Nostalgia, no grazie: la recensione di Ready Player One

Steven Spielberg torna negli anni '80 delle sale giochi e della musica pop, ma senza perdere il contatto con la contemporaneità e la realtà: la recensione di Ready Player One.

Autore: Elisa Giudici ,

Avere settant’anni e non sentirli: una descrizione che forse merita solo lui, Steven Spielberg, capace di regalare a 70 anni un film action e avventuroso di una freschezza e una godibilità che due ore e venti seduti in sala trascorrono in un battito di ciglia.

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OASIS vs realtà in una scena di Ready Player One
Il confine tra realtà e virtuale è ancora preciso, ma Spielberg riesce a scavalcarlo con impressionante agilità

Non è un eterno ragazzo Spielberg (che stasera 21 marzo 2018 riceverà il David di Donatello), è una figura molto più complessa e con una conoscenza dei registri cinematografici immensa, capace di convincere con un film tradizionale e politico come The Post e stupire pochi mesi dopo con Ready Player One, un lungometraggio che esplora la frontiera delle possibilità virtuali e reali del cinema fatto con green screen ed effetti speciali.

Reale e virtuale nelle mani di Steven Spielberg

Steven Spielberg affronta la sfida di portare il romanzo cult di Ernest Cline su grande schermo non tanto col piglio del veterano, pur vantando il titolo di padre nobile di quell’immaginario anni ’80 attorno a cui ruotano la realtà virtuale di OASIS e le vite dei protagonisti. Il fertile sottobosco culturale che il creatore di OASIS mette al centro della sua caccia all’Easter egg Spielberg ha contribuito a crearlo con i suoi film dell’epoca, eppure tra scrittore/sceneggiatore e lettori adoranti, il regista sembra proprio la persona meno incline alla nostalgia verso quell’epoca e i suoi stilemi.

Steven Spielberg è ben consapevole dei limiti narrativi del tipo di pellicola con un giovane ragazzo bianco un po’ imbranato con le le ragazze come protagonista che si ritrova a salvare il mondo. Per questo dopo l’inevitabile cappello introduttivo e il diluvio di spiegoni iniziali, il suo Wade Watts (Tye Sheridan) lo getta subito in una gara automobilistica adrenalinica, dove saggia lo stato dell’arte della ricostruzione virtuale del reale nel cinema di oggi.

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Wade Watts nella sua Tana
Wade Watts è il protagonista di una storia irriverente ma mai prona alla nostalgia canaglia

La mimesi è ancora lontana dall’essere immersiva e realistica, ma il passaggio tra la realtà virtuale di OASIS e il presente degradato e vagamente distopico sulla Terra è assai sciolto, trasformando Ready Player One in una delle pellicole sperimentali più riuscite in questo ambito. Quando la tecnica ancora non ce la fa, è il tocco fuoriclasse di Spielberg regista a a mantenere il ritmo alto, l’avventura frizzante e coinvolgente.

Steven Spielberg dice no alla nostalgia

A stupire di più negli ultimi due film del regista statunitense - The Post e Ready Player One - è l’ironia dissacrante e acuta di Spielberg, che proprio non ci sta a prestarsi all’operazione nostalgia che di fatto è il romanzo di Ernest Cline (come vi raccontavo nella recensione dedicata al libro).

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Gli avatar delle persone ballano in una discoteca in OASIS
Spielberg sa gestire alla perfezione anche gli scenari visibili

La caccia di Halliday che porterà un giocatore di OASIS a diventarne il ricchissimo erede è profondamente rivista per esigenze cinematografiche e legali. Non è difficile immaginare in quali problemi di diritti incappi puntualmente ogni opera che fa del citazionismo spinto il suo punto d'orgoglio, quando non proprio la sua spina dorsale. Tuttavia c’è un’altra forza in campo nel cambiare volto alle tre sfide per ottenere le chiavi di Halliday ed è proprio lo spirito giocoso e dissacrante del regista.

Nella caccia alle chiavi e alle porte si ride e irride l'altissimo cinematografico (vedi la seconda prova, decisamente più avvincente della poesiola mandata a memoria imposta da Cline ai suoi protagonisti) e il basso pop di ieri e oggi. Nella versione cinematografica gli easter egg sono tantissimi, certo, ma rimangono l’avvincente cornice di una storia che punta sui suoi protagonisti e su un messaggio semplice ma detto forte chiaro.

Assistito da una sceneggiatura con la voglia di ridistribuire più equamente meriti e colpe tra co-protagonisti finalmente tali e non e meramente propedeutici a Wade, Spielberg porta a casa un film non esente da difetti, ma comunque migliore della più rosea delle previsioni per un adattamento tecnicamente così impegnativo.

Steven Spielberg è quindi ancora una volta riuscito a girare un film di stampo fantastico e avventuroso, fresco e contemporaneo, senza essere retorico o infantile. Potrebbe sembrare una prova di poco conto, considerate le ultime sortite da nomination all’Oscar, eppure a 70 anni compiuti Spielberg è ancora tra i pochissimi in grado di girare un gran bel film d’intrattenimento, rigettando la nostalgia fine a sé stessa con un piglio irriverente e divertito.

Ready Player One sarà nelle sale italiane a partire dal 29 marzo 2018.

Commento

Voto di Cpop

75
Il 70enne Steven Spielberg ci ricorda di essere ancora il migliore (e forse l'unico) regista a poter girare un film d'avventura e azione nella cornice degli anni '80 senza affogare nella nostalgia.

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