Lust Stories: 10 cose da sapere sul film indiano Netflix

Quattro cortometraggi che raccontano apertamente la sessualità e le relazioni amorose dal punto di vista delle donne: dalle controversie scatenate (soprattutto per una scena con Kiara Advani) alle accuse di plagio, ecco dieci curiosità sul film.

Autore: Alessandro Zoppo ,

L'erotismo al femminile sbarca in India. Dal desiderio di raccontare la sessualità dal punto di vista delle donne e di trasformare l'eros in qualcosa di sofisticato e stimolante nasce Lust Stories, un film antologico composto da quattro cortometraggi che analizzano da prospettive differenti il rapporto tra sessi nell'India moderna.

Netflix sta consolidando da anni la sua strategia di conquista del mercato indiano. Lust Stories è un altro tassello importante: un prodotto per adulti che parla apertamente di sessualità, flirt, masturbazione, tradimenti e matrimoni complicati, in un Paese dove nascere donna può rappresentare un problema e dove nella televisione generalista è ancora difficile mostrare un bacio o un'effusione.

Come la serie #Four More Shots Please di Amazon Prime, #Lust Stories sfida i tabù: nella terra del Kamasutra, soffocata dal retaggio coloniale vittoriano, il film ha l'intento di alimentare la discussione, ripensare il racconto del piacere femminile al di là dello sguardo maschile e lasciarsi alle spalle l'India più conservatrice.

Ecco dieci cose da sapere prima di dedicarsi alla visione del film.

Quattro storie di sessualità al femminile

Lust Stories è diretto con stili e sensibilità diverse da quattro tra i più talentuosi e promettenti registi del panorama indiano: Anurag Kashyap, Zoya Akhtar, Dibakar Banerjee e Karan Johar.

Il primo corto racconta la storia di Kalindi, una professoressa del college che passa una notte di sesso con uno dei suoi studenti, Tejas. Kalindi è sposata con Mihir, ma quella scappatella con un ragazzo così giovane ha un effetto dirompente su di lei: da allora, la prof stalkerizza Tejas e la sua fidanzata, la compagna di classe Natasha.

Nel secondo cortometraggio, Ajit è un ricco scapolo che ha una relazione clandestina con Sudha, la sua domestica. Quando una coppia facoltosa propone ad Ajit la figlia in sposa, Sudha vive con dolorosa angoscia l'impossibilità di smascherare quest'ipocrisia.

Il terzo corto prende le mosse dal tradimento di Reena, una potente banchiera sposata da tredici anni con Salman: la donna ha una relazione segreta, che dura da tre anni, con Sudhir, il migliore amico e collega del marito. Reena travolge questo già precario equilibrio quando chiede a Sudhir di venire allo scoperto e rivelare a Salman il loro amore.

Nel quarto e ultimo corto, Megha è una giovane insegnante fidanzata con Paras. Dopo le nozze e la prima notte di sesso, la ragazza fa un'amara scoperta: non riesce a provare piacere nei rapporti con il marito. Ispirata dalla collega Rekha, Megha si dedica ad un'altra prima volta: comincia ad usare un dildo.

Un cast di star di Bollywood

Le quattro attrici protagoniste dei quattro corti sono tra le più amate e seguite in India, così come gli altri attori nei ruoli secondari.

La star del primo cortometraggio è Radhika Apte, astro nascente di Bollywood apparsa in altre produzioni Netflix, premiata al Tribeca per l'episodio Clean Shaven di Anurag Kashyap nel film collettivo Madly e presto nella serie Apple Shantaram.

Al suo fianco, nei panni dello studente Tejas, c'è il giovane Akash Thosar.

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Nel secondo corto, accanto allo scapolone interpretato da Neil Bhoopalam, c'è uno dei volti più conosciuti e politicamente impegnati del cinema Hindi: Bhumi Pednekar.

Classe 1989, l'attrice ha cambiato la definizione dell'eroina mainstream nei film di Bollywood grazie a personaggi come la sopravvissuta a uno stupro di Sonchiriya, l'avvocato attivista di Bala e l'implacabile donna-cecchino di Saand Ki Aankh.

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Il terzo cortometraggio vede tra marito ed amante, interpretati da Jaideep Ahlawat e Sanjay Kapoor, la determinata e volitiva Reena: a indossarne i panni è Manisha Koirala.

Nepalese di origini, Koirala è uno dei volti più noti di Bollywood dalla metà degli anni '90. L'attrice è un'autentica veterana di cinema e televisione e ha commosso i suoi follower quando ha raccontato apertamente la sua battaglia contro il cancro sui social.

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L'ultimo corto ha per protagonista assoluta Kiara Advani: dal debutto bollywoodiano del 2014 con Fugly e dall'expolit di due anni dopo con MS Dhoni: The Untold Story, l'attrice è diventata una delle più richieste, fino ad apparire nel film Guilty, una produzione originale Netflix.

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Un vero e proprio franchise

Lust Stories è il secondo capitolo di una trilogia. Il primo film della serie è Bombay Talkies: sempre quattro corti, diretti da Karan Johar, Dibakar Banerjee, Zoya Akhtar e Anurag Kashyap, dedicati alla celebrazione dei 100 anni del cinema indiano.

Il terzo e ultimo film del franchise è #Ghost Stories, antologia horror in quattro episodi (i registi sono gli stessi: Johar, Banerjee, Akhtar e Kashyap) che ha debuttato su Netflix il primo gennaio del 2020.

Il vibratore di Kiara Advani

La scena più iconica di Lust Storie è l'orgasmo di Megha davanti ai genitori di suo marito: un piacere procurato da... un vibratore.

La Advani ha rivelato al sito India Today di non aver mai usato un sex toy e di essere stata molto nervosa prima delle riprese. L'attrice si è informata con una ricerca su Google e guardando alcune scene del film #La dura verità.

Karan Johar, il nostro regista, mi chiedeva di non ridere, voleva che fossi il più possibile disinvolta. Prima di girare, mi ha detto: 'Recita con molta sincerità, fai in modo che sia vero, lasciati andare nel roteare gli occhi'.

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Kiara Advani nella scena dell'orgasmo di Lust Stories
L'orgasmo sfrenato di Megha

Le proteste di Lata Mangeshkar

La scena della masturbazione di Kiara Advani non ha suscitato proteste per i suoi contenuti, ma per l'utilizzo delle musiche. Nel momento in cui il dildo si attiva, Johar ha usato Kabhi Khushi Kabhi Gham, una canzone famosa di Lata Mangeshkar, una delle più amate cantanti di musica da film indiane.

Lata, 90 anni, non sarebbe stata informata, lamentano i suoi famigliari.

Ci chiediamo perché hanno sentito il bisogno di usare una canzone Bhajan cantata dalla voce più venerata dell'Asia per mostrare l'orgasmo della protagonista. Avrebbero potuto usare qualsiasi altra canzone. Alla sua età non vogliamo esporla a questa pessima e imbarazzante profanazione.

L'accusa di plagio

Ancora per la scena-clou del vibratore: molti utenti sui social hanno accusato il regista di plagio. Quel passaggio sarebbe davvero troppo simile ad un momento di La dura verità, la commedia con Katherine Heigl e Gerard Butler.

Ricordate la scena al ristorante in cui il comando a distanza per far vibrare il dispositivo finisce nelle mani di un bambino?

I riferimenti all'attualità

La parte più conservatrice dell'India è insorta contro Lust Stories, accusando registi e produttori di volere alterare la società.

In realtà, il film tocca argomenti centrali nel Paese come i matrimoni imposti e combinati, la frustrazione del desiderio femminile, l'obbligo di arrivare vergini alle nozze, l'altissimo numero di stupri, spesso di gruppo.

Il portale Scoop Whoop ha raccolto questi momenti realistici in 11 scene-chiave.

La sessualità maschile? Noiosa

Anurag Kashyap, il regista del primo episodio, ha spiegato al sito News Bytes di essersi concentrato sul racconto della sessualità femminile perché quella maschile è "noiosa e stereotipata".

È stato un caso che le protagoniste siano donne. Ma nel nostro Paese, quando si parla di desiderio e lussuria, quella degli uomini è veramente noiosa. Viviamo in un Paese che reprime così tanto la sessualità, dove una donna non dovrebbe nemmeno provare piacere: è per questo che in qualche modo tutti noi abbiamo scelto una donna come protagonista.

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Radhika Apte in una scena del film Lust Stories
Radhika Apte nel corto di Anurag Kashyap

Il remake in Telugu

Lust Stories è un film Hindi: l'impatto avuto su pubblico e critica ha convinto tre registi (Sankalp Reddy, Nandini Reddy e Tharun Bhascker) a realizzare un remake in Telugu, la lingua parlata nell'India centro-meridionale.

Dalla produzione assicurano che le storie saranno diverse da quelle dei corti originali e adattate al contesto di Tollywood: l'unica scena ricalcata su Lust Stories sarà quella del vibratore di Kiara Advani.

Al suo posto, ovviamente, ci sarà la superstar Eesha Rebba.

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Gli elogi della critica

Le recensioni per Lust Stories sono unanimemente entusiaste. I critici indiani concordano nel dire che i soggetti delle storie sono attuali e intriganti, i diversi registri degli autori consentono di tenere alta l'attenzione degli spettatori e il cast dei protagonisti fornisce un'ottima prova.

Su tutte le motivazioni, prevale la descrizione accurata della sessualità femminile, un argomento trattato raramente nei film indiani. Alaka Sahani dell'Indian Express ha paragonato il lavoro del film allo strappo dal corpo di una donna della dupatta, il velo che copre la testa dalle ragazze.

I personaggi femminili e i loro desideri sono al centro di ognuna di queste storie. I loro desideri non sono sempre di natura puramente sessuale. Al contrario, sono associati alla ricerca della loro identità, alla lotta per vivere alle loro condizioni e alla scoperta dei numerosi piaceri della vita. Questi registi hindi hanno finalmente scavato a fondo in quest'argomento.

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Anche l'India diventa "sex positive": Lust Stories vuole "ridare" il piacere alle donne e invitarle ad abbracciare le gioie del sesso senza vergognarsene.

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