C'è un errore concettuale alla base del risultato appena discreto ottenuto da Netflix nell'ambiziosa missione di portare su piccolo schermo Altered Carbon. Un passo falso comprensibile, ma che rivela l'approccio superficiale e un po' semplicistico con cui dopo dieci anni di tira e molla sui diritti del romanzo ci si è decisi a crearne un adattamento.
La visione del thriller fantascientifico medio è rigidamente binaria: da una parte c'é la via di Blade Runner (luci al neon, uomini duri e misogini, filosofia esistenziale per tutti), dall'altra c'è una visione più vicina alla realtà ma accuratamente mondata di qualsiasi elemento controverso o anche solo "adulto". Così assistiamo a una violenza al contempo brutale e sterilizzata, a intercorsi amorosi in cui i protagonisti replicano diligentemente balletti atti a coprire ogni loro nudità.
Soprattutto, veniamo immersi in mondi la cui costruzione futuristica e sociale è così semplicistica da risultare quasi bambinesca, con i buoni diligentemente impegnati a sovvertire i sistemi distopici dei malvagi che più malvagi non si può. Il tormento dell'eroe deriva da traumi pregressi e amori perduti, la sua trasgressione massima è girare in impermeabile e soffrire d'insonnia.
Il tesoretto che l'esordio di stampo grimdark di Richard Morgan metteva a disposizione di chi voleva adattarlo è stato completamente frainteso: a rendere Altered Carbon dirompente rispetto a quella rigida visione binaria del futuri cyberpunk non sono certo le scene di sesso e violenza esplicita, ma il complesso mondo che le genera, ricco di contraddizioni politiche e di svolte che guardano alla società capitalistica e alle sue storture dritto negli occhi e oltre alle ingenue letture che tendiamo a darne quotidianamente.
Altered Carbon: il capitale e la vita eterna
Correva l'anno 2002 quando un docente di letteratura inglese fece il suo esordio sulla scena fantascientifica con l'ennesimo romanzo d'influenza cyberpunk e con al centro una sorta di detective story dai toni noir. Bastava leggere qualche capitolo di Altered Carbon per intuire quanto Richard Morgan non fosse impegnato a perpetuare un canovaccio stancamente ripetuto dagli eredi di Neuromante di William Gibson.
Il suo eroe, Takeshi Kovacs, di eroico ha pochissimo. Viene ripescato dal carcere su un pianeta chiamato Harlan World e più o meno costretto a diventare un detective privato da un ricchissimo uomo d'affari terrestre. Sin da subito il romanzo è stridente quando si parla di denaro e particolarmente tagliente nel registrarne da una parte l'influenza e e dall'altra parte l'impossibilità di sfuggire alla stessa e sopravvivere. Non ci vuole poi molto per capire che il futuro immaginato dall'autore in cui la coscienza di tutti è digitalizzata su una pila corticale è un espediente futurista per indagare a fondo le derive più liberiste e antidemocratiche del capitalismo e del potere coercitivo delle multinazionali e delle corporazioni sovranazionali.
Se l'adagio vuole ancora nel 2018 che i soldi facciano la felicità, nel 2384 possono garantire la vita eterna. Chi ha i mezzi necessari può infatti scaricare i dati della propria pila corticale in nuovi corpi, sfuggendo all'invecchiamento e alla morte, persino clonando sé stesso. Il capitale rende immortale l'elite che lo possiede, facendola somigliare a un'accolita di dèi secolari, per cui la vita degli altri esseri umani alla prima o seconda esistenza conta quanto quella di un insetto.
Takeshi Kovacs ha un passato nebuloso come combattente mercenario, il ricordo di una terribile battaglia che ha ucciso (per davvero) i suoi commilitoni a tormentarlo e abbastanza anni e tradimenti alle spalle per non farsi illusioni sulla possibilità di sovvertire questo sistema. Per questo quando Laurens Bancroft lo assolda per fare luce sul suo presunto suicidio (che lui crede essere in realtà un omicidio camuffato ad arte), Kovacs accetta il caso, pur ritenendo la ricostruzione della polizia verosimile.
Altered Carbon: oltre al sangue e al sesso c'è di più
Sin da subito la situazione si fa molto pericolosa e ambigua, ridestando l'interessa di Kovacs: le forze che contrastano la sua investigazione sembrano avere un'influenza pari se non superiore a quella del ricchissimo Bancroft, trascinando Kovacs in un gorgo di soldi sporchi, prostituzione e personaggi che con l'avanzare dei secoli hanno perso sempre di più la concezione del valore della vita umana.
Se l'intreccio thriller dell'omicidio impossibile è ottimamente congegnato (e dalle svolte ben più complesse e sorprendenti della rilettura al ribasso di Netflix) a fare la differenza è la perspicacia con cui Richard Morgan immagina le ripercussioni profonde di una tecnologia come quella della pila corticale. È questo forse il limite più grave della serie TV, che presenta uno scenario anonimamente futurista, senza un briciolo di carattere.
La San Francisco dove si muove Kovacs è invece ricchissima di dettagli che contribuiscono a rendere tanto sinistro quanto credibile il mondo dove è possibile diventare immortali, certo, ma trasformando la sopravvivenza nell'ennesimo privilegio da usare a scapito degli altri. La tecnologia della pila corticale è davvero rivoluzionaria, perché Richard Morgan immagina in maniera verosimile e acuta quale impatto abbia sugli ambiti sociali ed individuali più differenti, dal sistema carcerario alla sfera sessuale, senza trascurare l'evoluzione delle religioni monoteiste e gli interessi della criminalità. Come ogni avanzamento tecnologico, la pila corticale ha infatti sviluppato forze di pari potenza sul versante criminale e dell'illegalità, creando di fatto una pletora di nuovi crimini, tra cui una serie di nuovi modi per fare del male alle persone.
È in questo contesto che Richard Morgan inserisce il suo tocco grimdark, una sorta di piglio brutale ed estremo (estremamente anti-Tolkeniano) con cui una visione solitamente in bianco e nero della letteratura di genere viene riempita di 50 e più sfumature di grigie ambiguità morali. La libido che travolge Kovacs (e le sue pratiche sessuali descritte senza reticenze), la brutalità sconvolgente delle torture che subirà si spingono ben più in là della pornografia del dolore estremo o della resa sterilizzata e banale vista su Netflix.
Sono passaggi verosimili di una vita adulta in un genere eternamente ostaggio dell'immaturità adolescenziale di chi l'ha portato al successo, sono i momenti in cui Morgan costringe il lettore a riflettere sulle conseguenze estreme sì - ma che si perpetuano quotidianamente da qualche parte nel mondo - dello società che pensiamo di aver costruito e da cui spesso siamo manovrati.
Certo non è un romanzo per tutti i lettori. Non mancano passaggi violenti ed espliciti tali da turbare i lettori particolarmente sensibili su questo tema, mentre è del tutto assente una visione speranzosa e rassicurante che alcuni cercano nei romanzi da leggere. Altered Carbon è un romanzo adulto e ambizioso, non solo per trama ma anche per stile letterario. Chiunque lamenta la scarsa letterarietà del genere fantascientifico non ha mai affrontato il fraseggio di Richard Morgan, così ricco e complesso da risultare talvolta una vera sfida al lettore, specie se letto in lingua originale.
Per fortuna dei lettori italiani, dopo anni di scarsa reperibilità, Tea ha ristampato il primo volume della trilogia con protagonista Kovacs e con la traduzione storica del compianto Vittorio Curtoni. Nella speranza che presto vengano riproposti anche Angeli Spezzati e Il ritorno delle furie e in quella che prima o poi qualcuno riesca a portare su piccolo e grande schermo una storia così adulta e senza compromessi, ve ne consiglio caldamente la lettura.
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