Diffidare dai paragoni è un'attitudine lungimirante, ma quello tra L'Arminuta e L'amica geniale è l'elefante nella stanza del film di Giuseppe Bonito. Paragone che la pellicola non sembra nemmeno voler rifuggire, dato che dalle fotografie promozionali a molte scelte stilistiche il film ricorda da vicino l'approccio di scelto da Rai e HBO per portare su piccolo schermo la Quadrilogia Napoletana. Le due storie hanno molti elementi in comune sin dalla loro origine letteraria: vedono come protagoniste giovani donne in una condizione sociale ed economica talvolta aspra, alle prese con legami familiari convoluti e caratterizzati da scoppi violenti, ma il cui affetto (talvolta feroce) è indissolubile.
In una nazione povera di spazi e opportunità per le sue donne, non stupisce che due autrici finiscano per raccontare il legame forte ma talvolta tortuoso di due ragazzine contro il mondo: in un caso amiche e vicine di casa, nell'altro sorelle di sangue improvvisamente ritrovate. L'Arminuta infatti è una formula dialettale che significa proprio questo, la ritornata. È la storia di una tredicenne vissuta in un contesto benestante, educata, colta e posata, che si ritrova sbalzata all'improvviso in una dimensione a lei aliena, che le viene presentata come la sua nuova famiglia, anzi, la sua vera famiglia.
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La trama di L'Arminuta
Giuseppe Bonito ci fa calare nei suoi panni, in quelli di una ragazzina ben vestita e dall'italiano perfetto che si ritrova a tavola circondata da sconosciuti in canotta e mutande, dalla strettissima parlata dialettale. Il film è tutto giocato sull'incomprensione prolungata della protagonista sul perché d'improvviso la sua vera famiglia l'abbia affidata a dei sconosciuti, che a loro volta protestano di essere i suoi consanguinei più stretti. C'è una madre rude e dalla cattiva stella incapace di dirle la verità o mostrarle i suoi sentimenti, un fratello vagabondo che al contrario i suoi sentimenti è incapace di trattenerli, un padre violento, dei fratelli bulli e infine una sorellina che si prende subito a cuore le sorti della nuova arrivata, con un senso pragmatico che la dura vita che conduce le impone, da cui affiora solo sporadicamente un'ingenuità infantile che dovrebbe esserle propria.
Se il cinema italiano è sempre schiavo di questo tipo di contraddizione tra proletario e borghese, basso e alto, campagna e città in una contrapposizione molto novecentesca e parecchio stanca, L'Arminuta trova il senso d'esistere e la sua forza nel punto di vista che abbraccia: femminile e infantile. Infantile come puro dato anagrafico. La protagonista della storia e la sua sorellina non comprendono molte cose a causa della loro età, ma sono tutt'altro che sciocche. Il loro sguardo è limpido sulla realtà e sulle persone che le circondano e guida il film a guardare con onestà e realismo entrambi i mondi di cui è figlia L'Arminuta: uno in cui dietro le attenzioni e i gesti d'affetto si nasconde un distacco parentale che diviene via via evidente anche alla ragazzina e l'altro brusco e di poche parole, in cui però l'amore materno e familiare è sempre più tangibile.
L'Arminuta trae la sua forza da un cast perfetto
Giuseppe Bonito (Figli) non ha la mano del collega Saverio Costanzo, ma è pragmatico abbastanza da mettersi nella sua scia, firmando una regia funzionale alla narrazione della storia, che sfiora spesso la confezione televisiva (quella di livello però), senza brillare ma mantenendo sempre una direzione precisa. Personalmente ho trovato che la parlata dialettale dei protagonisti (unita a un sonoro non sempre cristallino) ponesse qualche difficoltà di comprensione al pubblico a cui non è familiare quella specifica cadenza. Magari l'opzione del sottotitolo a cui si è ricorsi sia per L'amica Geniale sia per altri prodotti simili si sarebbe potuta contemplare, almeno per un paio di passaggi ostici.
Il vero lavoro di fino L'Arminuta l'ha fatto in fase di casting. In un paese in cui gli attori bambini capaci sono rari quasi quanto le creature magiche delle leggende, in cui persino un gigante come Netflix spesso ricorre a giovani interpreti la cui recitazione lascia davvero molto a desiderare compromettendo gravemente la riuscita dei prodotti Made in Italy, un'esordiente come Sofia Fiore è un tesoro prezioso. Metà del lavoro del film lo fa la sua presenza fisica, il suo aspetto: i suoi lunghi capelli ramati, il suo portamento posato e naturalmente elegante "da signorinella", il suo volto dai tratti delicati rendono palpabile la distanza iniziale fisica ed esistenziale che c'è tra lei e le persone con compongono la sua nuova famiglia. Fiore si dimostra poi un'interprete capace, così come la giovanissima e spigliata Carlotta De Leonardis, che nei panni della piccola Adriana talvolta incarna persino uno sfogo comico per una storia tanto drammatica.
Che Vanessa Scalera sapesse interpretare con grande realismo ogni sfumatura di una certa durezza contrita che certe donne (e madri) sono costrette dalla cattiva sorte a indossare lo sapevamo già grazie a Imma Tataranni. La speranza è che non venga rinchiusa da qui ai prossimi dieci anni in questo tipo di ruolo, ma nel frattempo è innegabile che contribuisca e non poco a dare solidità e cuore anche a questo progetto.
L'Arminuta sarà nelle sale italiane a partire dal 21 ottobre 2021.
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