Scontri del botteghino e incontri voluti dal destino: nel fine settimana pasquale sbarcheranno dei cinema italiani due prodotti di stampo fantastico-fantascientifico veramente agli antipodi come pubblico di riferimento. Da una parte Steven Spielberg farà rivivere l'epopea di Ernest Cline su grande schermo con Ready Player One - un cult assoluto per un pubblico nerd prevalentemente maschile - dall'altra Disney porta al cinema un kolossal variopinto e visionario, pensato per affascinare anche il pubblico femminile.
Nelle pieghe del tempo fonde un classico della letteratura fantastica per ragazzi, l'omonimo romanzo di Madeleine L'Engle recentemente trasformato anche in una graphic novel - con la necessità crescente di produrre più storie al femminile, davanti e dietro la macchina da presa. Alla regia di questo kolossal da 100 milioni di dollari troviamo infatti Ava DuVernay (Selma, 13th), la prima cineasta afroamericana a gestire una pellicola live action dal budget a otto zeri e realizzata con le tecniche più avanzate di tridimensionalità e risoluzione IMAX.
Il cast è così etnicamente variegato da essere palesemente composto per risultare il più diversificato possibile: oltre alla giovane protagonista afroamericana Storm Reid, la triade di bizzarre protagoniste Signora Chi, Signora Cos'è e Signora Quale è affidata alle attrici Oprah Winfrey, Reese Witherspoon e Mindy Kaling. Sfortunatamente, è proprio questo il caso di dire che il buon cinema non vive solo di buone intenzioni.
Nelle pieghe del tempo: cromatismo e confusione
Se c'è una linea editoriale che Disney sta tenendo e che merita di essere lodata è quella dei suoi recenti live action. Nonostante i risultati al botteghino non siano sempre stati esaltanti, la Casa del Topo continua a pensare e realizzare film dedicati al pubblico più giovane. Il filone un tempo glorioso del cinema per ragazzi - il cui target di riferimento non ha mai impedito a nessuno di realizzare classici del cinema - è stato disertato dalla maggior parte dei produttori, ossessionati dall'attirare un pubblico più trasversale possibile. Con qualche importante, meravigliosa eccezione, Disney è l'unico studios statunitense a non dimenticare mai il pubblico dei più piccoli in sala.
Dopo fallimenti clamorosi e ingiustificati come quello di Tomorrowland (un film per ragazzi tanto snobbato quanto riuscito), ci voleva un certo coraggio per presentarsi nelle sale con l'ennesimo lungometraggio pensato per il pubblico più giovane. Anzi, delle più giovani: pur essendo rivolto a tutti i piccoli in sala, Nelle pieghe del tempo con il suo cast al femminile e la sua protagonista insicura e geniale è chiaramente pensato per galvanizzare le piccole spettatrici. La bella e tormentata Meg, interpretata da Storm Reid, è il modello ideale in cui identificarsi. Non ha un carattere facile, è scorbutica e insicura, ma superata la sua naturale diffidenza nasconde un grande coraggio e un talento non comune per la matematica. Una scelta non scontata, che distrugge il classico binomio film per bambine - film femminile dai toni rosati e lo fa a suon di equazioni e fisica.
Nelle pieghe del tempo: tanti buoni propositi, poco cinema
Non ho dubbi sul fatto che i giovani spettatori ameranno seguire Meg Murry, il suo compagno di scuola e il suo geniale fratellino nelle pieghe del tempo, alla ricerca di quel padre scomparso misteriosamente qualche anno prima. Il progetto è calibrato sui loro gusti, ingentilito nei toni e decisamente accattivante nel guardaroba sfavillante delle protagoniste e nel cromatismo brillante delle creature e dei mondi che verranno visitati da Meg.
Da cinefili e adulti però la visione del film si rivela così noiosa e lenta da essere spossante. Se è sacrosanto dare la possibilità a registe donne e afroamericane di farsi spazio nel mondo del cinema, è pretestuoso e controproducente puntare su un nome come quello di Ava DuVernay, le cui capacità dietro la macchina da presa sono mediocri nei momenti migliori. Così come in Selma, il suo stile si conferma ridondante e stucchevole, affossando ancor di più un film che già si appoggia a peso morto sui suoi messaggi positivi, senza un briciolo di verve, carisma o una punta di cattiveria.
Le musiche accattivanti diventano sin troppo moleste, i colori vivaci si fanno fastidiosi in un viluppo di effetti speciali non proprio all'altezza dello standard Disney, per non parlare della scarsa agilità con cui la pellicola infila gli spiegoni del caso e ripete i medesimi schemi narrativi all'infinito.
Nelle pieghe del tempo sembra proprio senza fine, incapace di dare un guizzo, di avvincere lo spettatore e il cinefilo in sala, imprigionato e affaticato dalla sua stessa nobile missione. Era da un po' che Disney non sbagliava così clamorosamente un film.
Nelle pieghe del tempo sarà nelle sale italiane dal 27 marzo 2018.
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