Hexagon Bridge - Orizzonti Obliqui, recensione: l'arte del parlare per immagini

Immagine di Hexagon Bridge - Orizzonti Obliqui, recensione: l'arte del parlare per immagini
Autore: Livia Soreca ,

Tra le novità di Edizioni BD di ottobre 2024, Hexagon Bridge - Orizzonti Obliqui è un titolo che già dal design di copertina si è rivelato un mondo misterioso, tutto da scoprire: un fumetto autoconclusivo, di ambientazione sci-fi, che costituisce il debutto di Richard Blake nella nona arte.

Di cosa parla Hexagon Bridge - Orizzonti Obliqui

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Quando la coppia di esploratori Jacob e Elena si ritrova intrappolata in una bizzarra dimensione parallela, la figlia chiaroveggente Adley, dotata di poteri psichici, si lancia in una rischiosa missione di salvataggio accompagnata dal robot senziente Staden. Decisi ad arrivare dove nessuno si è mai spinto, sulla loro strada incontreranno creature indecifrabili tra realtà in evoluzione, fino ad arrivare in un mondo al di là di ogni immaginazione.

In un mondo in cui esseri umani e robot senzienti convivono e cooperano, quello di Adley e Staden è un viaggio verso l'ignoto, la partenza da un porto sicuro - l'Hexagon 12 - verso il caos.

La scrittura di Hexagon Bridge potremmo definirla "settoriale", ragiona per comparti: i primi tre, ad esempio, sono rispettivamente dedicati ai genitori di Adley e a quest'ultima giovanissima: pochissimi dialoghi e una breve ma essenziale porzione di passato, raccontata quasi totalmente attraverso le immagini, inserite in una sequenza cinematografica - ricordiamo che Richard Blake nasce come storyboard artist.

Da subito i personaggi sono immersi in ambientazioni dove la realtà a noi contemporanea appare circondata da pareti sgretolate. Elena e Jacob sono due cartografi che sfidano la sorte attraversando il Ponte, che in Hexagon Bridge rappresenta il grande passo verso l'ignoto e, per certi versi, lo step più rischioso ma necessario per saziare la sete di conoscenza.

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Il viaggio è un tema caro tanto all'autore quanto ai personaggi. Hexagon Bridge, infatti, è una perpetua questione tra il partire e il ritrovare - e il ritrovarsi, dove viaggiare e dunque spostarsi diventa simbolo del proprio coraggio, nonché bisogno, di spingersi oltre, del lasciare la propria culla per andare al di là delle cose.

Richard Blake mette su carta un concept - o meglio, un high-concept - sicuramente non facile da gestire, tant'è che forse un ostacolo alla riuscita completa della trama sta nell'aver scelto una storia e un'ambientazione che, quasi per natura, richiedono un ampio piano su cui poggiarsi e, soprattutto, molti più nodi essenziali da non poter sacrificare.

Ciononostante, non sarebbe corretto dire che Hexagon Bridge non sia un'opera godibile anche nella sua estrema sintesi, poiché se ne riesce ad apprezzare e comprendere il nucleo primordiale, accattivante ed evocativo.

Hexagon Bridge: raccontare attraverso le immagini

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Quando abbiamo intervistato Richard Blake, l'autore ha precisato l'impellenza di riuscire a raccontare attraverso le immagini:

Credo che l'aver avuto un po' di esperienza nel lavorare nel cinema mi abbia sicuramente aiutato quando ho iniziato a fare fumetti, in particolare per quanto riguarda raccontare la storia più il visivamente possibile, prima di ricorrere al dialogo per trasmettere le informazioni narrative.

Ciò che di Hexagon Bridge colpisce il lettore è senza alcun dubbio il comparto artistico, non solo perché nella maggior parte dei casi sussiste senza necessità di troppe parole, ma anche per la sua incredibile complessità di composizione.

Di per sé, infatti, siamo di fronte a una storia la cui trama è tanto concisa nei tempi quanto densa di strati e dettagli veicolati dalle illustrazioni. Se si avesse la possibilità materiale di porre uno zoom su di esse, si scoprirebbero livelli su livelli del disegno stesso, soprattutto quando a fare da protagoniste sono le architetture tanto realistiche quanto futuristiche.

Se dunque la scrittura in senso stretto risulta sintetica e veloce, ogni singolo elemento illustrativo dilaziona il tempo di approccio all'opera, riservando al lettore - o meglio, all'osservatore - una miriade di cose non dette, ma presenti lì sotto gli occhi e pronte ad essere scoperte e scrutate.

Così come i personaggi sembrano spesso smarrirsi tra le contorte strade del loro precorso verso l'ignoto e il caos, e così come lo stesso autore si è perso tra i vicoli italiani - così chi legge e osserva finisce col perdersi nelle perturbanti porzioni di mondo di Hexagon Bridge, ed è felice di farlo.

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Vale la pena leggere Hexagon Bridge?

Tirando le somme, Hexagon Bridge è un'opera sintetica ma godibile, dove, coerentemente al bagaglio professionale di Richard Blake, spicca enormemente il comparto artistico. Il prodotto di Edizioni BD è un acquisto che consigliamo tanto per il valido contenuto quanto per il design accattivante (complice la copertina rigida) e la qualità della stampa che rende piena giustizia alle tavole e ai colori a cui l'artista dà un immenso valore narrativo e simbolico, utilizzando soprattutto palette di toni freddi.

L'edizione riserva al lettore anche diversi contenuti extra dalla bellezza e dal valore incommensurabili: una cover gallery, studi dei personaggi, una parte dello storyboard e tantissime tavole in line art, che consentono di sbirciare all'interno del processo creativo dietro Hexagon Bridge.

Commento

Voto di Cpop

87
Hexagon Bridge - Orizzonti Obliqui è un debutto incredibilmente valido di Richard Blake, che riesce a rendere la sua opera estremamente personale poiché mette in pratica la sua esperienza di storyboard artist per riuscire a raccontare quasi soltanto attraverso le immagini. Il comparto artistico è ciò che colpisce ancor più della trama stessa, riservando al lettore infiniti mondi in cui perdersi e ritrovarsi,

Pro

  • Richard Blake riesce a raccontare attraverso le immagini
  • Comparto artistico mozzafiato
  • Prodotto finale di ottima qualità
  • Contenuti extra impreziosiscono l'edizione

Contro

  • La trama avrebbe avuto bisogno di uno sviluppo un po' più ampio
  • -
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