È davvero possibile dirigere un film di Star Wars che soddisfi il pubblico senza riserve? A ogni nuovo Episodio, la risposta si avvicina sempre di più al no e l’impresa si fa sempre più impossibile. Gli Ultimi Jedi si prende ben 2 ore e 32 minuti per tentare di spuntare quante più caselle dell’infinita lista di cose che un film di Star Wars nel 2017 deve fare: il risultato è un film imponente, che si fatica a processare all’uscita dalla sala.
L’Episodio VIII è tra i più ricchi di eventi e di svolte dell’intera saga. Il cammino che i tanti, tantissimi personaggi percorrono è molto lungo, anche se gran parte dell’azione è compressa in poche, concitate ore di battaglia tra il Primo Ordine e la Ribellione. In che direzione si sta muovendo la mitologia della galassia lontana, lontana? La risposta è sorprendente e oscilla tra molti alti e qualche basso.
Il vero risveglio della Forza
Il regista di Looper e Brick - Dose Mortale ha sempre amato il dialogo con il pubblico, la riflessione su quanto un film è e dice mentre racconta la sua storia allo spettatore. Gli Ultimi Jedi a livello stilistico non ha una forte personalità e anzi, pesca a piene mani dalle incredibili soluzioni visive di Rogue One e Il Risveglio della Forza per le sue comunque riuscitissime scene di battaglia, duelli con spade laser e restante componente da film action.
Dove Johnson fa la differenza (e dove si accolla un rischio ben superiore a quello di Abrams) è nella filosofia stessa della galassia lontana e della Forza. La fascinazione del regista e sceneggiatore per il trio di Jedi a sua disposizione e per il concetto stesso di Forza è tanto evidente e marcata che Episodio VIII si avvia ben presto ad essere uno dei capitoli più metafisici della saga. Si torna finalmente a riflette sui concetti universali e umanitari su cui era stata costruita la prima trilogia: cos’è la Forza? Cosa rende una persona un Jedi? Perché un equilibrio tra Lato Oscuro e luce è necessario e auspicabile?
Il rapporto a distanza tra Rey e Kylo Ren, il passato di Ben Solo e Luke Skywalker e il tentativo molto abbozzato di Rey di essere la discepola di Luke costituiscono il cuore narrativo e pulsante del film. Johnson è capace di rendere più complessa e sfumata l’eredità di Luke Skywalker, di far crescere nella Forza Rey senza perdere quella sua purezza distintiva, arriva persino di strappare per lunghe sequenze (ma mai del tutto) Kylo Ren al suo destino fallimentare di post adolescente iracondo.
Quel che non funziona
Quanto però si ritrova per le mani personaggi e situazioni che non lo ispirano parimenti, il film incappa in parecchie impasse. Poe si scava un posto nel futuro della saga ma senza una vera e propria evoluzione; Finn rimane intrappolato in una lunga parentesi narrativa il cui taglio avrebbe molto giovato al film; gli inserti di lusso di Laura Dern e Benicio del Toro sono mal gestiti e superflui. La domanda che ha tenuto col fiato sospeso i fan (chi sono i genitori di Rey?) riceve una risposta che per certi versi potrebbe essere eccezionale, se non fosse che il regista la butta lì per scrollarsi di dosso il fardello e continuare per la sua strada.
Le più grosse pecche di Gli Ultimi Jedi sono probabilmente imputabili allo zampino esterno dell’imponente macchina produttiva Disney. Le creature a metà tra Pokémon e animali del bosco che popolano i pianeti visitati sono chiaramente in odore da merchandise (vedi il caso Porg) e si rivelano inutili e dannose, così come il pretestuoso addominale al vento ficcato a forza in una scena altrimenti drammatica.
Lo sbaglio più madornale è lo stesso di Thor: Ragnarok, che ha vanificato la possibilità di realizzare un grande film. Anche ne Gli Ultimi Jedi c’è questa inspiegabile e insopprimibile esigenza di essere ironici ad ogni costo, di piazzare la battuta a interruzione (forzata) del momento di tensione. Per un film così acutamente consapevole del suo essere un episodio di Star Wars, per un lungometraggio che dialoga molto spesso con il pubblico su come esserlo nel 2017, questo scivolone verso i cinecomics Marvel è davvero poco riuscito.
La seconda parte del film, e in particolare l’ultima spettacolare mezzora, fugano però ogni dubbio sulla qualità dell'operazione. Si tratta sempre di cinema che mira all'intrattenimento, ma si punta al più alto livello. Gli Ultimi Jedi è space opera sì, ma con l’aspirazione di fare un discorso complesso, di ampio respiro, egalitario e profondamente umano. Episodio VIII è profondo senza perdere in leggerezza, sa essere adulto nel suo sorprendente accostamento tra Ribellione e Primo Ordine come due facce non così dissimili della stessa realtà.
Considerazioni finali
Svoltando bruscamente dal sentiero sicuro e già battuto da Abrams, Gli Ultimi Jedi finirà di certo per avere un consenso meno universale. La sua più grande eredità per l’immenso universo partito dai film di George Lucas è quella di aver traghettato in maniera definitiva la saga nella complessità morale e narrativa del nostro tempo.
Episodio VIII è una visione che vale la pena di fare, così ricca di spunti che sicuramente genererà un acceso dibattito tra i fan della saga. Gli appassionati continueranno per mesi a scomporne elementi e ad analizzarne filosofia e punti deboli. Per tutti gli altri ad attenderli al cinema c’è un ottimo esempio di intrattenimento d’intelligenza e ambizione. Non azzecca tutto, certo, ma quantomeno ritiene lo spettatore abbastanza adulto e intelligente da concedersi di prendere una direzione inaspettata senza preavviso: questa è già una grande conquista. Sarà anche un gran film nell’economia della saga? Solo il tempo fornirà la giusta risposta, ma di certo Rian Johnson non si è né risparmiato né tirato indietro di fronte a una sfida sempre più impossibile.
Star Wars: Gli Ultimi Jedi sarà nelle sale a partire dal 14 dicembre 2017.
Commento
Voto di Cpop
60Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!