Impossibile non citare, infatti, la lunga lista di crossover sfornati negli ultimi anni, che spesso hanno palesato le medesime dinamiche o gli stessi, stereotipati, villain. Già con Guardiani della Galassia il genere aveva subito uno scossone, virando verso la commedia e la parodia (fornendo così un assist ad altri cinecomic, vedi Deadpool).
Ora, con Guardiani della Galassia Vol. 2, tutto assume una dimensione più ipertrofica: colori più accesi, azione triplicata, gag a ripetizione. Funziona a dovere sia sul piano dell'action (e del 3D) sia sul piano dello humour.
Padri, figli e "non detto"
Il prologo del film si avventura (nuovamente) nei primi anni '80, mostrando colui che è stato un'icona proprio del cinema di quel decennio: Kurt Russell, pedina fondamentale di Guardiani della Galassia Vol. 2 nel ruolo di Ego, papà di Star-Lord.
Ritroviamo i beniamini Marvel così come li avevamo lasciati (persino Baby Groot, che continua a prendersi gioco del Drax di Dave Bautista). Tra una marachella interstellare e una scaramuccia interna, i Guardiani faranno i conti col proprio passato e con le proprie debolezze, ritrovandosi nuovamente nelle vesti di salvatori della Galassia quasi per inerzia.
Guardiani della Galassia Vol. 2 conferma il talento e l'autocompiacimento da manuale di James Gunn: la pellicola rinnova trovate umoristiche e insiste sul background emotivo ed esistenziale dei protagonisti, da Gamora (Zoe Saldana) a Yondu (Michael Rooker).
Non forza in modo eccessivo i twist narrativi, questo sequel sulla banda di ex sfigati galattici, giocando invece con l'ingresso di new entry (riuscitissima l'entrata in scena del personaggio di Sylvester Stallone) e camei eccellenti, su tutti David Hasselhoff e l'immancabile Stan Lee.
Fra tanto chiasso, però, è l'anima malinconica di Guardiani della Galassia Vol. 2 a risaltare: fra duelli spaziali, hit cool e battibecchi irresistibili, spicca il bisogno affettivo delle canaglie stellari, sospese fra vecchi (e nuovi) lutti e complicate riappacificazioni che li rendono meno super e più umani, sebbene alieni.
Il film è nelle sale italiane dal 25 aprile 2017.
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