Fatale: la femme non più fatale di Brubaker

Autore: Manuel Enrico ,

Seducente, irresistibile, bellissima. Nessun uomo può resisterle, rimane schiavo della sua malia sino alla sua fine, tragica, ennesima dimostrazione del potere della femme fatale. Non esiste storia noir o hard boiled che non veda in questa presenza suadente un elemento imprescindibile, immancabile calamita della passione più cieca e sfrenata che condanna ogni uomo.

Quasi una presenza mitologica, moderna sirena che porta gli incauti naviganti dell’esistenza umana a perdersi in un maelstrom di passione e dissolutezza, sino all’immancabile tragico finale. La femme fatale ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare, conquistando il cinema e ritagliandosi un posto d’onore nell’immaginario collettivo, un’inconfondibile aura di machiavellica bellezza che ha ispirato infine Fatale, serie a fumetti firmata da Ed Brubaker e Sean Phillips.

Fatale: cambiare le regole del noir, utilizzando l'horror

Duo artistico solido e ben rodato, che nel corso degli anni ci ha mostrato di sapersi calare all’interno di diversi contesti narrativi mantenendo sempre una propria identità, fondata su un principio essenziali: riscrivere le regole.

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Fatale
Fatale

Nel caso della femme fatale, il compito è ancora più arduo, considerato che per eccellenza chi si fregia di questo titolo è parte dei cattivi, volontariamente o meno. Sarà che la femme fatale, a ben vedere, nasce ben prima del noir, nasce con Eva, con Salomè, Cleopatra e Deianira, è quella figura femminile schiava artificiosa della propria femminilità resa peccato, alibi perfetto dell’errore degli uomini, traditi, costretti o ammaliati.

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La femme fatale, carnefice o vittima?

La femme fatale è sempre stata condannata a questo ruolo, scientemente. Un ruolo che, sotto lo sguardo attento di Brubaker, viene ripreso e visto da una prospettiva diversa. Non più femme fatale, ma solo fatale, a indicare la predestinazione a esser una figura maledetta suo malgrado, un volersi liberare da una tradizione rigida che relegava la donna a essere uno strumento ormonale di maledizione, per essere, quasi come una liberazione, essa stessa vittima. Una reinterpretazione perfettamente colta da Megan Abott nella sua prefazione al primo volume di Fatale:

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Fatale ci costringe a osservare la femme fatale, il suo ossessivo riapparire attravero i generi. Ci obbliga a guardarci dentro. Perché abbiamo bisogno di lei? Cosa ci dà? Vogliamo sentire i suoi artigli nella schiena, vogliamo incolparla per averci forzaro a compiere tutte quelle azioni nefaste che segretamente vogliamo fare. E poi vogliamo che la sua minaccia sia sterminata.

La Abbott riassume in poche righe il ritratto di una vittima sacrificale del senso di colpa in cerca di un alibi, su cui Brubaker decide di lavorare per ribaltare la percezione della colpa, per spostare il ruolo di vittima al tradizionale carnefice. E qui entra in scena Josephine.

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Josephine è bellissima, irresistibile, capace di ammaliare in modo naturale e inconscio qualunque uomo la veda. Da pensiero strisciante nel fondo ella mente, la sua presenza diventa sempre più ossessionante, spingendo uomini di legge, criminali, star del cinema e uomini comuni a sentirsi indissolubilmente legati a questa donna. Una vera maledizione per Josephine, incapace di controllare questo suo potere che la rende preda di uomini incapaci di resistere a questa passione ossessiva, un incubo per la donna che si ritrova prigioniera di una spirale di morte e violenza che la rende vittima della sua stessa bellezza.

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Fatale
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Attraverso più di un secolo di storia americana, passando dalle tipiche atmosfere del noir ai ribelli anni 70 sino a tempi recenti, Josephine vive un’esistenza fatta di disperata ricerca di una solitudine salvifica, spezzata da rari momenti di accettazione del proprio potere per sentirsi ancora parte di un mondo che sembra volerle sempre ricordare la sua maledizione.

Josephine, la femme di Brubaker

La magia di Brubaker consiste proprio in questo ingegnoso ribaltamento di prospettiva, il rendere il potere venefico tipico della femme fatale, tradizionalmente utilizzato con machiavellica perfidia, nella sofferenza imperitura di Josephine. Da essere che maledice causando la fine, ad anima maledetta, vittima di un’avvenenza che diviene, in alcuni passaggi, metafora della visione di donna oggetto, qualcosa da possedere per ingordigia e non per amore. E nel farlo, sposta l’attenzione del lettore proprio su questa figura mefistofelica solitamente relegata a strumento narrativo, la priva della sua aura di intoccabile forza rendendola la protagonista, ponendola al centro della narrazione.

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Una rivoluzione copernicana in cui, per la prima volta, ascoltiamo la coscienza pulsante e vivida di una presunta femme fatale, non vedendola tramite il racconto altrui, ma assorbendone le emozioni, i dubbi e le speranze infrante. Anche la rabbia, nei momenti in cui, con un ennesimo ribaltamento dei ruoli, Brubaker spinge Josephine a vedere negli uomini che non sanno resisterle la causa della sua travagliata esistenza:

Perché gli uomini sono tutti così idioti?

Idioti o letali, considerato che l’elemento magico di Joephine viene affiancato da una suggestione lovecraftiana, in cui il suo dono è al centro di una complessa macchinazione di una setta che vede in lei un essere di potere, da domare. Brubaker con scaltrezza intreccia l’elemento orrorifico all’allegoria della sottomissione di genere, giocando su ferocia e disperazione per gran parte della sua storia, sino a un finale inaspettato.

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Una costruzione emotiva che passa da un uso delle didascalie che tradisce, specie nel primo arco narrativo di Fatale, l’ispirazione noir della storia. Un racconto esterno, costruito con un gusto classico che riprende la dialettica di maestri del genere come Chandler e Hammett, calandoli all’interno di un’evoluzione linguistica che rispecchia l’evolversi della società in cui si muove Josephine, preservandone comunque l’identità funzionale. Dominano le didascalie in Fatale, mai invasive nel godimento delle tavole, ma sempre presenti nel guidarci alla scoperta del tessuto emotivo dei personaggi.

Il mondo di Fatale

Una presenza palese ma mai oppressiva, graficamente calibrata al meglio per premiare le tavole di Sean Phillips. Sodale immancabile di Brubaker, Phillips rende Josephine bellissima, fragile e forte al contempo nel suo portamento, ritraendo una ricchezza emotiva che, pur sempre venata di drammaticità, trasmette una sensualità ferina che vuol essere espressione di libertà senza scivolare nella volgarità.

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Fatale
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Phillips, anche nei momenti più travolgenti della sensualità di Josephine, ne mostra la vitalità, gioca con le sue curve per spingere maggiormente sulla percezione degli uomini della suo magnetismo, che non su un’ostentazione carnale della donna stessa. Un’opera di rispetto della femminilità in questo racconto non certo semplice, che viene ulteriormente premiato dall’esperienza di Phillips nella costruzione dell’elemento orrorifico, con scene cruente, a tratti splatter, che ben si incastrano con il resto della storia.

Merito anche di una palette cromatica a tono, firmata da Dave Stewart, che tiene fede all’impronta ibrida horror/noir orchestrando ombre e giochi cromatici che enfatizzano la tensione narrativa, lasciando emergere all’occorrenza sfumature ardite, in scale violacee o bluastre, su cui esplode lampi di colore, specie all’emergere della presenza sovrannaturale che aleggia su tutta la storia.

Leggere Fatale

Leggere Fatale in Italia significa rivolgersi a saldaPress, editore che negli ultimi tempi sta ridando grande visibilità all’opera di Brubaker, come abbiamo visto con l’Omnibus di Incognito o la nuova serie di Newburn. Per Fatale, saldaPress ha scelto di raccogliere l’opera in due omnibus che si fregiano dell’etichetta Maèstro, bollino di qualità con cui la casa editrice identifica opere di grande valore, precedentemente riservato a personalità del calibro di Cho e Ennis.

Il primo volume raccoglie un arco narrativo preparatorio e dal ritmo più serrato in termini di continuity, dove Brubaker evidentemente mostra di avere avuto maggior coesione nell’ideazione del suo mondo. Essenziale in questo passaggio la valorizzazione dell’ossessione e della discesa nella follia, con un’apertura alla visione dell’orrore quotidiano e interiore tipica di Poe più che dell’orrore cosmico di Lovecraft.

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Fatale
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Più libero, sul piano della continuity, il secondo arco narrativo, in cui tramite un non sempre equilibrato gioco di flashback e racconti del passato si ricostruisce la complessa esistenza di Josephine, arrivando a un momento di completezza narrativa che precede il gran finale.

Entrambi i volumi vantano un ricco comparto redazionale in cui si esplorano elementi narrativamente centrali della storia, chiavi di lettura essenziale per apprezzare al meglio Fatale, sostenuti anche da un generoso comparto di extra grafici che mostrano l’accurato lavoro preparatorio dei due autori.

Fatale Omnibus: Volume 1

Josephine è una creatura misteriosa e quasi leggendaria. Forse immortale. Dalla San Francisco degli anni ‘50 – dove poliziotti corrotti nascondono mali ancora più profondi – alla Los Angeles della metà degli anni ‘70 – dove ex-attori, ragazze perdute e folli cultisti ruotano tutti attorno a uno snuff movie satanico – al centro di una rete oscura e pericolosa c’è sempre lei, Josephine. Una femme fatale per la quale gli uomini sono disposti a morire. O a uccidere. Con "Fatale" l’acclamato e pluripremiato team composto dallo sceneggiatore Ed Brubaker e dal disegnatore Sean Phillips mettono in scena una discesa agli inferi che si muove tra il crime noir di Raymond Chandler e Dashiel Hammett. e l’orrore senza nome di H.P. Lovecraft Una prestigiosa edizione omnibus in due volumi di grande formato che, insieme alla storia a fumetti, presenta al pubblico una serie di contenuti speciali (dietro le quinte, schizzi, layout e, soprattutto, gli approfondimenti firmati dallo scrittore ed esperto di cultura popolare Jess Nevins) finora inediti in Italia.

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Dal Medioevo al vecchio West, attraverso i giorni bui della Grande Depressione, fino ad arrivare alla scena musicale di Seattle di fine anni, la parabola sospesa tra orrore e mito della misteriosa femme fatale Josephine arriva alla sua conclusione, rivelando oscuri segreti di cui nemmeno lei stessa è ancora a conoscenza. Si conclude Fatale, l’acclamato e pluripremiato horror noir firmato dal team composto dallo sceneggiatore Ed Brubaker e dal disegnatore Sean Phillips e proposto in una prestigiosa edizione omnibus in due volumi di grande formato che, insieme alla storia a fumetti, presenta al pubblico una serie di contenuti speciali finora inediti in Italia.

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