Parasite e gli altri: 5 film coreani da vedere per (ri)scoprire il cinema coreano

Autore: Elisa Giudici ,

Dopo il trionfo di Bong Joon-ho agli Oscar - non esattamente inaspettato, come vi raccontavo in uno speciale dedicato - è facile immaginare che nel 2020 il cinema sudcoreano riceverà più attenzione del solito. Una buona notizia per gli amanti del cinema asiatico che, dopo una parentesi d'oro ad inizio millennio (originata dall'attenzione che il direttore della Mostra d'arte cinematografica di Venezia Marco Müller riservò al cinema orientale in concorso e fuori), hanno faticato a vedere i film dei loro artisti preferiti in sala. Un'ottima notizia per quanti sono digiuni o quasi di cinema coreano. Non solo perché d'ora in poi è semplice che la distribuzione punti sui film di Seoul e ditorni mentre va a caccia del "nuovo Parasite", ma anche e soprattutto perché c'è tantissimo pregresso da sperimentale. 

Sono almeno 20 anni infatti che il cinema coreano riesce ad esprimersi ad altissimi livelli in svariati generi. Dalle pellicole autoriali agli horror di nicchia, passando per il filone commerciale, alla produzione coreana non mancava nulla già da tempo a parte appunto la consacrazione. In attesa di vedere cosa combinerà da qui in poi Bong Joon-ho, ci sono tantissime pellicole che aspettano solo di essere scoperte. Alcuni sono dei cult, altri sono degli autentici capolavori acclamatissimi dal pubblico dei festival, altri ancora sono "semplicemente" degli ottimi film. Per non parlare dei registi oggi in attività: la Corea del Sud vanta almeno una triade di assoluti fuoriclasse e tanti nomi che fanno invidia ai più quotati colleghi occidentali. 

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Tucker
Un bimbo osserva la serra bruciare in una scena di Burning
Pronti ad essere travolti dall'ardente cinema coreano?

Il problema dunque non è trovare un degno erede di Parasite da guardare al cinema o sui servizi streaming, ma scegliere un film coreano tra la sterminata produzione coreana. Nessun problema: ecco la guida perfetta per i neofiti del cinema coreano. Questi 5 film girati dopo il 2000 - oltre che ad essere considerati dei classici o dei veri e propri capolavori - sono un ottimo punto di partenza per acquisire familiarità con il cinema coreano. Se vi è piaciuto Parasite, questi sono 5 film coreani da vedere assolutamente. 

1 - Memorie di un assassino

1986. Tra i campi della provincia sudcoreana di Gyeonggi viene rinvenuto il cadavere di una giovane donna. Il suo omicidio ricorda da vicino un altro caso, tanto da convincere gli inquirenti che potrebbe trattarsi di un serial killer. Dalla capitale arriva un giovane ed arrogante detective per dare man fronte alla squadra sul posto. L'indagine però procede a rilento: gli investigatori non riescono a comunicare tra loro e c'è molto diffidenza tra i due fronti, per via dei metodi di lavoro (e stili di vita) diametralmente opposti. Con il ritorno della pioggia però viene trovato un terzo cadavere. L'assassino colpisce giovani donne che indossano qualcosa di rosso, nei giorni di temporale. 

Mentre la situazione si aggrava, gli investigatori cominciano a fare squadra e a superare le divergenze, facendo fronte rispetto a un killer intelligentissimo, sadico, sfuggente. Da questa lunga investigazione usciranno tutti irrimediabilmente cambiati. 

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Non potevo che cominciare da Bong Joon-ho, regista che nell'ultimo decennio si è aperto al cinema occidentale ma ha perso un po' del suo smalto nella sua collaborazione con Hollywood. Almeno comparando i discreti Snowpiercer e Okja con quell'autentico capolavoro di Memorie di un assassino, che rimane ancor oggi il suo miglior film. Girato nel 2003 e rimasto inedito fino ad oggi in Italia, il film rielabora un romanzo che analizza la vera storia del primo serial killer coreano di epoca moderna. La pellicola è una palpitante caccia al killer che non ha nulla da invidiare a un classico come Zodiac di David Fincher (con cui ha molti risvolti narrativi in comune). Qui potrete ritrovare tra i protagonisti l'attore Song Kang-ho (il padre povero di Parasite) ma l'intero cast è in stato di grazia, catturato nella sua performance da una regia che fa un lavoro incredibile e quasi non rintracciabile, a meno di seguire con estrema attenzione i movimenti di camera. 

Academy Two
I detective protagoinisti di Memorie di un assassino mostrano una lettera
Memorie di un assassino racconta quanto un'indagine segni profondamente i detective che vi partecipano

Memorie di un assassino è un thriller adatto a un'ampia fascia di pubblico, ma nella sua evoluzione si rivela un'analisi spietata dei rapporti lavorativi e umani: al centro del film infatti c'è impronta indelebile che questa caccia all'uomo lascerà sulle vite degli investigatori, segnandole profondamente. Uno dei più bei film degli ultimi 20 anni, lo potete trovare finalmente in sala dal 13 febbraio 2020 grazie ad Academy Two, che ha deciso di distribuirlo dopo il trionfo di Parasite per celebrarne il regista. 

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2 - Mademoiselle

Hideko è una giovane ereditiera che vive in un enorme villa in stile giapponese insieme allo zio, che ne gestisce le fortune nella Corea occupata dai giapponesi degli anni '30 del Novecento. Nella cerchia di amicizie dell'uomo è entrato un giovane uomo fascinoso che dice di essere il conte Fujiwara. In realtà è un truffatore che mira a sedurre Hideko e rubarne le fortune. Per farlo invia in casa sua come nuova dama di compagnia e cameriera personale la giovane Sook-hee, ladra d'eccezione. Il suo compito sarà quello di assecondare e favorire la truffa dell'uomo. La truffa però si complica perché Hideko, sotto il suo aspetto fragile, nasconde numerosi segreti e un'intelligenza acutissima, sottovalutata da tutti. 

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Park Chan-wook si era già accreditato come fuoriclasse assoluto del cinema contemporaneo ad inizio del Nuovo millennio, quando la sua trilogia della vendetta (e in particolare il lungometraggio Oldboy) raccolse uno strepitoso successo internazionale. Secondo molti sarebbe lui il miglior regista coreano in circolazione e non mi sento di dissentire. Non ha mai davvero sbagliato un film e di recente ha diretto anche The Little Drummer Girl, una miniserie BBC tratta da un romanzo di John Le Carré assolutamente strepitosa (e sottovalutissima), con protagonista una certa Florence Pugh. 

Quale che sia il film di Park Chan-wook che deciderete di vedere, cadrete in piedi. Personalmente vi consiglio il suo ultimo lungometraggio, uscito un po' in sordina nelle sale italiane nell'estate del 2019 con qualche anno di ritardo dal suo passaggio a Cannes. Mademoiselle ha al centro una complicata truffa di un gruppo di poveri ai danni dei ricchi esattamente come Parasite, ma l'inganno è ancor più sottile e stratificato. Il film si muove con impressionante agilità tra continui ribaltamenti di trama e di posizioni: le vittime diventano carnefici e viceversa e poi ancora una volta, senza che il film risulti forzato o macchinoso.

Altre Storie
Hideko parla con la sua mademoiselle
Hideko è un personaggio sublime, interpretato magistralmente, ricco di sorprese, memorabile.

Anzi, Park Chan-wook regala un magistrale thriller erotico, che consente alle proprie protagoniste di battersi ad armi pari in una società fortemente misogina, scegliendo come vivere la propria vita e la propria sensualità. Elegantissimo, ottimamente recitato e splendidamente diretto, Mademoiselle è un assoluto cult degli ultimi anni. 

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3- Burning - L'amore brucia

Un giovane scrittore che fatica a trovare l'ispirazione e a sopravvivere incontra per caso una sua vicina di casa di quando era bambino e viveva in campagna, vicino al confine con la Corea del Nord. La ragazza è diventata una donna bellissima, dal carattere sfuggente ma affascinante. I due hanno un incontro di passione, ma lei sta per partire per l'Africa, per coronare il suo sogno di vedere sorgere il sole dal Continente nero. La giovane chiede all'amico ritrovato di badare al suo misterioso gatto: lui se ne prende cura, anche se non riesce mai a vederlo.

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Durante l'assenza il protagonista decide di farsi avanti con la donna, di confessarle il suo amore. Al ritorno però lei è accompagnata da un altro, un rivale imbattibile. Lo sconosciuto è bello, giovane, ricchissimo, così sicuro di sé da invitare spesso il protagonista nelle serate di coppia. Lo scrittore subisce la sua fascinazione e il sentimento sembra reciproco. L'intero rapporto a tre e le considerazioni sui suoi protagonisti verranno rivalutati alla luce della sinistra, inspiegabile scomparsa della ragazza. 

Perdonatemi il gioco di parole, ma Burning di Lee Chang-dong è davvero uno slow burner. Ancora una volta siamo di fronte a un thriller, ma la cui miccia parte al rallentatore, cuocendo lo spettatore e i suoi dubbi a fuoco lento, fino all'ardente fiammata finale, a un'esplosione di significato improvvisa. È una pellicola lunga, impegnativa, basata su un racconto breve di Haruki Murakami trasformato (migliorato) dal regista fino a farlo diventare uno specchio della società classista coreana. Esattamente come avviene in Parasite, anche se il risultato è ancor più raggelante.

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Il protagonista di Burning corre per i campi
Burning è un film che parte a fuoco lento e poi esplode, con un finale davvero memorabile

Inoltre Burning è un film di una potenza visiva incredibile, in cui ogni immagine diventa un dipinto, quasi una poesia. Saprà strapparvi il cuore e porvi domande difficili, senza darvi facili risposte. Tutti i film di Lee Chang-dong lo fanno, ma nel 2018 questa è sembrata la pellicola giusta per ottenere la prima nomination agli Oscar della Corea. Ci è andata vicinissima. 

4 - Train to Busan

Seok-woo è un agente di borsa divorziato che vive con la figlia Soo-an. Per il suo compleanno l'uomo d'affari decide di partire con lei alla volta di Busan, la città dove vive la ex di lui e madre di lei. Proprio quando si apprestano a partire in treno, comincia a diventare di dominio pubblico la notizia che un misterioso virus sta contagiando la popolazione e trasformando le persone infette in famelici zombi. Padre e figlia si ritrovano barricati insieme a passeggeri di ogni età, sesso ed estrazione in una carrozza in cui sono riusciti a chiudersi dentro, mentre dentro e fuori dal treno scoppia l'epidemia. 

L'idea è quella di resistere fino all'arrivo a Busan, dove l'esercito sta preparando un presidio militare per mettere in quarantena i passeggeri. All'arrivo però i viaggiatori scoprono che anche qui l'epidemia imperversa e la lotta sul treno diventa sempre più serrata per tentare di sopravvivere fino alla fermata successiva. 

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Se non avete voglia di un film particolarmente autoriale o se vi stuzzica l'idea di un titolo che è per alcuni aspetti quasi metafora dell'attuale emergenza sanitaria a livello mondiale, Train to Busan è il lungometraggio che fa per voi. Questo film zombi è considerato già un classico del genere, soprattutto per come gestisce con grande malizia e maestria lo scontro tra umani di classi sociali differenti e zombie unificati dalla brama di uccidere.

Con Parasite condivide uno straordinario successo internazionale. Distribuito nel 2016, il film di Yeun Sang Ho ha saputo raccogliere nella sola America 2 milioni di dollari; risultato quasi eccezionale per un titolo coreano e per giunta di genere. A livello internazionale lo strepitoso botteghino ha sfondato quota 87 milioni di dollari.

Rai
La giovane liceale di Train to Busan chiede aiuto
Train to Busan è un altro film che illustra la stratificazione sociale coreana

È probabile che i cultori del genere l'abbiano già visto, dato che considerato uno dei cult degli ultimi anni. 

5 - Ferro 3 - la casa vuota

Un giovane spiantato e senza un soldo vive introducendosi in case momentaneamente deserte, mentre i proprietari sono al lavoro o in vacanza. Non è un vandalo né un ladro: mentre vive in un immobile, ripara gli oggetti rotti, innaffia le piante, sviluppa una sorta di relazione a distanza con i proprietari. Introducendosi in una grande villa che ha giudicato abbandonata, scoprirà che in realtà è abitata dalla schiva moglie del proprietario, silenziosissima e timida. Pur non scambiando mai una parola, i due svilupperanno un sentimento di affetto profondo e la donna prenderà parte alla strana vita del ragazzo. 

Il marito però rincaserà presto. I due amanti, decisi a non mettere fine al loro idillio, svilupperanno un complesso metodo per vivere insieme, senza che il coniuge della donna se ne accorga. 

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Ferro 3 - La casa vuota fu un autentico caso nel 2004 e lanciò il regista Kim Ki-duk in ambito internazionale e italiano. È stato proprio lui uno dei registi a usufruire maggiormente dei riflettori che Marco Müller ha riservato al cinema coreano ed asiatico. Questo lungometraggio venne infatti presentato a Venezia, quasi a sorpresa. Riscosse molto successo e se ne parlò tantissimo, perché tutto il film si svolge senza che i protagonisti dicano una parola, quasi fossero muti. 

Eppure è un film tutt'altro che noioso: è poetico nella sua semplicità, struggente nel suo romanticismo. Ferro 3 racconta di una storia di redenzione personale di due persone agli antipodi. Al centro del film c'è una storia d'amore anticonvenzionale basata sul rispetto reciproco, contrapposta con la stereotipata visione che il marito della protagonista ha della sua vita e del ruolo che la moglie ricopre nella stessa.

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I due protagonisti di Ferro 3 condividono un ramen
Ferro 3 racconta una storia d'amore tra due persone che stanno imparando a perdonarsi i propri errori passati

La scena finale - divenuta un grande cult - vale da sola la visione. Purtroppo nel frattempo Kim Ki-duk si è un po' perso per strada, ma non prima di averci regalato questo ottimo film sentimentale. 

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