Citadel: Diana, recensione - un viaggio tra morale e potere in una Milano distopica

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Autore: Nicholas Massa ,

L’universo narrativo di Citadel si espande con Citadel: Diana, nuova serie tv disponibile su Prime Video dal 10 ottobre 2024, portando sul tavolo una storia del tutto inedita e alcune maestranze italiane che destano sicuramente interesse.

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Il genere dello spionaggio vive e respira attraverso alcuni modelli creativi specifici e personaggi che ne hanno praticamente plasmato la storia mondiale. Con questo progetto, gli autori hanno deciso di giocare proprio con ciò che gli appassionati potrebbero supporre, per poi modificarne le possibilità e finanche ampliarle, in un mondo con regole precise e alcuni nomi dal peso fondamentale. L’attrattiva del progetto Citadel risiede proprio in questo suo respiro ampio e internazionale e nel fatto che ogni singolo tassello si nutra di una libertà creativa specificamente connessa agli autori e agli artisti che ci hanno lavorato.

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Come anticipato, con Citadel: Diana ci troviamo in Italia. Questo particolare racconto, diviso in 6 episodi, attinge da ciò che abbiamo visto nella prima stagione della serie madre (in termini di universo in cui si muovono i personaggi) disponibile su Prime Video, trovando fin da subito una strada tutta sua proprio in questo senso. Muovendosi fra intrighi, ombre e maschere, Citadel: Diana offre uno sguardo interessante su un mondo che ha sicuramente tantissimo da dire e raccontare attraverso i propri protagonisti e meccanismi, plasmando una scrittura in continuo movimento e dalle ragioni profondamente umane.

Citadel: Diana - Muoversi dietro le linee nemiche

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La prima stagione di Citadel: Diana si concentra sulla donna che compare nel titolo della serie, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis). Diana è una super spia al servizio dell'oscura Manticore. Fredda e razionale quando la conosciamo, si trova impegnata in una missione fondamentale per comprendere la situazione della “filiale” italiana di questa agenzia. In realtà, Diana è un’agente sotto copertura per la controparte positiva, Citadel, costretta a fare il “doppio gioco” a causa di alcuni drammatici eventi personali.

Da una situazione delicata e pericolosa come questa si sviluppano le trame di Citadel: Diana, lanciando gli spettatori nel groviglio di ombre e potere della Manticore italiana, in mano alla terribile e temuta famiglia degli Zani, ricchi e potenti grazie ai loro affari nel mercato delle armi. Nella danza fra la morte, la verità e le conseguenze umane e interiori di un lavoro del genere, si sviluppa una serie tv sempre in movimento, dai mille interrogativi, difficile da comprendere nell’immediato, ma comunque affascinante da scoprire a poco a poco.

Il binomio strumento e umano

Una delle primissime cose che salta all’occhio in Citadel: Diana è il tema del dualismo, elemento che ricorre in quasi tutti i personaggi in gioco. La stessa Diana viene costantemente spezzata in due a causa delle scelte che l’hanno portata a essere quella che è quando incrociamo il suo cammino. Il doppio gioco tra le due agenzie e il fatto di trovarsi costantemente sotto copertura, in parallelo alle conseguenze di un settore sempre rischioso sulla vita di tutti i giorni e su coloro che sono all’oscuro dei fatti. Il lavoro svolto in questo senso da Matilda De Angelis risulta molto convincente, restituendo sullo schermo il volto spezzato di una donna che deve scontrarsi con l’imprevedibilità di una vita che la mette costantemente alla prova.

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Prime Video/Credit By Marco Ghidelli
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In parallelo, c’è l’emotività soppressa di un essere umano che si trova a servire veri e propri mostri senza scrupoli, vedendo coi propri occhi fin dove l’avidità umana potrebbe spingersi per il potere e il controllo sugli altri. Diana è uno strumento in mano a tante maschere: la vediamo muoversi tra le ombre della propria esistenza, e sarà soltanto la sua iniziativa personale a scuotere un minimo le cose.

L’abbandono dell’obbedienza rende Diana un personaggio sicuramente interessante con cui entrare in contatto, nonché una spia che rompe tutti gli stereotipi del genere Spy, ritagliandosi un percorso tutto personale in cui sono la sua determinazione, risolutezza e forza a fare la differenza su ciò che la circonda. In questo, i primissimi piani regalati dal regista di Citadel: Diana, Arnaldo Catinari, sono estremamente funzionali: vediamo una Diana/Matilda irriconoscibile e fredda fin nel midollo, ma che tradisce sempre una scintilla di umanità interiore negli occhi.

Il dualismo, come anticipato, ritorna anche nel personaggio di Edo Zani (Lorenzo Cervasio), pur se in modo differente. Pure in questo caso ci troviamo davanti alla costruzione di un personaggio sfaccettato e spaccato in due, con cui è facile empatizzare, ma di cui non vogliamo anticiparvi troppo. L’importante è sottolineare che tutta Citadel: Diana è frammentata nelle menzogne e verità che elargisce con tanta facilità.

La possibilità di dare uno sguardo oltre le linee nemiche, fra le pieghe della Manticore, inoltre, desta un interesse indiscutibile e alcuni approfondimenti su questo universo narrativo da non sottovalutare affatto. I concetti di bene e male tornano a imperare, anche se continuamente sfumati dalle singole visioni di coloro che decidono le sorti del mondo come lo conosciamo.

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Un contesto futuristico e razionale

Un’altra grande protagonista di Citadel: Diana è proprio la Milano in cui si svolgono gli eventi principali del racconto. Essendo la serie ambientata nel 2030 (con alcuni flashback precedenti funzionali a introdurre la protagonista), anche la fantascienza diventa centrale nella caratterizzazione di un contesto che si presenta subito freddo e soffocante agli occhi degli spettatori. La modernità tecnologica ha preso il sopravvento, fornendo alcune idee interessanti per i gadget in uso agli agenti, ma allo stesso tempo ha relegato il mondo, o almeno così pare, ad alcuni geometrismi che ritornano perfettamente nell’architettura della suddetta metropoli.

Così vediamo la protagonista di Citadel: Diana muoversi in questa città militarizzata e distaccata, in cui il controllo del potere si percepisce anche senza bisogno di dialoghi o spiegazioni. Il suo passo è scandito da ciò che ha dentro e dai pensieri che sembrano ingombrarle la testa. Il tempo scorre e gli eventi proseguono senza sosta; ci sono scelte da prendere, con la morale generale che si scontra con quella personale. La serie, quindi, utilizza il dolore di Diana per esplorare gli abissi impenetrabili della Manticore, in questo caso Europa/Italia, rielaborando ogni possibile etichetta morale in una scrittura che preferisce celarsi piuttosto che rivelarsi, il che contribuisce alla tensione in corso.

Prime Video/Credit By Marco Ghidelli
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Pur sviluppandosi da idee non troppo originali, Citadel: Diana funziona e cattura fino alla fine, grazie soprattutto alla scrittura dei suoi protagonisti, più che per le scene d’azione. Queste ultime diventano quasi una componente secondaria quando si confrontano con i demoni che ogni personaggio si porta dentro, in un contesto in cui niente è mai come sembra.

Commento

Voto di Cpop

75
Citadel: Diana si pone come nuovo tassello del grande universo narrativo che sarà Citadel. Sfruttando un tocco tutto personale e alcune maestranze italiane, questa nuova serie tv, disponibile su Prime Video dal 10 ottobre 2024, funziona in ciò che fa, trasportando in un contesto dal sapore sia familiare che inedito. Tutti i meriti si devono rintracciare nella costruzione dei suoi protagonisti e nel lavoro fatto dal cast (specialmente quello di Matilda De Angelis), convincente nel suo muoversi in un contesto che sa, per alcune cose, abbastanza di classico.

Pro

  • La scrittura e caratterizzazione dei protagonisti.
  • Il lavoro fatto dal cast nel portarli sul piccolo schermo.
  • Alcune idee di fondo in termini di contesto.

Contro

  • Citadel: Diana funziona nel suo insieme ma risulta anche classica in alcune cose, specialmente per i più avvezzi al genere.
  • Alcune scene action non troppo convincenti.
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