Torna la spia di Sua Maestà, in un film dall'incipit magistrale - un piano sequenza infinito che riprende Daniel Craig durante il Dia de Los Muertos in Messico - con una parte centrale chiassosa e fracassona e con un finale alla Notting Hill. Spectre, penultimo film (per ora) della saga di 007 diretto dal regista di Skyfall, Sam Mendes, tira le somme dei precedenti capitoli con Craig protagonista.
James Bond si scopre fallibile. In seguito ad un incidente internazionale scatenato da 007, il membro del governo britannico Max Denbigh sponsorizza il pensionamento della sezione 'doppiozero' dell'MI6 in favore dell'utilizzo dei droni. Parallelamente, Bond indaga su un losco giro internazionale legato ad alcuni attentati, scoprendo una ramificata rete criminale, la SPECTRE appunto, su cui troneggia impassibile e spietato il machiavellico Franz Oberhouser di Christoph Waltz.
Fino a Skyfall, l'iconico personaggio tratteggiato da Craig si era distinto per il modo in cui aveva in un certo senso rotto la tradizione prima letteraria - quella di Ian Fleming - e poi cinematografica di 007.
Con Spectre si torna, almeno parzialmente, alle origini: osserviamo Bond ordinare un vodka Martini (e pazienza se si sente rispondere "che non vengono serviti alcolici ma solo centrifughe salutari"), preme il pulsante di espulsione dell'Aston Martin DB10 e atterra con nonchalance sul Lungotevere, trova abiti firmati persino in mezzo al deserto, ha una mira infallibile, ammira una Rolls Royce Phantom proprio come il suo alter ego dei romanzi.
Il ritorno alle origini di 007 serve a mitigare l'accezione privata di Bond offerta dalla versione di Craig, agente tormentato dal passato e dalla prospettiva di un futuro in solitaria. Paventando, quindi, un ritorno sui binari cari al precedente film diretto da Mendes, incredibilmente Spectre cambia fatalmente rotta, palesandosi al pubblico come un action stiracchiato - la durata è eccessiva, la trama stenta a decollare - in cui la spia di Sua Maestà viene psicanalizzata.
Se già in Skyfall la presenza ingombrante di M assurgeva al ruolo di madre putativa dell'orfano Bond, nel secondo action di Mendes è ancora una volta una donna a toccare le corde giuste nel cuore di 007: la dottoressa Madeleine Swann (Léa Seydoux) chiede all'agente segreto "di fermarsi", di rovesciare le prospettive e appendere la Walther PPK al chiodo. Bond vacilla e a metterlo sul lettino ci pensa freudianamente (e materialmente) il villain Oberhauser di Waltz, che poi in realtà è il celeberrimo Ernst Stavro Blofeld, mente della SPECTRE, il quale costringe 007 a fare i conti col proprio passato, rivelandogli i collegamenti tra tutti gli omicidi cui la spia ha assistito impotente, Vesper compresa.
Spectre compie un piccolo passo indietro rispetto a Skyfall ma centra l'obiettivo di regalare allo spettatore sprazzi di entertainment puro, tra esplosioni, atterraggi di emergenza, sparatorie e feroci colluttazioni in treno. Con il 24esimo capitolo di 007 ritorna in auge l'action nudo e crudo, che non riesce però ad offrire una valida - seppur tentata - rilettura di un mito pop del Novecento.
Costato quasi 250 milioni di dollari, il film è entrato nel Guinness dei primati per "la più grande esplosione della storia del cinema", ottenuta utilizzando 8.418 litri di carburante e 33 kg di esplosivo. La scena è stata girata a Erfoud, in Marocco, set già utilizzato per 007 - Zona pericolo.
Christoph Waltz non è stata la prima scelta per Blofeld. Prima fu contattato Gary Oldman, che però rifiutò. La Seydoux, invece, si presentò quasi ubriaca al provino ma chiese ed ottenne di poter tornare per un'altra audizione.
L'inseguimento romano fra l'Aston Martin DB-10 di Bond e la Jaguar C-X75 di Mr. Hinx (lo interpreta Dave Bautista) ha richiesto l'utilizzo di ben 15 prototipi (8 Aston Martin e 7 Jaguar).
Monica Bellucci era andata già vicina nel '97 a diventare una Bond Girl. Il film era Il domani non muore mai, il secondo girato da Pierce Brosnan. La parte di Paris Carver andò poi a Teri Hatcher.
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