Per il ciclo di proiezioni “Notti Horror” di Lucca Comics & Games 2024, la notte più spaventosa dell’anno, quella di Halloween è stata dedicata a uno dei maestri del cinema horror italiano, Lamberto Bava figlio del più celebre Mario Bava che, come suo padre ha intrapreso la carriera di regista specializzandosi anche lui nel genere horror.
Bava ha incontrato il pubblico del Festival presso il cinema Astra in occasione della proiezione del suo Dèmoni film del 1985, prodotto da Dario Argento e alla cui sceneggiatura, oltre allo stesso regista collaborarono anche Argento, Franco Ferrini e Dardano Sacchetti, quest’ultimo anche autore del soggetto ispirato in parte a Zombi di George A. Romero.
Il film è diventato un cult del genere horror ed è caratterizzato da un paio di elementi interessanti: la colonna sonora è stata composta dal tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti e gli effetti speciali sono di Sergio Stivaletti.
Quando il cinema sperimentava di più
L’incontro con Lamberto Bava è stato moderato da Gabriele Mainetti, (già regista di Lo chiamavano Geeg Robot e Freaks out), insieme con Roberto De Feo. I tre hanno ricordato Mario Bava e i suoi film diventati cult, di come Lamberto Bava ha iniziato la sua carriera ma soprattutto di quanto negli anni Settanta e Ottanta si sperimentava di più e si davano maggiori possibilità ai giovani registi, i quali avevano l'occasione di farsi produrre un film anche in giovane età e, com'è capitato allo stesso Lamberto, di farseli produrre da registi importanti, (come fu il caso di Argento).
Prendendo a esempio proprio Dèmoni il film sperimenta tanto dal punto di vista degli effetti speciali e anche dal punto di vista della storia. Vi sono, infatti, molte chiavi di lettura nel film e una di queste è il metacinema in cui la cornice narrativa è proprio il cinema all’interno del quale si svolge l’azione.
Fra gli aneddoti raccontati da Lamberto Bava c’è stato quello che riguardava la scelta del titolo. Dario Argento che fu un angelo custode di Lamberto Bava insieme a suo padre Mario e Pupi Avati come Bava stesso ha dichiarato, gli disse che senza un titolo il film non esisteva, Lamberto doveva decidere come si sarebbe chiamato il film. Il regista ha raccontato che una sera girava intorno alla scrivania a vuoto, cercando un titolo per il film, quando nell’inciampare nella gamba della scrivania andò a sbattere contro la libreria dove si trovavano molti libri preferiti da suo padre, fra questi c’era I demoni di Fëdor Dostoevskij.
I temi del film
Il film inizia con due ragazze, Sharon e Katie che si ritrovano al cinema Metropol dopo aver ricevuto l’invito di uno strano personaggio. Al cinema viene proiettato un film dell’orrore in cui si racconta di alcune persone che violano la tomba di Nostradamus e qui vengono soggiogate da una misteriosa maschera trasformandosi uno alla volta in demoni appunto. La cosa curiosa è che una maschera identica a quella del film che i protagonisti stanno guardando è esposta nell’atrio del cinema e qui inizia l’orrore, una ragazza indossa proprio quella maschera e da un piccolo graffio dal quale scorre ininterrottamente il sangue, si trasforma in una creatura mostruosa. Da questo momento tutti i presenti al cinema saranno colpiti dalla maledizione.
Con la trasformazione della prima ragazza in demone inizia una contaminazione, come un morbo che si diffonde attraverso i graffi e i morsi dei demoni stessi, una malattia insomma che si fa poco alla volta epidemica. Già su questo una prima riflessione riguarda proprio il tema del morbo, ricordiamo che il film è del 1985 e l’HIV era già molto diffusa, in quegli i casi erano davvero tanti. L’horror di Bava sfrutta la metafora del male e dei demoni per raccontare qualcos’altro. Una frase che leggiamo all’inizio del film dice: “il sonno della ragione genera mostri”, come a voler suggerire di usare il cervello sempre in certe situazioni. L’orrore stesso è contagioso come una malattia. Demoni è stato l’ultimo grande film di genere prodotto in Italia che corrispondeva a un horror mainstream e facesse parte della categoria “spaghetti splatter”, appellativo usato dagli americani per riferirsi a certi horror italiani. Questo tipo di film è divertente ma allo stesso tempo suscita paura e disgusto.
A ben pensarci il film risulta attuale se pensiamo al concetto di viralità e alla rapidità istantanea con la quale si diffondono le notizie creando il panico e magari anche senza fondamento. Ecco perché rivedere opere come quella di Lamberto Bava, soprattutto gli horror con i molti livelli di lettura, può essere un modo per leggere il presente attraverso le opere del passato.
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