È una giornata splendida in Laguna: il sole splende e il vento rendere mite il clima solitamente umido del Lido. Se non fosse per le onnipresenti mascherine e il distanziamento sociale rispettato anche nell'attesa per le interviste, sembrerebbe solo un'altra Venezia. Questa edizione invece è già destinata ad essere ricordata come l'anno del Covid-19, con tutto ciò che questo comporta a livello artistico e logistico. È lo stesso Daniele Luchetti a confermare di non avere prime impressioni in merito: certo ci sono le mascherine, certo il gel igienizzante ha colonizzato ogni angolo della Biennale, ma è tutto troppo grande per essere elaborato in tempo reale.
Credo che stiamo vivendo in questo momento qualcosa che non ha precedenti nelle nostre vite, sottolinea quando gli chiedo cosa prova a sbarcare in Laguna con il film d'apertura. Solo col tempo riusciremo a vedere questa edizione di Venezia per quello che è stata e non per quello che ci aspettavamo, aggiunge.
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Qualche minuto più tardi intercetto Adriano Giannini, uno degli interpreti del cast. Anche secondo lui il cambiamento a Venezia è palpabile, tra mascherine e distanze sociali, anche se la città rimane bellissima. Gli unici a non portare la mascherina - chiosa l'attore - siamo noi durante le interviste, però è dura ritrovarsi qui con amici e colleghi e non potersi nemmeno scambiare un abbraccio, un saluto caloroso. Ci rivediamo dopo aver lavorato gomito a gomito per settimane, è strano non potersi toccare.
L'emozione (rimandata) di aprire Venezia 77
Lacci ricopre il ruolo di film d'apertura in un'edizione in cui il direttore della Mostra Alberto Barbera ha lasciato ampio spazio al cinema italiano; un po' per necessità, un po' per ribadire l'orgoglio cinematografico di una nazione che ha saputo non mancare l'appuntamento festivaliero più importante entro i propri confini, nonostante l'annata. Lacci in questo senso è il film perfetto per l'apertura: racconta un'Italia che era (quella della Napoli degli anni '80 e dei matrimoni infelice tenuti in piedi per amore dei figli e per convenzione sociale) e l'Italia che è, quella di quei bimbi profondamente toccati dalla lotta d'affetti scatenata dai genitori. Nella pellicola c'è un tocco di Elena Ferrante declinata in salsa borghese che probabilmente conquisterà anche la stampa estera.
Lacci è tratto da un romanzo di Domenico Starnone e rinnova la collaborazione tra lo scrittore e il regista. Infatti Luchetti già portato su grande schermo La scuola nel 1995 e si è spesso avvalso dell'aiuto del collega in qualità di sceneggiatore. Stavolta però la sfida è stata ardua: infatti Lacci è un romanzo familiare che racconta un'infelicità di coppia dalla Napoli degli anni '80 ai giorni nostri, raccontando come l'infedeltà del padre e l'ossessione della madre di riportarlo a casa finiscano per segnare profondamente i due bambini di casa. Nel romanzo molto del drammatico sentito dei genitori e dei figli viene raccontato attraverso le descrizioni e gli scritti dei personaggi. La sfida era trasformare il discorso indiretto e il non detto in immagine e suono.
Mi sono affidato totalmente al lavoro con gli attori, ha spiegato in merito Luchetti, come faccio ormai da qualche anno a questa parte. Continuo a dialogare con loro per tutta la lavorazione del film, esplorando ogni possibilità, provandole a girare tutte. Per esempio un giorno sul set di Lacci Silvio Orlando ha dovuto girare la scena in cui esplode in una sfuriata violenta. All'indomani Silvio era felice di essersi messo alle spalle una scena tanto impegnativa, ma io glielo ho fatta rigirare - continua Luchetti - e lui mi ha detto "ma non ti era piaciuta quella di ieri?". Io gli ho risposto che ero contento, ma volevo provare a farla in modo completamente diverso ed essere ancor più soddisfatto, decidendo poi quale tenere.
Lacci è stato una sfida anche sul piano logistico
Lacci si è rivelato una sfida interessante anche sul piano logistico: sia nel romanzo sia nel film la casa dove si consuma il tira e molla tra Aldo e Vanda è protagonista quanto ciascuno dei suoi occupanti e come loro invecchia e si trasforma. La mia idea era di girare il film in ordine cronologico - ha spiegato il regista - e apportare man mano i cambiamenti necessari. Invece siamo stati costretti per esigenze produttive a fare esattamente il contrario e ricostruire la casa a ritroso nel tempo: è stata dura.
Adriano Giannini, che nel film interpreta la versione cresciuta del figlio minore della coppia, ha raccontato il dietro le quinte di una scena emblematica, che trasforma la casa. Si tratta di un passaggio catartico per il suo personaggio, che lo vede muoversi per ambienti devastanti con violenza, pieni di schegge e frammenti. Quando giri così ovviamente ricerchi quel senso di catarsi presente nel personaggio, ma devi stare attento a molte cose contemporaneamente. La scena che conclude il film l'abbiamo girata più o meno in una giornata - spiega l'attore - e in quei contesti bisogna stare molto attenti a non ferirsi nel ripetere la scena ciak dopo ciak,
Lacci arriverà nei cinema italiani il 10 ottobre 2020.
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