Licorice Pizza, la recensione: gli anni ‘70 tornano al cinema, senza chiedere scusa o permesso

Paul Thomas Anderson torna nella sua California degli anni ‘70 per raccontare un’improbabile amicizia tra un teenager con il fiuto per gli affari e una 25enne che non sa cosa fare del proprio futuro.

Autore: Elisa Giudici ,

Paul Thomas Anderson è rimasto scottato da Il filo nascosto, un film che gli ha portato grande plauso critico, ma che l’ha anche costretto a dire addio al suo attore feticcio e amico Daniel Day-Lewis (ritiratosi dalle scene subito dopo) e ad affrontare un set londinese lontano dalla sua California e dai suoi affretti, per una produzione molto impegnativa.

Non stupisce troppo quindi che Licorice Pizza sia una sorta di ritorno a casa, geografico e temporale: la pellicola infatti ricostruisce una California perduta, quella degli anni ‘70, in cui Anderson è diventato adulto. C’è una certa magia adolescenziale in questa storia scritta di suo pugno, ma anche molto concretezza nel raccontare il miscuglio di libertà, abbandono, sessismo e razzismo in cui i due giovani protagonisti sviluppano una relazione amicale molto particolare e complicata.

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La trama di Licorice Pizza

Paul Thomas Anderson dice di aver concepito questo amore impossibile tra un adolescente e una ragazza già adulta vedendo dei liceali in fila nel giardino della scuola, in attesa di fare la foto per l’annuario scolastico. Questa scena a cui ha assistito anni fa è diventata l’incipit del film: Alana Kane (Alana Haim) è l’assistente un po’ svogliata del fotografo che sta lavorando in palestra e attira l’attenzione di Gary Valentine (Cooper Hoffman), un 15enne che rimane subito colpito dal suo fascino e la invita fuori a cena.

Stupita dalla sua audacia, Alana lo respinge, ma all’ultimo cambia idea e comincia a frequentare casa di Gary. Lui ha solo 15 anni ma tra un lavoro da attore e aspirazioni imprenditoriali gode di una libertà e di una sicurezza di sé propria di un adulto. Lei invece, osservata a vista dalla famiglia e senza aspirazioni, finisce per orbitare attorno al ragazzo, facendogli ora da amica, ora da madre, sviluppando una certa qual attrazione per lui.

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Licorice Pizza è il racconto di un’estate che i due trascorrono insieme, avvicinandosi e allontanandosi fino a trovare la giusta dimensione in cui far convivere le contraddizioni della loro relazione, in un luogo e un momento storico in cui infanzia ed età adulta si fondono, dove tutto sembra possibile, ma solo se sei un uomo bianco.

Licorice Pizza è un film meno impegnativo e forse meno ambizioso dei titoli più blasonati del regista di Il petroliere e Ubriaco d'amore, ma che condensa e consolida uno scenario a cui sembra dover e voler spesso tornare. Alcuni hanno interpretato il film come uno scanzonato prequel di Ubriaco d’amore (2002), in cui recitava il compianto Philip Seymour Hoffman, padre dell’esordiente Cooper Hoffman.

Licorice Pizza è sempre autentico, anche a costo di diventare controverso

Nonostante rievochi un tempo lontano e perduto, Licorice Pizza non è una visione dorata e passatista dell’adolescenza del regista, bensì un racconto vivo e contraddittorio di un’epoca e un’America ormonale, aggressiva, vitale, dove la vecchia Hollywood cede il passo alla nuova. La presenza di Sean Penn e Bradley Cooper nei rispettivi camei è forse l’aggiunta più artificiosa e superflua di un film che invece ha il raro dono di catturare le contraddizioni e le complessità di un’epoca senza una lente morale o un ingentilimento.

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Alana e Gary vivono una libertà impensabile per le persone d’oggi della loro stessa età, con genitori assenti o distratti che li lasciano letteralmente vagare in lungo e in largo in città, frequentare adulti che hanno anche mire sessuali nei loro confronti, in un clima in cui tutto ciò è normale. Gary ha interiorizzato il sessismo che le figure maschili intorno a lui emanano, Alana si mostra disinibita ma a sua volta si ritrova nella situazione di Gary quando è un uomo più grande a tentare blandamente di sedurla.

Ci sono passaggi che visti oggi appaiono controversi quando non offensivi, ma Licorice Pizza è un’immersione senza rete di sicurezza, senza setacci morali in un’epoca tanto lontana, tanto aliena come gli anni ‘70. Anderson scova due volti poco noti ma efficacissimi come quelli di Cooper e Haim (insieme a sorelle e famiglia, amici di vecchia data del regista) e dona loro personaggi colti in tutta la loro contraddittorietà, fin nei guizzi più inconsci, che alternano tenerezza, esaltazione e disperazione in una lunga estate senza fine.

Alana è un grande personaggio femminile

Il fatto che il film sia ricolmo di sessismo e razzismo non fa di Licorice Pizza un film sessista, anzi, mette al centro un grande personaggio femminile, al contempo insicuro e carismatico, che sente di essere un fallimento ma prova disperatamente a trovare qualcosa a cui credere, qualcosa che dia un senso alla sua vita.

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Gary e Alana non fanno che correre e salvarsi, tradirsi e proteggersi, in un sentimento amicale e ambiguo ma palpitante. Anderson cattura appieno quella vibrazione unica del primo amore, delle amicizie adolescenziali, che non chiedono permesso o non guardano l’età sulla carta d’identità, cogliendone tutta la potenza istantanea, fermando il suo racconto prima di chissà, forse un inevitabile risveglio.

Un grande regista lo si riconosce anche e soprattutto dalle pellicole “minori”, dai progetti tutto cuore che fa per sé stesso, tra una prova ambiziosa e l’altra. Licorice Pizza è un ottimo progetto minore dentro a una carriera strepitosa, impreziosito dalle performance naturalistiche e travolgenti dei sui giovanissimi interpreti.

Commento

Voto di Cpop

79
Licorice Pizza è un piccolo gioiello che non chiede scusa né permesso, che si concede di essere autentico, anche a costo di risultare controverso e divisivo.

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