Nel descrivere il suo film Guillermo Del Toro ha promesso un film adulto e scandaloso, "molto vietato ai minori". Curioso dunque che nonostante le scene di nudo (tra cui uno molto chiacchierato frontale del protagonista Bradley Cooper) e un paio di passaggi ricchi di sangue e violenza, La fiera delle illusioni - Nightmare Alley risultati tutt'altro che pericoloso, anzi: la distribuzione Disney (che ha acquisito l'originale produttore 20th Century) calza a pennello a un film che fa della godibilità il suo punto forte. Non si capisce fino a che punto sia però un esito voluto dal regista.
Pur essendo una doppia prima volta importante per l'autore messicano - il primo noir classico, il primo film senza alcun tipo di elementi sovrannaturali o fantastici di sorta - La fiera delle illusioni - Nightmare Alley s'inserisce pienamente nella sua tarda produzione, dove lo spostamento verso il cinema di larga diffusione e di alta godibilità è più che palpabile. Pur raccontando di truffe, omicidi e raggiri, il nuovo film di Del Toro rimane sempre più sicuro e rassicurante di un Il labirinto del fauno, pellicola con cui Del Toro vinse a sorpresa l'Oscar come miglior film straniero e lanciò una fortunatissima carriera a Hollywood. Sembrano davvero lontanissimi i tempi in cui il grottesco e il gotico tanto amati dal regista di Crimson Peak e Hellboy erano in grado d'impattare molto più che in senso estetico e d'atmosfera le sue pellicole.
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La trama di Nightmare Alley
In La fiera delle illusioni - Nightmare Alley il contesto è quello circense, l'epoca è quella dell'America del 1941, che si ritrova all'improvviso ad affrontare un nuovo sforzo bellico. In questo momento storico plumbea si muove Stanton "Stan" Carlisle (Bradley Cooper) è un uomo che a inizio film lascia dietro di sé un mistero avvolto dalle fiamme e prende a vagabondare per il paese, fino a imbattersi in un circo. Qui viene ingaggiato dal manager Clem (Willem Defoe) per diventare un faccendiere, un imbonitore che risolve lavoretti più o meno sporchi dietro le quinte. Stanton però è più ambizioso e attraverso un numero come mentalista spera di poter migliorare la propria condizione sociale ed economica.
Riesce dunque a convincere la bella e dolce artista circense Molly (Rooney Mara) ha seguirlo nella sua avventura di discreto successo. Stan però non riesce ad accontentarsi e si avvicina a una psicologa algida e pericolosa, la bella Lilith Ritter (Cate Blanchett), con cui si accorda per mettere in piedi una proficua attività truffaldina come spiritista. L'atavico terrore di fare la fine sfortunata del padre sembra sventata, ma l'ambizione sconfinata di Stanton non tarderà a presentare il conto.
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Un noir sin troppo prevedibile
Parte del fascino sottile di Nightmare Alley dovrebbe risiedere nel suo genere: Del Toro adatta fedelmente un romanzo del 1941, l'epoca d'oro del genere noir in letteratura e al cinema, con un ricchezza produttiva che regala grandi scorci art deco tra set e costumi. Non manca nessuno degli ingredienti di un genere che capita solo raramente di vedere al cinema nella fascia di largo consumo: una femme fatale, una dolce ragazza ingenua, un uomo protagonista con un oscuro segreto, fiumi di alcol e sigarette, misteri risolti e non detti ma rivelati.
Sul fronte circense, ci troviamo ovviamente in un territorio in cui Del Toro si muove agilmente e con evidente gaudio: tra spettacoli di magia, tarocchi, fenomeni da baraccone e freaks giudicati dalle persone comuni ma in grado di sviluppare tra loro legami affettivi e familiari, ritroviamo tematiche e personaggi ricorrenti del portfolio del regista messicano. Tuttavia l'impressione generale è che tutto sia estremamente controllato e sotto la patinatura ci sia una volontà di sterilizzazione della storia e rassicurazione del pubblico.
Muovendosi in un genere tanto codificato, non ci si può certo aspettare che la parabola del personaggio di Stanton sia sorprendente. Nightmare Alley è il classico film il cui punto è il fatto che l'eroe scopre nel corso del film di non essere tale, abbraccia le sue meschinità fino a finire per incarnare il suo lato più oscuro, confermando le sue più fosche paure. Anche considerando il finale della pellicola come scontato, La fiera delle vanità sembra costantemente impegnato a rivelare poco prima del necessario ciò che sta a per accadere allo spettatore.
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Le inquadrature ai bicchieri whisky, ogni storiella accuratamente raccontata allo spettatore perché la noti e la ricordi, i personaggi che sottolineano informazioni che puntualmente poco dopo diventeranno cruciali per lo svolgimento della storia (vedi le cassette di metanolo e quelle di liquore): l'attitudine di Del Toro è quasi infantile nel tenere continuamente per mano il suo pubblico, senza quindi mai permettergli di percepire paura, angoscia, men che meno vertigine.
Cate Blanchett ruba la scena a tutti
A contribuire a una sensazione di patinato da autentica vecchia Hollywood costituisce un cast quasi interamente composto da facce note o notissime, anche per ruoli marginali. Se poi il protagonista Bradley Cooper fa il suo puntando sulla naturale affabilità che emana e Rooney Mara fa il giusto con un ruolo virginale e privo di scintillio, è Cate Blanchett a rubare la scena a tutti (e persino a farsi notare in chiave Oscar). Il merito va diviso equamente tra un'interprete capace e preparata e un ruolo da femme fatale sofisticata e crudele, confezionato su misura per lei. L'unico ad avere un respiro davvero adulto e le necessarie zone d'ombra, di non detti, di violenza e brutalità a cui sappiamo che Lilith è sopravvissuta sì, ma non come.
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Insomma, La fiera delle illusioni - Nightmare Alley è un ottimo film d'intrattenimento, ben confenzionato e con un cast che lo fa somigliare a un murder mystery natalizio. Tuttavia ripropone un passato lontano senza attualizzazioni e senza svolte accattivanti, guidando il suo pubblico sin troppo e rendendo davvero banale lo svolgimento della storia.
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Voto di Cpop
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