Jaume Collet-Serra e Liam Neeson tornano sul luogo del delitto di quella che in maniera sorprendente è diventata una grande saga non ufficiale del cinema contemporaneo. Al pari di James Bond e Bourne, c’è un personaggio che popola l’immaginario dei film action commerciali. Il suo nome e la sua storia pregressa cambiano in ogni pellicola (non poi di molto), ma una costante lo accompagna.
Presto o tardi il suo interprete Liam Neeson - attore ormai votato alla causa - tirerà su un telefono cellulare e dirà a chi minaccia o rapisce qualche membro della sua incolore famiglia che lo troverà e guai a lui se ha fatto male a un suo congiunto.
L'Uomo sul Treno, torna l'eroico Liam Neeson
In L’uomo sul Treno Neeson è un pendolare sulla frequentatissima linea ferroviaria che porta gli abitanti dei sobborghi in centro a New York. Ha una moglie e un figlio affettuosi, ma tante preoccupazioni di carattere economico e ancora qualche anno a separarlo dalla tanto sospirata pensione.
Se la formula è ormai rodata, a crescere pellicola dopo pellicola è l’ambizione dello strano sodalizio cinematografico che ha dato il via a un sottogenere vero e proprio. Stavolta l’intento nemmeno troppo nascosto è quello di fare il verso a Hitchcock, di tirar fuori un thriller in cui un uomo qualunque si ritrova in una situazione paradossale, angosciante e di difficile risoluzione.
A gettare scompiglio nella vita del protagonista ci pensa una donna misteriosa, interpretata da Vera Farmiga. L’affascinante sconosciuta lo sfida, un po’ per scherzo e un po’ per minaccia, a trovare un passeggero misterioso che non dovrebbe trovarsi tra i pendolari che frequentano abitualmente il treno e che ha con sé un oggetto rubato. Non ci vuole un genio per intuire che ben presto la famiglia di Neeson diventerà la molla con cui farlo collaborare.
L'Uomo sul Treno, la recensione: eroico Liam Neeson
L'Uomo sul Treno soddisfa più che ampiamente le sue premesse nello svolgimento iniziale del film, ma violando sin da subito il suo prestito hitchcockiano. Il personaggio di Neeson dell’uomo comune ha poco o niente: è un ex poliziotto, è stato in grado di risollevare le sorti della famiglia in un momento di crisi, ha una perspicacia pari solo alla sua rettitudine morale. Nel segmento iniziale del film però l’incredulità del protagonista e le sue reazioni plausibili alla situazione in cui si ritrova consentono al film di essere ben più efficace del previsto.
Jaume Collet-Serra e Liam Neeson non resistono a lungo al rigore narrativo e alla patina grigiastra che il supposto realismo quotidiano della storia impongono. Così l’escalation di colpi di scena e teorie complottare s’ingigantisce a dismisura, in modo da giustificare la veloce trasformazione del grigio e ligio assicuratore nell’eroe action che il 65enne Neeson non può che interpretare (e che ormai gli riesce discretamente). Quando la componente action si fa più marcata, la coerenza e la plausibilità della storia (e del senso stesso di alcune svolte) vanno completamente alla malora.
In fondo però lo spettatore de L’Uomo sul Treno cosa cercherà in sala? Vorrà coerenza narrativa o la rassicurazione che può fornire un Liam Neeson che in un modo o nell’altro riesce sempre a rimettere a posto la situazione e a mandare a quel paese gli affaristi di Wall Street e le malvagie organizzazioni internazionali che minacciano la sua famiglia?
L’uomo sul treno sarà nei cinema italiani a partire dal 25 gennaio 2017.
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