Lo ha anticipato direttore Alberto Barbera, lo ha confermato con tono categorico il governatore della regione Veneto Luca Zaia: la Mostra d'arte cinematografica di Venezia 77 si terrà nelle date stabilite, ovvero dal 2 al 12 settembre 2020. Niente cancellazioni, niente slittamenti per il festival cinematografico più longevo del mondo. Laddove Cannes e Locarno sono capitolate e persino gli Oscar paiono in forse, la realtà italiana a sorpresa sembra diventare il punto fermo del mondo festivaliero e delle sorti del cinema d'autore.
In un anno che si preannuncia già poverissimo di uscite - soprattutto di film d'autore - Venezia in tandem con la giovane rivale Toronto diventa una finestra vitale per salvare il salvabile e rilanciare l'anno cinematografico proprio all'inizio della ricchissima stagione che porta all'inverno, alle feste e alle premiazioni di fine anno.
Possibile che proprio uno dei paesi europei più colpiti dalla pandemia globale diventi culla di un rinascimento festivaliero in campo cinematografico? Certo la collocazione nel calendario della Mostra, che solitamente si svolge tra fine agosto e inizio settembre e quest'anno è un po' più tardiva del solito, è davvero fortunatissima. Gli organizzatori avranno tutta l'estate per pensare come disegnare l'edizione all'insegna della sicurezza anti Covid-19, mentre le alte temperature dovrebbero ridurre il rischio di infezione, nelle ultime settimane disponibili prima di un ritorno del freddo e dei contagi, scenario già vaticinato dagli esperti.
La Mostra del cinema è stata confermata e si terrà regolarmente, come da precedenti annunci, dal 2 al 12 settembre 2020. Quando si terrà il Festival di Venezia 2020?
Il festival di Venezia 2020 si farà…ma a che condizioni?
Se il governatore Zaia ha assicurato come certo lo svolgimento del Festival, a inizio maggio il direttore Barbera era sembrato più cauto. In una lettera inviata a tutto il comparto cinematografico italiano, il responsabile della Mostra tastava il terreno, chiedendo al mondo del cinema nostrano di rispondere con chiarezza alla Biennale, impegnandosi a portare film e relativi autori in Mostra.
Sarebbe semplicemente impossibile pianificare un festival senza sapere se voi abbiate l'intenzione di utilizzarlo per ripartire e per dare un forte segnale nel mantenere il cinema vivo, anche in questi tempi difficili.
A quanto pare le risposte da dietro le quinte sono arrivate e sono state incoraggianti, perché da qualche giorno a questa parte la questione non è più se ma come e quanti. Lo snodo cruciale per il Lido rimane infatti come organizzare proiezioni e incontri con la stampa garantendo la sicurezza di giornalisti, delegazioni e mondo dell’industria.
La Sala Darsena e la Sala Grande (i due schermi più importanti tra quelli a disposizione della Biennale) sono molto capienti, ma per rispettare le distanze di sicurezza bisognerà ridurre gli ingressi. La soluzione potrebbe essere quella di aumentare il numero di proiezioni di un singolo film, in modo che i giornalisti e i partecipanti riescano tutti a vedere la pellicola, spalmandosi su più turni. Questo scenario però rende impossibile sostenere il numero di film che di solito la Biennale ospita: tra concorso, sezione Orizzonti, Giornate degli autori, restauri, eventi speciali e film fuori concorso, ci si avvicina al centinaio di pellicole.
Riducendo i film in concorso - magari sacrificando un paio di sezioni - la Mostra potrebbe farcela. Ovviamente bisogna aspettarsi anche un taglio più o meno drastico degli accrediti per stampa, industria, fotografi e tutte le realtà presenti in Mostra. Meno partecipanti in loco, meno film: con una dieta dimagrante la Biennale conta di cavarsela.
E per chi non riuscirà a raggiungere l’Italia o non vorrà sottoporsi a quarantene al ritorno? La soluzione, già paventata dal festival di Toronto, è una sala digitale. Nella sua lettera Barbera scrive di stare considerando l’opzione streaming:
una sala di proiezione virtuale, usando una piattaforma online sicura […] e di avere accesso allo streaming, a sessioni interattive di Q&A con i cineasti, e transazioni online tra operatori dell'industria e del mercato.
Un altro punto spinoso è quello delle delegazioni: quanti vip saranno disposti a calcare il tappeto rosso armati di mascherina e rischiando uno stop di settimane al rientro a casa? La presenza delle star però è quasi essenziale per richiamare la stampa internazionale. La soluzione potrebbe essere quella del collegamento streaming per le conferenze stampa e le interviste, con il Lido popolato da star italiane o dagli irriducibili, disposti a sostenere Venezia con la loro presenza.
Insomma, anche se nulla è ancora certo (nemmeno lo svolgimento di Venezia, sempre vincolato alla tenuta sanitaria del paese), possiamo già delineare un ritratto di massima dell’edizione 77 della Mostra d’arte cinematografica di Venezia: meno film in concorso e meno accreditati in loco, più misure di sicurezza e distanziamento sociale. Di certo i fan dovranno dire addio alle folle accalcate al red carpet per un autografo o un selfie con i loro beniamini. Meno pubblico, probabilmente, per un festival che rispetto al concorrente francese è pensato anche per avvicinare il cinema agli spettatori.
Rimane una grande incognita la piattaforma digitale: dovrà essere uno strumento a prova di hacker per evitare che i film vengano piratati, ma anche abbastanza stabile per garantire una visione a giornalisti e addetti ai lavori collegati da mezzo mondo.
Insomma, le sfide sono davvero tante. Anche se la Mostra dovesse risultare più dimessa e austera del solito, il fatto che ci sia la volontà concreta e costruttiva di non far saltare Venezia è già un traguardo non indifferente.
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