The Piper, recensione: un horror con tanti spunti ma senza una voce chiara

Autore: Nicholas Massa ,

Traendo ispirazione dalla celebre fiaba "Il Pifferaio di Hamelin", The Piper, il nuovo lungometraggio diretto da Erlingur Thoroddsen, rielabora le sue intenzioni e narrazione in un contesto più oscuro e horror. L'ampia interpretazione di una storia come questa si presta perfettamente a un'idea cinematografica ipotetica, plasmando l'identità di un personaggio dalle caratteristiche sfuggenti e mai completamente approfondite, per poi creare un'esperienza culturalmente disturbante e terrificante.

Disponibile al cinema dal 18 gennaio 2024, The Piper accompagna il pubblico in una sala sfruttando richiami culturali e fiabeschi chiari, e intrecciando i dettagli più noti in un racconto per immagini dalla natura sia derivativa che inedita. Fondamentale nel progetto è il contributo del compositore Christopher Young (che ha lavorato, tra le altre cose, alle colonne sonore di The Grudge, The Exorcism of Emily Rose e Sinister), chiave di volta principale di una narrazione che sfrutta e rielabora la musica in chiave orrorifica, tratteggiando un vero e proprio personaggio a sé stante.

The Piper: una fiaba con molteplici interpretazioni

Il film si apre con una donna determinata, con tutte le sue forze, a liberarsi di una sua composizione musicale, apparentemente richiesta e tormentata da qualcosa di indefinito. Le sue azioni e la paura derivante dall'intenzione di cancellare per sempre quelle note dalla faccia della terra chiariscono immediatamente che c'è qualcosa che non va nella sua vita, trasmettendo il terrore nei suoi occhi attraverso la presenza forse figlia della stessa partitura musicale che sta cercando di bruciare. Parallelamente, la narrazione si sposta e si concentra sulla vita di Mel (Charlotte Hope), una madre single e flautista di professione, impegnata a dimostrare al suo direttore d'orchestra, il maestro Gustafson (Julian Sands), il proprio valore.

Advertisement

Un'occasione unica le si presenterà quando una celebre compositrice perderà la vita in modo misterioso, e Mel riuscirà a mettere le mani sugli spartiti di un concerto famosissimo che la donna aveva cercato di bruciare per ragioni sconosciute. I fogli, in uno stato d'incompletezza, necessitano di una rifinitura e Mel offrirà le sue competenze musicali allo scopo di studiare e ripristinare l'originale forma di quelle note ormai dimenticate. Prendere in carico un lavoro del genere, però, porterà alla luce una verità oscura sulla melodia e sulla sua natura originaria, attirando l'attenzione della donna su un'antica e malvagia entità che nessuno avrebbe mai sospettato esistere sul serio.

Courtesy of Vertice 360
Immagine id 6599

Musica e narrazione in The Piper

Sviluppandosi dalle interpretazioni e leggende strettamente connesse a una fiaba conosciuta da tutti, The Piper cerca di spaventare il pubblico in sala servendosi di idee e modelli anche interessanti, anche se non elaborati a dovere. La musica è una costante in tutta la narrazione, sia in senso positivo che negativo, giocando continuamente con il proprio linguaggio specifico e l'impatto che ha da sempre sulla razza umana. In questo caso, però, come avviene anche in molti altri lungometraggi dello stesso genere, la natura maligna delle note tende a manipolare e soggiogare tutti coloro che ne vengono in contatto, giustificando le sue intenzioni proprio grazie alla fiaba "Il Pifferaio di Hamelin”.

Advertisement

Questa trovata, nello specifico, è la più interessante di The Piper, cercando di fondere a una storia piuttosto prevedibile un universo che trova le sue radici nell'infanzia di molte persone, risvegliando quei terrori primordiali e irrazionali che si manifestano più facilmente durante la più tenera età e la crescita. Al tempo stesso, però, la pellicola attinge e cita un immaginario orrorifico che gli amanti del genere non faticheranno a riconoscere fin da subito, lavorando con una serie di idee che non impressionano come dovrebbero (i rimandi palesi all'IT di Stephen King sono un esempio di ciò).

Advertisement

Courtesy of Vertice 360
Immagine id 6598

Centrale, in questo contesto, è la caratterizzazione stessa del Pifferaio, che da ombra affabulante si trasforma in vera e propria presenza senziente, capace di irrompere nel reale attraverso le note di una melodia che nessuno dovrebbe mai ascoltare. La sua trasformazione da personaggio appartenente a uno specifico folklore a creatura da incubo rappresenta sicuramente un processo creativo interessante, anche se il peso che questo ha negli eventi affascina senza mai catturare del tutto, pure a livello di comprensione logica e lettura. Conosciamo la fiaba e leggiamo negli eventi le ragioni profonde, ma le immagini rimangono ancorate a una situazione che impressiona fino in fondo solo nelle battute finali.

Vale la pena vedere The Piper?

Nel complesso, The Piper sembra abbastanza un'occasione sprecata, purtroppo. L'insieme narrativo attinge a una suggestione affascinante oltre il grande schermo, ma non riesce mai a essere veramente incisivo e indimenticabile. Il filo conduttore risulta fin da subito piuttosto semplice e prevedibile, pur essendo coerente e incorniciato da un'anima gotica che si riflette direttamente sulle scenografie e sulla colonna sonora, fondamentale e sicuramente impattante. Il vorticoso viaggio nella perdizione di una melodia estremamente pericolosa si trasforma in una sorta di auto-riflessione in cui la protagonista si ritrova faccia a faccia con se stessa e con un'ombra difficile da definire completamente.

Advertisement

Se la suspance nella parte iniziale di The Piper può intrigare, il gusto per un mistero imprevedibile cede ben presto il passo a un climax piuttosto prevedibile e dalla natura presumibilmente commerciale. È proprio nelle sue ultimissime battute che il gioco con gli spettatori perde il mordente iniziale, plasmando qualcosa che forse poteva essere evitato.

Courtesy of Vertice 360
Immagine id 6603

Pur basando l'intero racconto sull'interpretazione di Charlotte Hope, la sua protagonista non risulta quasi mai memorabile, dando vita a un approccio altalenante che può convincere senza però catturare completamente. Il risultato si riflette in un'esperienza cinematografica che sa come spaventare ma non si impegna fino in fondo, restando ancorata a modelli facilmente aggirabili, specialmente con un'ispirazione di base come quella di The Piper. Peccato, perché c'erano tutte le premesse per sorprendere e creare qualcosa di inedito, magari una vera e propria mitologia dal sapore horror fiabesco.

Advertisement

Commento

cpop.it

55

The Piper vuole trasportare i propri spettatori in un contesto di matrice sia horror che inquietantemente affabulante. Le radici fiabesche della storia restano qualcosa d'interessante, come anche le trovate orrorifiche in questo senso. A non convincere, purtroppo, è la caratterizzazione e l'esecuzione generale, presentando una storia che oscilla continuamente fra l'essere interessante e anonima, servendosi di modelli facilmente riconoscibili e di alcune trovate che non convincono e coinvolgono fino in fondo.

Pro

  • La colonna sonora di Christopher Young.
  • La derivazione fiabesca.
  • La costruzione delle scenografie (soprattutto nella parte finale).

Contro

  • La storia non risulta mai del tutto incisiva.
  • Le palesi citazioni non coinvolgono mai fino in fondo.
  • I protagonisti della storia risultano sempre piuttosto anonimi e questa cosa influisce sulla narrazione generale.
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...