È bello essere il re, recensione: Mel Brooks raccontato nella sua autenticità

Autore: Manuel Enrico ,

Ha parodiato il western, la fantascienza e l’orrore. Ci ha raccontato la storia del mondo a suo modo, imponendosi come uno dei maestri della comicità cinematografica. Si potrebbero passare ore a parlare di Mel Brooks, osannato per Frankenstein Jr e Balle Spaziali, ma difficilmente in questi discorsi si va oltre la sua figura istrionica, indagando su chi sia l’uomo dietro il sorriso guascone del buon Mel. Eppure la vita di Melvin James Kaminsky è essa stessa una fantastica storia, che fortunatamente ha incontrato Isabella di Leo, autrice di È bello essere il re.

L’affinità tra l’autrice milanese e l’istrionico regista ha già dato vita in passato a Si può fare, volume a fumetti con cui Isabella ha raccontato la genesi e lo sviluppo di Frankenstein Jr da una prospettiva differente, nata grazie a una titanica impresa di ricerca e di consultazione di fonti che le hanno consentito di realizzare uno dei più completi ed emozionanti backstage del cult di Brooks.

È bello essere il re: la nascita della comicità di Mel Brooks

Pur concentrandosi sul cult di Brooks, Si può fare aveva già evidenziato come Isabella di Leo fosse interessata a presentare Mel Brooks sotto una luce differente, non limitandosi a valorizzarlo come geniale autore, ma volendo dare risalto anche e soprattutto alla sua dimensione umana. Dialoghi sentiti e vividi, piccoli scorsi personali e un’attenta costruzione di una rete di congiunture storiche che dessero spessore al suo racconto, sono stati questi gli elementi con cui l’autrice ha costruito una sorta di universo narrativo in cui poter andare a inserire diverse storie. Un mosaico di momenti e situazioni spesso dimenticate dalla cultura pop che, in verità, costituiscono il fulcro della personalità di Brooks, che per Isabella di Leo costituiscono l’essenza del regista, come dimostrato nel suo racconto a fumetti A Playboy’s Love Story, stupendo ritratto del profondo amore che ha legato Mel Brooks alla moglie Ann Bancroft.

A dimostrazione di come la filmografia di Mel Brooks non sia il focus dei racconti di Isabella Di Leo, ma sia in realtà un punto di partenza per raccontare l’interezza dell’esperienza emozionale di Brooks. A smuovere la sua vena narrativa è la passione sincera e autentica per Brooks, un interesse che la spinge ad approfondire l’uomo dietro la risata. 

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È questa la radice narrativa di È bello essere il re. Rimandando a un momento narrato già in Si può fare, assistiamo a Mel e Gene che si occupano del montaggio di Frankenstein Jr. Nel mentre, Mel confessa che è agitato dal fatto che stia per esser intervistato da un giornalista di Playboy, un’ansia che l’amico Gene cerca di curare aiutando Mel spingendolo a raccontarsi. 

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Tramite questo espediente, Isabella svela un retroscena della vita di Mel Brooks, legata a un periodo d’oro della televisione americana: gli anni 50. Anni in cui le case americane accoglievano volti che diventavano familiari rapidamente, segnando profondamente il tessuto sociale americano. Tra questi personaggi figurava Sid Caesar

Caesar, un artista versatile, regnò sovrano sul varietà americano attraverso i suoi show settimanali in diretta. Il suo repertorio spaziava dall'ilarità slapstick alla stand-up comedy, persino al genere musicale. Sid godeva del sostegno delle menti più brillanti disponibili nel network, sia tra coloro che si esibivano settimanalmente sul palco con lui, sia tra coloro che lavoravano dietro le quinte - basti pensare che nel suo team c'era anche Woody Allen. 

Come altri artisti del periodo, Caesar si era formato come artista tramite spettacoli in resort, conoscendo il giovane Melvin Kaminsky. La loro amicizia, interrotta dalla seconda guerra mondiale, riprese al ritorno di Marvin nella Grande Mela, quando Melvin, intenzionato a entrare nel mondo dello spettacolo, divenne uno degli autori del programma di Sid. 

Le angosce nascoste dalle risate

La possibilità di raccontare questo capitolo spesso dimenticato della vita di Mel Brooks ha il merito di guidarci dietro le quinte di un periodo affascinante della cultura televisiva americana, mostrandoci una delle radici della comicità di Brooks. Ma non solo.

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È bello essere il re, infatti, non è un mero resoconto neutrale animata da una volontà di dare una visione storica di Brooks e del periodo, ma è frutto della voglia di Isabella di Leo di aprire una parentesi nella vita di Brooks, svelandone le crepe dell’anima dietro la sua adorata risata. Come accaduto in Si può fare, la di Leo vuole privilegiare la dimensione umana di Mel Brooks, dove la risata è spesso una maschera dietro cui nascondere fragilità e disperazione. 

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Mel Brooks & Sid Caesar: è bello essere il re!

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Sotto questo aspetto, È bello essere il re si rivela un emozionante raccontato in cui vengono mostrate anime spezzate dagli orrori di una guerra che ha segnato profondamente l’America post bellica. Demoni come sindrome post-traumatica, la fuga nell’alcol e la disperata affermazione di un sé incapace di accettare le proprie debolezze diventano elementi narrativi raffinati con cui l’autrice crea tavole di spiazzante umanità. 

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Una ricchezza emotiva che sorprende, grazie alla visione dai tratti cartooneschi di Isabella di Leo, capace tanto di esaltare la vivacità istrionica dei due comici, quando di lasciar emergere le ferite che cercano di nascondere. Il tratto di Isabella di Leo è perfetto nel trovare l’essenza emotiva dei protagonisti, colpendo duramente al cuore il lettore con tavole di grande intensità, con cui esaltare l’umanità dei suoi protagonisti. 

Perché leggere È bello essere il re

Nel raggiungere questo scopo, Isabella di Leo riesce a far emergere la sensibilità dei protagonisti, tramite dialoghi di spiazzante realismo e costruzione di tavole dotate di una dialettica di devastante intensità, con volti sofferenti e posture rigide che tradiscono la difficile condizione umana dei personaggi. Ne risultano un Brooks a tratti sgradevole e si troppo tronfio nei rapporti con i colleghi e un Caesar straziante nella sua lotta contro i suoi demoni interiori. 

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Una struttura emotiva diametralmente opposta a Si può fare, dove l’amicizia tra Brooks e Wilder è frutto di una positività salvifica, in cui Brooks in certi momenti diventa il fratello maggiore che protegge Gene. Con Si può fare, assistiamo a un prequel di questa maturità emotiva di Brooks, che passa attraverso una dipendenza emotiva tossica, figlia di un’idealizzazione di Sid Caesar che lentamente crolla sotto l’emergere della verità. 

È bello esser il re è una lettura ricca di emozioni, in cui la vitalità della narrativa di Isabella di Leo consente di conoscere due personalità complesse e affascinanti, calandole all’interno di un periodo storico della cultura televisiva americana di grande rilevanza. Un fumetto che dimostra le potenzialità didattiche del medium, particolarmente consigliato a chi ha apprezzato La Meravigliosa Mrs Maisel.

Commento

cpop.it

80

È bello essere il re si rivela un emozionante raccontato in cui vengono mostrate anime spezzate dagli orrori di una guerra che ha segnato profondamente l’America post bellica. Demoni come sindrome post-traumatica, la fuga nell’alcol e la disperata affermazione di un sé incapace di accettare le proprie debolezze diventano elementi narrativi raffinati con cui l’autrice crea tavole di spiazzante umanità.

Pro

  • Racconto affascinante ed emozionante
  • Lo stile di Isabella di Leo premia il racconto emotivo
  • Continua il racconto umano di Mel Brooks da parte dell'autrice

Contro

  • Richiede una buon conoscenza della cultura televisiva americana
  • -
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