Per le scene d’azione, gli scontri, l’arme e i cavalieri si può sempre contare su sir Ridley Scott, che a 81 anni si dimostra ancora un regista di grande dinamismo e capacità di narrare l’azione per immagini con chiarezza e spettacolarità: il suo gusto in fatto di sceneggiature non è propriamente fine (almeno negli ultimi anni), ma è un nome inossidabile della vecchia guardia, che sa sempre portare a casa il risultato dal punto di vista registico.
In The Last Duel al centro della storia c’è una delle componenti cinematografiche che meglio gli riescono: il combattimento, lo scontro corpo a corpo. Il duello del titolo è quello che si consuma in apertura tra due cavalieri a cavallo impegnati a disarcionarsi a vicenda a singolar tenzone. Non si tratta di giostre di cavalleria: in ballo c’è la vita dei contendenti e l’onore di una dama.
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La trama di The Last Duel
Dopo aver assistito alle prime, concitate fasi dello scontro tra i due cavalieri, il film entra nel novero del perché i due si stiano scontrando. Esistono tre versioni della storia, tre verità discrepanti non tanto su cosa sia successo, ma sull’interpretazione da dare ai fatti. Fatti che si sono svolti nella Francia medioevale del 1386, in cui una nobildonna sposata ebbe il coraggio di denunciare presso la corte un cavaliere che le aveva usato violenza in assenza del marito. Lui - Matt Damon, lei - Jodie Comer, l’altro - Adam Driver: il film triangola la storia raccontandoci quanto avvenuto dal punto di vista di tutti e tre.
Nel mezzo ci sono vari personaggi minori, tra cui un Ben Affleck ironico (ridicolo?) che interpreta un conte dai capelli biondo ossigenati che parteggia per lo scudiero invaghitosi della donna convolata a nozze con l’ex amico; tra i due protagonisti ci sono stati parecchi dissapori di carattere economico e personale, che complicano ulteriormente la vicenda.
The Last Duel segna infatti il ritorno dei migliori amici di Hollywood, gli inseparabili Matt Damon e Ben Affleck, che dopo tanti anni indossano di nuovo le vesti di sceneggiatori, affiancati da Nicole Holofcener. L’appeal di questa storia è evidente. È presumibile che "l’ultimo duello di Dio" legittimato dalla legge francese dieci anni fa sarebbe stato raccontato come uno scontro tra inseparabili amici divisi da una bega amorosa piantata dalla moglie di uno dei due e divenuta seme della tragedia. Dopo il #MeToo la storia di Marguerite de Carrouges è invece quella di una donna coraggiosa, che sfida il giudizio della corte (e mette in pericolo la sua stessa vita) per ottenere giustizia.
Femminismo dell’ultima ora
Intenzione lodevolissima, quella di The Last Duel, se il tempismo e le modalità con cui viene presentata non fossero tanto sospette. Cinque, dieci anni fa un film di questo tipo sarebbe stato dirompente: una pellicola che tra i tre contendenti dà pari se non maggior dignità alla voce di una donna offesa e che ha subito violenza, costretta a essere giudicata virtuosa o bugiarda in base all’esito di un duello. Il modo in cui il film si proclama spudoratamente dalla parte della sua eroina, tratteggiando la sua verità come unica possibile in quanto sua, suona eccessivamente partigiano e fasullo. Non che non sia credibile - anzi, è scoraggiante notare i tanti punti in comune tra quella vicenda e quelle di sette secoli più tardi - ma non è mettendo la protagonista su un piedistallo (e lasciandola a margine della vicenda sino alla parte conclusiva del film) che si diventa femministi.
The Last Duel sembra terribilmente concentrato a farsi inserire nella lista dei buoni, a non essere quel tipo di film anche se parla di quel tipo di uomini. Le sue buone intenzioni però risultano in scelte pasticciate e goffe. L’intera ricostruzione medioevale di una certa qual pregevolezza rischia sempre d’incrinarsi di fronte a un’eroina che ha battute e atteggiamenti che sembrano troppo moderni. Le sue battute sembrano tweet. Per mia ignoranza mi sono ritrovata a chiedere se una nobildonna impeccabilmente educata sin da giovanissima età avrebbe per esempio usato una parola come “rape” (stupro) nella Francia medioevale.
Amo molto quando un film mostra una modernità e una certa qual spregiudicatezza che non assoceremmo mai a determinate epoche storiche (principalmente per nostra scarsa conoscenza e pregiudizi), ma The Last Duel non fa nulla per fugare nello spettatore il dubbio che la sua protagonista parli così perché è il linguaggio utilizzato dalle “donne forti” nell’era post #MeToo.
The Last Duel: promossi e bocciati
Al contrario di Benedetta di Paul Verhoeven, le cui scene più spregiudicate sono prese parola per parola dai documenti storici dell’epoca, The Last Duel sembra spesso piegato alle logiche attualissime di chi vuole assicurarsi di stare dalla parte giusta. Per fortuna tra questi “riparatori” non si annovera Ridley Scott, a cui viene messa tra le mani una pellicola ricolma di scene di battaglia e che culmina in un lunghissimo, cruento duello: passaggi che controlla alla perfezione.
Se come temuto Matt Damon e Ben Affleck non sono gli interpreti più credibili e capaci nei panni di cavalieri medioevali francesi, Adam Driver e Jodie Comer sono così convincenti (e talentuosi) da controbilanciarli alla perfezione.
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