Drive My Car: tra lutto e catarsi, il finale del film giapponese tratto dal racconto di Haruki Murakami

Tra lutto e senso di colpa, le rivelazioni finali di Yusuke e Misaki rispetto al loro passato cambiano la chiave interpretativa del finale del film: come interpretare la scena finale di Drive My Car.

Autore: Elisa Giudici ,

Yusuke e Misaki sono i protagonisti silenziosi e per certi versi introversi di Drive My Car, il film di Ryusuke Hamaguchi che ha conquistato la Croisette nel 2021, aggiudicandosi i favori della critica e il premio per la miglior sceneggiatura. Lui attore e regista teatrale, lei autista professionista: i due si ritroveranno a trascorrere molto tempo insieme ogni giorno, quando la giovane verrà ingaggiata per fare da autista al regista, guidando l'amatissima Saab 900 rosso fiammante di lui. 

La donna si rivelerà molto più di un'eccellente autista. A poco a poco i due finiranno per raccontarsi il loro doloroso passato, scoprendo di essere accomunati da un lutto che gli ha portato via una persona cara, la cui assenza condiziona ancora fortemente la loro esistenza. Un improvvisa rivelazione da parte di uno degli interpreti della compagnia teatrale avvicinerà ancora di più Yusuke e Misaki, portandoli a raccontarsi il loro segreto più inconfessabile durante un lungo viaggio, alla ricerca di una catarsi finalmente possibile

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Per sapere come si conclude il film e come interpretare l'ultima scena, continuate a leggere. Se però non volete spoiler, è preferibile interrompere la lettura e magari dare un'occhiata alla recensione della pellicola

La morte di Sachi e Oto

Show hidden content Takatsuki viene improvvisamente arrestato per aver picchiato selvaggiamente e per futili motivi un ragazzo incontrato nel parco, all'uscita dallo spettacolo. L'attore viene portato via dalla polizia poco dopo aver rivelato a Yusuke molti retroscena della sua relazione con Oto, la moglie del regista morta due anni prima. Yusuke era consapevole delle infedeltà della moglie ma, mentre lei era in vita, ha cercato di ignorarle. Dopo la perdita di un figlio, il pensiero di essere lasciato dalla moglie era divenuto per lui insopportabile. Dopo la morte della moglie però, molti aspetti misteriosi della loro relazione continuano a tormentare Yusuke. Il colloquio con Takatsuki si rivela doloroso, amaro ma chiarificatore. Il tutto avviene a bordo della Saab 900 guidata da Misaki, che ascolta silenziosamente lo scambio tra gli uomini. Nel emerge un ritratto di Oto sfaccettato: dopo una conversazione con Misaki, Yusuke sembra convinto del fatto che Oto lo amasse veramente, ma una parte di lei avesse bisogno di cercare un altro tipo di soddisfazione tra le braccia di altri uomini, parlando con loro anche del marito. Misaki stessa aiuta Yusuke a realizzare tutto questo, e lo guida sino ad accettare il fatto che una parte della moglie scomparsa rimarrà sempre oscura e inspiegabile per lui. 
Tucker
Yusuke riflette
Yusuke dovrà scendere a patti con la natura inspiegabile della moglie, che lo tradiva con altri uomini pur amandolo
Anche Misaki deve fare i conti con il suo passato: rivela infatti a Yusuke che la madre, scomparsa sotto una frana che ha distrutto la loro casa in Hokkaido, la maltrattava. Il rapporto tra la ragazza e la madre era a tratti morboso: la donna aveva una seconda personalità di nome Sachi e ora tiranneggiava la figlia, ora si comportava come una sorella minore da accudire. Dopo lo spettacolo a Hiroshima (a cui Yusuke si trova costretto a partecipare come protagonista per rimpiazzare Takatsuki), il regista chiede a Misaki di portarlo a vedere il luogo dove sorgeva la sua casa, in cui la donna ha trovato la morte, travolta da una frana. Si tratta di un lunghissimo viaggio da Hiroshima al Hokkaido, l'isola a nord del Giappone. Misaki accetta e guida per tutta la notte e buona parte della mattinata, mentre i due arrivano a confessarsi una terribile verità: in una certa misura, sono i diretti responsabili della morte di Sachi e Oto. Misaki e Yusuke si considerano assassini: hanno ignorato i tentativi di contattarli delle rispettive persone amate, evitandole proprio nella fatale notte della loro morte. Se avessero agito diversamente avrebbero potuto salvarle (o morire insieme a loro). Il climax emotivo del film avviene quando Misaki e Yusuke si abbracciano in mezzo alla neve, tra le macerie di quella che probabilmente era la casa di Misaki: la frana e lo spesso strato di neve rendono difficilmente riconoscibile il punto esatto.
Tucker
Yusuke e Misaki fumano in auto
Il rapporto tra Yusuke e Misaki si fa profondissimo, sino a diventare una svolta reciproca nell'affrontare il passato
Il film si chiude con Misaki che ancora guida la macchina di Yusuke: l'uomo potrebbe avergliela regalata, o i due potrebbero vivere insieme. La vediamo mentre esce dal supermercato dove ha fatto la spesa, con una mascherina sul volto. Ad accompagnarla c'è un cagnolone. La ragazza dunque ha esaudito il desiderio che aveva confessato a Yusuke di prendere con sé un cane e sembra aver chiuso i conti col passato e ripreso in mano le redini della propria vita. 

Qual è il modello dell'auto di Drive My Car?

L'automobile di Yusuke Kafuku Saab 900 turbo rosso fiammante. Il modello è rimasto il produzione dal 1978 fino alla fine degli anni '90 in Giappone.

Come finisce Drive My Car?

Yusuke convince Misaki a guidare da Hiroshima fino in Hokkaido, per vedere i resti della casa in cui ha trovato la morte la madre della ragazza.

Durante il lungo viaggio in automobile, i due sono finalmente in grado di confessarsi reciprocamente di considerarsi in parte responsabili della morte di Oto e Sachi, arrivando a definirsi assassini. Un abbraccio silenzioso tra le rovine della casa suggella la loro amicizia.

Nella scena finale vediamo Misaki guidare la macchina di Yusuke (che forse gliel'ha prestata o regalata) per fare la spesa. Ha con sé un grande cane Labrador, segno che realizzato uno dei suoi sogni ed è riuscita a prendere in mano la sua vita.

Chi è Sachi in Drive My Car?

È il nome con cui la madre di Misaki identifica la sua seconda personalità. La donna alternava momenti in cui maltrattava la figlia a una personalità più remissiva, quasi fosse la sorellina della ragazza.

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