The Spanish Princess non mi ha conquistato ma è solo colpa mia: la recensione della seconda stagione

Cara non sei tu, sono io: The Spanish Princess mi ha insegnato il valore del sentirsi fuori posto quando necessario. Recensione di una piccola serie "di nicchia", del cui pubblico palesemente non faccio parte.

Autore: Elisa Giudici ,

No, The Spanish Princess non mi ha conquistato. Anzi, all'inizio della seconda stagione ho provato un certo tedio di fronte alle vicende politiche e umane di Caterina d'Aragona, la prima, fatale moglie di Enrico VIII. Ho comunque diligentemente recuperato in anteprima la prima stagione e il primo blocco di quattro episodi della seconda, che saranno disponibili sulla piattaforma di Starz a partire dal 11 ottobre 2020. D'altronde ho avuto la fortuna d'intervistare gli showrunner della serie e i due protagonisti del titolo in costume, per cui per forza di cose dovevo avere un'idea piuttosto precisa di cosa si trattasse e come la storia evolvesse tra la prima e la seconda informata di episodi. 

Datemi pure della snob (non sareste i primi) ma questa ricostruzione delle vicende umane, sentimentali e politiche di una delle figure femminili protagoniste della grande epoca dei Tudor non la trovo all'altezza. O quantomeno, quando mi approccio a un prodotto il cui snodo principale è la ricostruzione di un'epoca, mi aspetto che sia curato dal punto di vista storico almeno quel minimo necessario per risultarmi credibile, forte del fatto che della Guerra delle due Rose e delle mogli di Enrico VIII ricordo giusto un'infarinatura scolastica.

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Provo un po' di fastidio di fronte alle rilettura smaccatamente femministe e a tratti favolistica data dalla scrittrice Philippa Gregory, autrice che sui Tudor ha costruito un universo letterario vasto e popolarissimo tra le lettrici. Dai suoi romanzi è stata tratta questa serie, a sua volta sequel di The White Queen e The White Princess. Insomma, non è certo la prima volta che la ricetta letteraria di Gregory finisce in TV e con un discreto successo. Significa che funziona, almeno in un nicchia. Nicchia a cui io non appartengo. Cosa volete farci, sono una di quelle persone noiose che quando dici Tudor, York e Lancaster pensa ai romanzi di Hilary Mantel. Non che la sua trilogia sia scevra da un certo tedio, ma è la noia dell'iper-dettaglio storico, della ricerca e contro ricerca per azzeccare ogni sfumatura di un'epoca. Con The Spanish Princess stiamo decisamente da tutt'altra parte. 

Come ti nascondo la battaglia (produttiva)

Certo l'ingegno non manca alla showrunner Emma Frost. Come potrebbe altrimenti far apparire solida una serie che per forza di cose è costretta a continue ricostruzioni di scenari, edifici, costumi, per non parlare di guerre e battaglie, pur non avendo i mezzi necessari per farlo? Per rimanere nel campo delle riletture più o meno fantasiose dell'Inghilterra del XV secolo è evidente che Starz non ha il budget di un Game of Thrones. Di necessità quindi deve fare virtù, riciclando di continuo il pugno di comparse e set a partire da cui viene costruita la corte inglese in cui si muovono Caterina con il suo entourage. 

Nella seconda stagione la serie è messa alle strette dal bisogno di mostrare battaglie che non ha i mezzi per mettere in scena. Caterina d'Aragona infatti dovrà vedersela con gli scozzesi in rivolta, mentre il marito sistema vecchie acredini con il nemico francese Oltremanica. A spronarmi a continuare la visione è stata soprattutto la curiosità di vedere come The Spanish Princess si sarebbe tolta d'impiccio di fronte a questo passaggio inevitabile. La risposta è: nebbia, primi piani e un minimo indispensabile di scene di battaglia, con la protagonista incinta, bardata di armatura che cavalca per le colline dove si consuma la battaglia decisiva.

Starz
Un banner promozionale della seconda stagione

Mi ha anzi sorpreso come qua e là la serie non si faccia intimidire dalla violenza dell'epoca che racconta, mostrando in maniera esplicita accoltellamenti, esecuzioni tramite decapitazione, persino un aborto spontaneo con tanto di feto scivolato nell'erba. Nonostante i palesi limiti produttivi e una squadra tecnica con tanta buona volontà ma poca esperienza, qua e là la seconda stagione qualche colpo riesce anche a metterlo a segno. Il problema è proprio la mancanza di una materia televisiva di livello. Basta guardare ai due bellissimi protagonisti Charlotte Hope e Elliot Cowan, perfetti nella loro fotogenia, meno strepitosi dal punto di vista recitativo, ancor meno convincenti come volti e voci credibili di quell'epoca. Circondata da giovani attori quasi allo sbaraglio, la veterana di Downton Abbey Laura Carmichael (nei panni della vedova Margaret Pole) sembra un gigante di recitazione. 

Questione di nicchia

Alle volte però è solo una questione di aspettativa. Nella nicchia a cui è rivolto The Spanish Princess funziona: con una spruzzata di Storia riletta in chiave femminile contemporanea assicura al suo pubblico una regale storia d'amore messa in difficoltà dalla mancanza di un erede maschio, intrighi e passioni di corte, donne forti che fanno squadra in una società che tenta di stritolarle. Abbondano intercorsi amorosi e scene romantiche, ma anche riflessioni su tematiche che possano stare a cuore a questo pubblico: la maternità (o la mancata maternità), la violenza maschile come reazione a un desiderio di emancipazione femminile, i rimorsi che una donna prova quando prova a pretendere lo stesso potere e le responsabilità della sua controparte maschile. 

The Spanish Princess parla al suo pubblico e, a modo suo, rispetta la storia di Caterina d'Aragona e delle donne della sua epoca e della sua cerchia famigliare, pur finendo spesso per semplificarle eccessivamente. Sì, a me fanno sorridere certe trovate registiche e produttive "di risulta", che riducono di parecchio il grandeur percepito del suo mondo rinascimentale inglese. Al suo pubblico però non importa: il sentimento c'è, la bellezza degli interpreti anche, un po' si sospira d'amore, un po' si compatisce Caterina perché Enrico sa essere davvero una carogna egoista, spesso si fa il tifo per lei. Per The Spanish Princess e il suo pubblico questo è il risultato che conta e per una volta, stando fuori dalla nicchia, non lo contesterò. 

Commento

Voto di Cpop

60
Non si guarda certo The Spanish Princess per il suo rigore storico. La serie è dedicata a una nicchia femminile che vuole sentimenti, costumi e girl power: in questo senso continua a funzionare.

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