Il Cavaliere del Drago, recensione: un fantasy poetico e sognante

Il Cavaliere del Drago di Emanuele Airoli e Emiliano Tanzillo ci narra in maniera poetica e sognante una pagina meno nota del Ciclo Arturiano.

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Autore: Domenico Bottalico ,

saldaPress porta in Italia Il Cavaliere del Drago, non un fantasy qualunque ma un vero e proprio esperimento editoriale del suo autore Emanuele Airoli, qui coadiuvato dai disegni stellari di Emiliano Tanzillo, che, dopo un decennio di approfondite ricerche filologiche e bibliografiche ha portato alla luce un pezzo inedito o per meglio dire incompleto del Ciclo Arturiano. 

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Di cosa parla Il Cavaliere del Drago

Sivar giovane di bell'aspetto che abita sull'Isola che Non Sa. La sua vita trascorre placida se non fosse che il ragazzo non ha mai conosciuto sua madre. Vedendolo turbato, il padre decide finalmente di raccontargli qualcosa in più della donna: si chiamava Lilith e lui era giunto sull'isola dopo che era morta grazie al potente Merlino. Si trattava di una seidkona, una strega, una custode delle antiche magie silvestri. 

Nel momento in cui Sivar inizia ad indagare sulle sue origini però attira le attenzioni di Morgana che, dopo aver imprigionato con l'inganno Merlino stesso, ha messo in moto un piano per spodestare Re Artù grazie all'aiuto di forze arcane e misteriose che fanno capo a Elcmar, signore del Blodborn.

Il ragazzo si mette in marcia verso la corte di Artù nella speranza di poter avere un colloquio con lui e avvertirlo del pericolo ma andare a colloqui con un Re non è così semplice. La strada più diretta sembra essere quella di partecipare - e vincere - ovviamente una giostra fra cavalieri.

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Quando però Sivar sembra essere prossimo alla vittoria succede l'impossibile: un drago attacca il castello ma solo lui può vederlo! Perché solo lui può vederlo e cosa c'entra il Sacro Graal in tutto questo? Grazie all'aiuto del poderoso Golian e dell'asuto Didan, Sivar inizia una impresa che lo porterà fino ai "confini del mondo" per salvare Re Artù.

Il Cavaliere del Drago: ritorno alle origini

Il fantasy è un genere sulla cresta dell'onda da qualche anno, è un dato di fatto. Lo è anche se filtrato attraverso le sue molteplici declinazioni mentre meno "in voga" è la sua forma più pura di cui il Ciclo Arturiano è la componente fondante. Si tratta di un corpus ricchissimo composto anche di episodi meno noti e, soprattutto per questo motivo, Il Cavaliere del Drago è una lettura incredibilmente appagante e stratificata.

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Emanuele Airoli riesce a pescare e attualizzare non solo un episodio meno noto del Ciclo Arturiano ma anche un personaggio come Sivar che risulta molto empatico anche per lettori giovanissimi grazie ad un tema universale come la ricerca delle proprie origini e del proprio posto nel mondo.

Un altro stilema tipico del fantasy, quello della lotta al Drago, mai come in questo racconto assume allora i connotati di una lotta personale per l'affermazione di sé stessi. L'idea che solo Sivar infatti possa vederlo è un elemento narrativo intrigante che evidenzia ancora una volta come l'impresa del protagonista sia innanzitutto personale, intima per meglio dire.

Il Cavaliere del Drago è quindi un racconto di crescita, una storia di affermazione a discapito degli ostacoli apparentemente insormontabili che si parano di fronte.

L'autore asciuga la sceneggiatura che non si perde in fronzoli o ancora peggio in spiegoni. Le spiegazioni sono essenziali e tutte propedeutiche ad un ritmo incalzante che tiene il lettore incollato alle pagine. Al netto dello sforzo filologico dell'autore, è curioso constatare come questa "pagina" decisamente meno conosciuta del Ciclo Arturiano contenga tante "immagini" riprese in maniera molto efficace dalla cultura pop. Dal drago invisibile alla partita a scacchi con pezzi giganti fino alla coppia di comprimari che bisticciano ma aiutano il protagonista.

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Il Cavaliere del Drago: un comparto grafico raffinatissimo

Sfogliando Il Cavaliere del Drago è impossibile non rimanerne affascinati e perdersi nelle sue pagine, merito delle raffinatissime matite di Emiliano Tanzillo. Parlando del fantasy a fumetti, l'idea comune è quella di uno stile aggressivo, chiaroscurale, fatto di linee spesse e muscolari. Il disegnatore invece si muove in maniera diametralmente opposta.

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Lo stile di Emiliano Tanzillo è infatto incentrato su un uso molto espressivo del colore e della tecnica dell'acquerello. Con pennellate ampie e definite, il disegnatore riesce infatti a creare sfumature che danno profondità sia ai personaggi che alle sequenze più atmosferische. La line-art è sicura e si rifà alla scuola della linea chiara francese mentre il character design ricerca una costante personalità fra illustrazione e animazione con soluzioni tutt'altro che scontato - basti vedere Morgana e Nimue.

Discorso a parte merita la costruzione della tavola. Essendo un fumetto realizzato e pubblicato inizialmente in Francia, Il Cavaliere del Drago è impostato come tale cioè con una gabbia da 6 o più vignette. Si tratta di una soluzione che quando viene rimaneggiata da Tanzillo in soluzioni più spettacolari - sbordature, utilizzo della coordinata verticale - ne esaltano stile e caratteristiche. Dove però la gabbia è più rigida, soprattutto nelle sequenze con più dialoghi - costringe il disegnatore a sacrificarsi anche in termini di inquadrature.

Il volume

saldaPress propone Il Cavaliere del Drago nella collana Maèstro e quindi in un volume cartonato formato 18x26 cm. La carta scelta è patinata ma opaca, dall'ottima grammatura. Si tratta di una scelta volta ad esaltare il lavoro grafico di Emiliano Tanzillo che infatti ne esce ben valorizzato. Visto la genesi del graphic novel, sarebbe stato d'uopo sicuramente una parte di extra più corposa con un maggior appronfondimento su alcuni personaggi, luoghi e terminologie usate così come spiegato per Sivar nella breve introduzione firmata dallo stesso Emanuele Airoldi. Molto buona la traduzione e scorrevole l'adattamento italiano.

Commento

Voto di Cpop

70
Il Cavaliere del Drago è una lettura incredibilmente appagante e stratificata. Emanuele Airoli pesca e attualizza un episodio meno noto del Ciclo Arturiano trasformandolo in un racconto di crescita, una storia di affermazione a discapito degli ostacoli apparentemente insormontabili che si parano di fronte. Sfogliando il volume è impossibile non rimanerne affascinati e perdersi nelle sue pagine, merito delle raffinatissime matite di Emiliano Tanzillo e dell'uso molto espressivo del colore e della tecnica dell'acquerello.

Pro

  • consigliato a chi cerca un fantasy "classico" e sognante ma...
  • disegni superlativi di Emiliano Tanzillo
  • ottimo apparato redazionale di accompagnamento

Contro

  • ...alcuni riferimenti potrebbero andare persi se non si ha una infarinatura del Ciclo Arturiano
  • il talento di Tanzillo ha volte è costretto in tavole dalla gabbia troppo rigida
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