Il mondo in un punto fisso, recensione: un delicato ritratto del mondo scolastico

Autore: Manuel Enrico ,

Funambolici giocolieri, clown scatenati e titubanti domatori di tigri. Il mondo di Arturo è uno sfavillante circo, di cui è centro vitale e voce narrante, un caleidoscopico universo in cui pochi sono ammessi, perché questo tendone esiste solo in un punto fisso: quello di un adolescente autistico non verbale.

La dimensione circense è un’interpretazione poetica del misterioso cosmo in cui si rifugia Arturo, elemento cardine di Il mondo in un punto fisso, toccante volume edito da saldaPress firmato da Luigi Formola e Valerio Forconi.

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Presentato ai lettori ad inizio aprile, in concomitanza con la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dei Disturbi dello Spettro Autistico, Il mondo in un punto fisso è il nostro punto di contatto con un ambiente sociale più ampio, che tocca con sorprendente solidità e sensibilità il contesto scolastico, coinvolgendo non solo gli alunni ma anche il corpo docente.

Il mondo in un punto fisso: raccontare la scuola da un prospettiva differente

Il focus principale, come detto, è su come Arturo conduce la sua esistenza. Le problematiche che derivano dalla sua condizione sono evidenti sin dall’inizio, mostrando come ogni gesto per noi scontato sia per la famiglia di Arturo una lotta quotidiana. Una disperazione che scorre come lacrima sul volto della madre del giovane, ostinata nell’accudire sorridente il figlio ostentando un serafico ottimismo costantemente infranto dalle evidenti difficoltà di Arturo.

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Il mondo in un punto fisso

Una fatica mal condivisa dal marito, incapace di nascondere la frustrazione per la condizione del figlio, immagine distorta della sua idea di paternità, tanto da creare ferite in un matrimonio che affronta una situazione di costante tensione, culminando in una rabbiosa, disperata esplosione di solitudine da parte della madre di Arturo, sparata con disarmante forza contro il marito:

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Volevi un figlio con cui guardare le partite in TV, che ti aiutasse al negozio… Non hai mai voluto accettare che avesse bisogno di più attenzioni e che non potrà mai dirti a parole che ti vuole bene.

Emerge un contesto familiare sfilacciato, fatto di incomprensioni che gravano fortemente sulla donna, che apparentemente trova supporto solamente in Tommaso, insegnante di sostegno cui è affidato Arturo. Il docente ha sempre il sorriso pronto, sembra essere in grado di comprendere il ragazzo, seguendolo con sincero affetto.

Il suo occhio amorevole non si focalizza solamente su Arturo, ma spazia sull’intera classe, posandosi anche su Ricky e Irene. Il primo, un ragazzino di buon cuore affezionatosi ad Arturo, preso di mira da un gruppo di cyberbulle, mentre la seconda è l'incarnazione dell’anima ribelle dell’adolescenza, incapace di gestire e comunicare la propria indole risultando spesso spigolosa e di difficile gestione per gli insegnanti.

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Questo quartetto di personaggi ritrae una situazione quotidiana che abbraccia diverse realtà scolastiche, in cui trovare un equilibrio tra insegnamento nozionistico ed emotivo non sempre viene raggiunto.

I mondi di Arturo

L’esperienza diretta di Luigi Formola come docente di sostegno e la sua delicata percettività consentono di avere dialoghi particolarmente concreti e credibili, capaci di veicolare la sensibilità di Tommaso in primis, ma anche di creare situazioni in cui assistiamo a momenti toccanti, traspare con evidente forza.

Grazie a una dinamica narrativa che non vive di ipocrisie o sovrastrutture narrative, il volume punta a un racconto emotivamente onesto e concreto, in cui sono mostrate senza maschere le difficoltà quotidiane tanto dell’autismo quanto dell’adolescenza per alcuni ragazzi.

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Ne risulta un intreccio fatto di momenti in cui si viene emotivamente travolti da questa vicenda umana, fatta di piccoli passi verso una speranza sempre più fragile, alimentata da parole di scientifica freddezza, e tracolli emotivi che straziano il cuore dei lettori. Non una ricerca del dramma forzato, quanto una volontà di offrire una consapevolezza delle realtà meno note in cui si destreggiano numerose famiglie.

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Il mondo in un punto fisso

Il mondo in un punto fisso

I silenzi di Arturo, la sua apparente indifferenza a un mondo che lo vorrebbe partecipe, sono la forza trainante dell'opera. Quanto più la madre cerca appigli per una parvenza di normalità, tanto più Arturo sembra svanire maggiormente nel suo rifugio onirico, risucchiato in quel punto fisso che caratterizza l’autismo.

Tuttavia, che si tratti di Arturo, Ricky o Irene, Tommaso diventa il transfer emotivo con cui Formola ci guida in questo affresco umano. Il vissuto dell’autore diventa le fondamenta di una trama che unisce critica a un sistema incapace di fronteggiare le sfide quotidiane dell’ecosistema scuola e la complessa convivenza con patologie di grande impatto, dando vita a una storia in cui non esistono protagonisti ma vite, ferite o speranzose, che cercano di non cedere allo sconforto.

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Come un ragazzino autistico che riesce a infrangere le sue barriere per soccorrere il suo amico, ricorrendo al solo modo che ha per comunicare. Ed è così che Arturo, la variabile imprevedibile di questa comunità scolastica, diventa il vero eroe della storia, emettendo un urlo salvifico, che attira tutti, perché come dirà Ricky, quando gli viene chiesto il perché di questo urlo:

Perché voleva difendermi e non ci è riuscito.  

Due mondi, un'unica identità

Il mondo in un punto fisso risulta particolarmente vivido grazie ai disegni e ai colori di Valerio Forconi, che non crea un solo mondo, ma ben due. La realtà condivisa dai protagonisti è immersa in una scala di grigi con rari sprazzi di colori, che lascia respirare immediatamente l’atmosfera greve della vita di questi personaggi.

Forconi si sofferma sui dettagli, con il suo tratto delicato coglie le sfumature umorali dei personaggi, ritraendo con un tocco di straordinaria umanità il mondo interiore di queste anime al limite. Una sensibilità imprescindibile per un racconto come Il mondo in un punto fisso, in cui l’essenza stessa della storia è radicata nelle espressioni dei personaggi.

A Forconi va riconosciuto di avere realizzato mirabilmente le transizioni tra realtà e onirico, preservando la fisionomia dei personaggi ma adattandola a una nuova gamma espressiva, più vivace e serena, quasi spavalda nella sua iper-cromatica vitalità. Non solo una perfetta interpretazione visiva, ma anche una costruzione della tavola in cui figurano intuizioni strutturali particolarmente felici, che passano da un approccio tradizionale a slanci creativi che sfondano la separazione tra i due mondi di Arturo.

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Il mondo in un punto fisso

Il lavoro di Forconi è così sinergico all’inventiva di Formola che si percepisce il vissuto emotivo anche senza leggere balloon o didascalie. Tutto è racchiuso in un sorriso che rischiara un volto troppo a lungo adombrato da pensieri e sofferenze, nel gesto scoordinato di un ragazzino che solo così manifesta la propria felicità o nel riuscire a compiere autonomamente un piccolo, insignificante gesto come lavarsi i denti. Insignificante forse per chi legge, ma che per chi ha atteso quel momento da anni è tutto.  

Il mondo in un punto fisso è una lettura che ricambia la fiducia del lettore con un tesoro emotivo impagabile. I due autori utilizzano il medium fumetto come una finestra su un mondo spesso dimenticato, dando voce a chi troppo spesso non ne ha, ricordandoci che esistono solo le barriere che la nostra sensibilità decide di erigere, e sperando che sempre più voci si uniscano a Irene nell’affermare:

Qui nessuno lascia indietro nessuno.

Commento

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75

Il mondo in un punto fisso è una lettura che ricambia la fiducia del lettore con un tesoro emotivo impagabile. I due autori utilizzano il medium fumetto come una finestra su un mondo spesso dimenticato, dando voce a chi troppo spesso non ne ha, ricordandoci che esistono solo le barriere che la nostra sensibilità decide di erigere

Pro

  • Delicato e rispettoso dei temi trattati
  • Intuizioni grafiche sorprendenti
  • Dialoghi quotidiani
  • Attenzione alla sensibilità dei lettori

Contro

  • Alcune scelte di linguaggio non in linea con i personaggi
  • Richiede una certa consapevolezza sui temi trattati
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