Volare, librarsi nel cielo senza peso: da secoli è uno dei sogni degli uomini. Nel Novecento questo fantasia senza tempo è stata codificata nel mondo dei fumetti e del cinema come un potere da super uomini, ovvero ciò che caratterizza e distingue Superman e soci dalla specie umana e dalle sue finite possibilità. Lo spunto di L'uomo senza gravità è bizzarro e suggestivo proprio perché si muove in direzione opposta: se ciò che rende un superuomo tale non fosse una benedizione ma un handicap, che ne segna irrimediabilmente la vita?
Da questa riflessione su ciò che ci rende umani e accettati presso i nostri simili prende il via il nuovo film Netflix pensato e prodotto in Italia, con protagonista un attore di spessore come Elio Germano e con dietro la macchina da presa il documentarista all'esordio narrativo Marco Bonfanti. L'uomo volante, come l'uomo invisibile prima di lui, diventa il centro di un lungometraggio malinconico e dal piglio inaspettatamente autoriale, che racconta il bigottismo e il perbenismo della provincia italiana degli anni Novanta.
Un miracolo nella provincia italiana
Una madre in sala parto vede fluttuare il proprio figlioletto a mezz'aria, ancora attaccato a lei dal cordone ombelicale. Il bimbo miracoloso verrà chiamato Oscar, una sonorità che suggerisce alla madre la magnifica e lontanissima America, ma la sua vita sarà tutt'altro che scintillante. Figlio di una madre senza un uomo al suo fianco, Oscar crescerà in casa insieme a lei e alla nonna, religiosa e autoritaria. Sarà proprio l'anziana donna, che giudica la figlia sin troppo avventata e stupida per gestire la situazione, a decretare la quasi segregazione del ragazzino. Così Oscar cresce chiuso in casa, senza andare a scuola, lontano dagli sguardi e dalle maldicenze di un piccolo paesino della provincia italiana.
Educato dai cartoni animati e dalla lettura della Bibbia illustrata, Oscar avrà un primo contatto con il mondo esterno grazie all'incontro con Agata, una bimbetta che scoprirà fortuitamente il suo segreto in una delle poche uscite sorvegliate dalla mamma del protagonista. Il legame tra i due ragazzini verrà però bruscamente reciso poco dopo che la piccola regala al ragazzino il suo zainetto rosa come contrappeso per non volare via. Di fronte alla necessità di mandare Oscar a scuola e rischiare che il suo segreto venga scoperto, mamma e nonna scappano verso un paesino ancor più recondito in alta montagna.
Ormai diventato adulto, depresso e frustrato dalla sua solitudine autoimposta, Oscar non riuscirà più a resistere al bisogno di mostrare al mondo il vero sé stesso: il risultato però sarà ben più deludente del previsto e porterà il giovane uomo a riconsiderare sotto una luce differente il mondo che aveva tanto desiderato scoprire da protagonista.
Un film pesante che fatica a prendere il volo
La gravitas di Elio Germano è un indizio da non trascurare nel tarare le vostre aspettative rispetto al film. Se vi aspettate infatti una sorta di supereroe made in Italy alla Lo chiamavano Jeeg Robot o Il ragazzo invisibile (come la locandina sembra suggerire) siete destinati a rimanere delusi: L'uomo senza gravità è un film drammatico, con ambizioni autoriali. L'approccio malinconico del film e quello nichilista del protagonista non sono nemmeno così fuori luogo: il lungometraggio, infatti, tenta di scardinare l'assunto secondo cui una capacità sovraumana come quella di volare sia intrinsecamente positiva, foriera di potere, fama e importanza.
Sin dall'inizio del film la situazione di Oscar è angosciante: se non ci fosse un tetto sulla sua testa, nulla fermerebbe la sua lenta ma inesorabile ascesa verso il cielo e verso la morte. Di fatto la sua mancanza di gravità è un handicap e come tale influenza la sua vita. Il film non esce mai troppo di metafora, confinando spesso il protagonista su una sedia a rotelle, costringendolo a girare abbracciato a uno zainetto rosa affinché non voli via, mostrandoci quanto sia faticoso e difficile per il bimbo imparare a camminare.
Fino a quando Oscar è un ragazzino e si relaziona ad Agata, il film esprime una certa qual verve. Infatti entrambi i bambini fraintendono la realtà perché non sono in grado di comprendere davvero il mondo, influenzati dalle frasi fatte dei grandi attorno a loro e dalle immagini scintillanti della TV: Oscar vorrebbe essere come Batman, Agata sogna di diventare come Raffaella Carrà. Quando però diventano adulti, il film non riesce a gestire la piega ancor più drammatica che impone alla storia. Anzi, la sceneggiatura fatica a dire qualcosa che non sia didascalico o semplicista: l'intero periodo di notorietà dell'Uomo senza gravità e di una superficialità talvolta imbarazzante e anche il finale, che vorrebbe essere amarissimo e fulminante, risulta un po' gratuito e pauperista.
Insomma, è apprezzabile per come tenti di affrontare il concetto di super potere in chiave visivamente poetica e narrativamente critica, ma nei fatti è una zavorra che impedisce alla storia di spiccare il volo e conquistare davvero lo spettatore. L'uomo senza gravità sarà nei cinema italiani il 21, 22 e 23 ottobre 2019. Il film sarà disponibile su Netflix a partire dall'1 novembre 2019.
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