Il cinema e le donne hanno un lungo e complicato rapporto: il primo non ha mai smesso di raccontarle, ma spesso ha impedito alle donne di farlo in prima persona, da dietro le cinepresa. Nei decenni, dal bianco e nero ai colori, la settima arte ha anzi contribuito a fortificare alcuni stereotipi negativi legati all'universo femminile, relegando le donne al ruolo di spalle, madri, tentatrici, subalterne.
Non sempre, per fortuna. Un po' perché anche le donne, sin dagli albori del cinema, sono riuscite a girare film e a raccontarsi in prima persona. Un po' perché spesso il cinema ha attinto con curiosità e rispetto alle grandi storie dal femminile del passato e del presente, celebrando regine e contadine, donne di ogni professione, età e latitudine. I film hanno raccontato storie straordinarie ma vere, che hanno avuto per protagoniste donne memorabili (nel bene e nel male) e le loro infiite battaglie.
In occasione del 8 marzo, ecco 11 film che raccontano storie di donne incredibili ma vere: qualche miglior modo per celebrare le donne e le loro conquiste che con le loro vere storie raccontate da grandi film?
1 - Anna dei Miracoli
Una storia eccezionale, narrata più volte al cinema con tanti film dedicati, che racconta non una ma due donne memorabili: è quella di Anna dei miracoli. Energica insegnante con un'infanzia difficilissima in manicomio, la governante Annie Sullivan viene chiamata sul finire dell'Ottocento da una famiglia in Alabama per tentare di dare un po' di disciplina alla piccola Helen. La ragazzina sordocieca, chiusa nel suo mondo e incapace di comunicare, sta esasperando la famiglia con il suo comportamento estremo e a tratti bestiale: rifiuta di lavarsi, mangia con le mani, crea continuamente scompiglio.
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Pur amandola moltissimo, la famiglia di Helen sta considerando l'idea di farla internare per restituire un po' di pace alla casa. Annie quindi è l'ultima spiaggia di Helen, anche se la bambina non lo sa. Priva di esperienza ma determinata a insegnare alla ragazzina un metodo per comunicare, Annie si dovrà scontrare con la bambina e con la famiglia, restia a concedere alla donna un approccio più radicale. Nonostante le mille difficoltà e gli scontri (anche fisici) con la bambina, Annie riuscirà a strappare dall'oscurità Helen, insegnandole un metodo per collegare le parole e i concetti alle persone e agli oggetti che la circondano, che non può vedere né sentire ma solo toccare. Helen da grande diventerà una scrittrice e insegnante. Tra i tanti film che ne raccontano la storia, il più riuscito è probabilmente quello del 1962, diretto da Arthur Penn.
2 - Il diritto di contare
Nel 2016 un film ha finalmente raccontato la storia di tre figure chiave nell'impresa di portare l'uomo sulla Luna, rimaste sempre nell'ombra in quanto donne. Il diritto di contare racconta la storia di Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, tre matematiche afroamericane impiegate alla NASA per la loro straordinaria capacità di calcolo.
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Pur venendo assunte (e sfruttate) per far fronte all'incredibile mole di lavoro matematico necessaria a tenere il ritmo nella corsa verso l'allunaggio contro la Russia (in un'epoca senza i moderni calcolatori e computer), le tre rappresentati di un nutrito gruppo di donne nere impiegate alla NASA hanno dovuto far fronte a continui episodi di discriminazione, sessismo e razzismo, al lavoro e nelle proprie case, con mariti che le vedevano andare a lavorare mal volentieri, in un periodo di discriminazione contro i neri come il 1969.
Anche se Il diritto di contare si serve di semplificazioni nel raccontare la storia e non sempre fa giustizia alle sue splendide protagoniste (interpretare dalle bravissime Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe), racconta una storia che vale la pena scoprire e conoscere: quella delle donne e degli afroamericani dietro l'epica spaziale maschile e bianca.
3 - Tonya
È il 2017 quando l'attrice Margot Robbie decide che ne ha abbastanza di vedersi proporre ruoli da bambola bionda e produce un film che la vede come assoluta protagonista nel ruolo di una donna controversa della storia sportiva americana. L'attrice ci ha visto giusto e l'intepretazione di Tonya Harding dà una svolta alla sua carriera, provando che ha la stoffa per essere un'attrice a tutto tondo.
Grazie al suo intuito abbiamo un film che racconta una grande figura femminile in negativo; una circostanza abbastanza rara ma necessaria, perché la parità al cinema e fuori si raggiunge raccontando le donne a tutto tondo, anche nelle loro accezioni negative. Nel 1994 Tonya Harding è diventata il simbolo del lato oscuro del sogno americano: pattinatrice brillante ma poco compresa e mal vista dal mondo del ghiaccio per il suo stile provocante e sopra le righe, la donna venne coinvolta nell'aggressione alla sua principale rivale Nancy Kerrigan, a cui venne rotto il ginocchio da due teppisti.
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Si scoprì poi che i picchiatori avevano contatti diretti con l'ex di Tonya ed erano in qualche modo collegati anche a lei: possibile che Tonya fosse all'oscuro del piano per sabotare la sua rivale? Il film racconta l'ambiguità della posizione giuridica e umana della pattinatrice, coinvolta in un circo mediato pressante e disumano, che sotterrò a uno a uno tutti gli elementi che la resero la prima donna statunitense ad atterrare correttamente un triplo Axel, dipingendola come la diabolica e invidiosa donna che aveva commissionato il pestaggio della rivale.
Cresciuta in un contesto di abusi e violenze dentro e fuori la pista di pattinaggio, tiranneggiata dalla madre allenatrice dispotica, malmenata dal marito e a sua volta capace di pura perfidia ma anche grande genialità, nata povera e in un cotesto disagiato rinfacciatole dal mondo bon ton del pattinaggio, Tonya è un personaggio controverso e decisamente ambiguo sul piano morale, che ci ricorda quanto l'America sia pronta a voltare le spalle ai suoi eroi.
4 - Tracks - Attraverso il deserto
2700 chilometri, 4 dromedari, un cane e una donna: è il 1977 quando Robyn Davidson viene presa per pazza perché intende attraversare l'Australia a piedi, da Alice Springs fino all'Oceano Indiano. Tracks è tratto dal diario che Robyn scrisse durante i lunghi mesi di cammino in uno dei luoghi più inospitali del pianeta, pericolo (quando non mortale) e vastissimo.
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La straordinaria impresa di Robyn però è priva di epicità e il film che la racconta - che vede per protagonista un'intensa Mia Wasikowska affiancata dal sempre notevole Adam Driver - ha il grande pregio di sottolineare la natura introspettiva nel viaggio. Più che una sfida fisica, il viaggio di Robyn è alla ricerca di una sofferta solitudine, che la metterà duramente alla prova e le permetterà di processare tutto il dolore negato e dimenticato della sua difficile infanzia.
Tracks è un film su una grande impresa esplorativa che sa essere intimista, esplorando la psiche di una donna introversa e bloccata, che attraverso un cammino estremo e la comunione con gli sparuti abitanti del luogo (e una guida aborigena) riuscirà a ritrovare sé stessa, ancor prima di compiere un'impresa che ogni uomo attorno a lei riteneva impossibile.
5 - The Farewell - Una bugia buona
La regista Lulu Wang racconta la vera storia della sua famiglia e della sua incredibile nonna Nai Nai in una commedia che ha fatto molto parlare di sé. The Farewell - Una bugia buona è un riuscito lungometraggio d'esordio, che racconta una bizzarra storia di migrazione ed emancipazione femminile, per cui qualcuno ha sperato anche in un passaggio agli Oscar.
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Le vere storie di donne possono essere anche intime e familiari: The Farewell è basato sul racconto che Lulu Wang ha fatto del suo rapporto speciale con la nonna. Una storia esemplare che racconta la Cina e gli Stati Uniti di oggi, con un'integrazione culturale non sempre semplice da sintetizzare per chi ha origini cinesi ma è cresciuto con la mentalità a stelle e strisce. Il film ruota tutto attorno a un elaborato matrimonio fasullo organizzato dai parenti emigrati di Nai Nai per tornare in Cina e passare del tempo con lei un'ultima volta. All'anziana donna infatti è stato diagnosticato un tumore in fase avanzata ma come da consuetudine cinese, ad esserne informata è stata solo la famiglia, per non turbare la paziente con pensieri negativi.
Pur ignara dell'inganno, Nai Nai diverrà il simbolo di una saggezza semplice eppure profonda e piena di (buon) senso, esattamente come la vita che conduce. Per saperne di più a riguardo potete leggere l'approfondimento dedicato al film.
6 - Copia originale
Una regista e sceneggiatrice di enorme talento come Marie Heller racconta genio e sregolatezza di una donna misantropa, povera, sovrappeso e decisa a non ingentilirsi per far piacere agli altri. Tratto dal controverso libro di memorie di Lee Israel, Copia originale racconta la storia di una biografa trasformatasi in falsaria nella New York degli anni '90. Incapace di mantenersi con i suoi scritti, Israel comincerà a forgiare false missive di scrittori e personaggi famosi: il suo talento nel imitare il modo di scrivere dei personaggi da rendere le sue copie persino migliori degli originali.
Il film è strepitoso, grazie alla grande interpretazione di Melissa McCarthy, capace di trasmettere tutta la sensibilità nascosta di una donna insofferente, perennemente ubriaca, affezionatissima al suo gatto, di cui scopriamo a poco a poco la difficile storia personale, le ambizioni tradite e le inclinazioni taciute, il talento messo al servizio del crimine per sopravvivere, ma anche per prendersi gioco di un mondo culturale che la disprezza.
7 - Tutta la vita davanti
Correva l'anno 2008 quando Paolo Virzì portò al cinema il romanzo autobiografico dell'allora sconosciuta Michela Murgia, la caustica scrittrice sarda che aveva deciso di raccontare (e denunciare) le condizioni di vita paradossali e terribili delle operatrici nei call center di mezza italiana. Murgia infatti aveva lavorato per un breve periodo come telefonista in un'azienda, rimanendo sconcertata da come i lavoratori venissero sfruttati e messi gli uni contro gli altri. Nasce così Tutta la vita davanti, una tragicommedia che racconta di una brillante neolaureata in filosofia di nome Marta (Isabella Aragonese) che diventa telefonista per far fronte alle spese quotidiane, in attesa di un posto da ricercatrice. Acculturata e brillante, Marta si troverà catapultata nel mondo delle periferie urbane, tra reality show e situazioni di disagio, scoprendo un'umanità che le era sconosciuta.
Il film racconta i sistemi di persuasione e coercizione utilizzati da una ditta che vende elettrodomestici porta a porta per ingannare i suoi clienti e spingere i propri dipendenti (divisi rigidamente in ruoli maschili e femminili) in una competizione non priva di gesti estremi, che aizza le donne le une contro le altre. Se Marta rappresenta l'alter ego dello spettatore, il film racconta anche la difficile vita di Sonia (Micaela Ramazzotti), ragazza madre di borgata, ingenua e poco istruita, che tenta i tenere in equilibrio la sua situazione finanziaria e affettiva più che precaria. Quella di Tutta la vita davanti è una storia simbolo di una fetta della popolazione italiana ai limiti della povertà, sfruttata dalle grandi aziende, che viene spesso raccontata per pregiudizi. Un mondo in cui il peso delle difficoltà ricade ancor di più sulle spalle delle donne.
8 - A Private War
Nel 2018 al suo esordio registico Matthew Heineman collabora con l'attrice Rosamund Pike per portare al cinema una storia femminile durissima: quella Marie Colvin, reporter di guerra del The Sunday Times, premiata con ogni possibile riconoscimento per i giornalisti in prima linea. Sempre sul fronte, la donna perse un occhio in Sri Lanka, mentre documentava i combattimenti tra governo e ribelli.
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Il film si concentra sulla drammatica esperienza di Colvin in Siria, in un teatro di guerra così violento e terribile da mettere in crisi anche una veterana come lei. La pellicola, durissima, è uno splendido ritratto femminile che traccia un profilo psicologico senza sconti di una donna animata dal desiderio di raccontare la verità, ma anche dipendente dal pericolo, spregiudicata e incauta, preda delle depressione e del trauma accumulato di fronte a tanta violenza di cui è stata testimone.
Marie Colvin aveva visto così tanti orrori da non riuscire a starci lontana, percependo la realtà occidentale quotidiana come ipocrita e quasi irreale. Rosamund Pike fa un ritratto grandioso di una donna dalla tempra d'acciaio, controversa e fragile, in perenne lotta contro i cambiamenti del giornalismo, la volontà di prendere sempre meno rischi delle testate, l'indifferenza dei lettori.
9 - Jackie
Dietro un grande uomo, una macchiavellica donna. Ci voleva un genio cileno del cinema come Pablo Larraín per raccontare fuori dalla retorica propagandistica statunitense il ruolo cruciale che ebbe Jackie Kennedy per trasformare la breve presidenza del marito in un pezzo della leggenda statunitense. Il completo di Chanel macchiato, il lutto, la lotta senza quartiere per avere quel funerale che accomunasse suo marito ai grandi presidenti del passato: Jackie immagina e ricostruisce una donna acculturata e intelligente che, perso il marito, è decisa a rimanere aggrappata alla leggenda ancora tutta da costruire.
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Trascinato da un'interpretazione sbalorditiva di una Natalie Portman capace di annullarsi dentro il personaggio che interpreta, elevato dallo stile inimitabile di uno dei più grandi e acuti registi viventi, Jackie è il film biografico che entra nelle logiche della donne che stanno un passo indietro ai loro uomini, raccontano tutta l'abilità necessaria per tessere la leggenda dei mariti senza che il mondo di accorga chi è davvero grande e chi no nella coppia.
10 - La verità negata
Una storica statunitense di origine ebraiche si ritrova a dover provare in una corte inglese che l'Olocausto è veramente avvenuto. L'incredibile storia si è consumata nelle aule inglesi nel 1996: la studiosa statunitense per il sistema inglese aveva l'obbligo di provare di la sua innocenza, dopo essere stata citata in giudizio per aver definito bugiardo un noto negazionista dell'Olocausto. In altre parole Deborah Lipstadt e la sua casa editrice Penguin hanno dovuto provare che l'Olocausto fosse realmente avvenuto.
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Il legal drama con protagonista una risoluta Rachel Weisz, affiancata da un cast inglese di primo livello, ricostruisce l'incredibile vicenda processuale, che mise la donna nella scomodissima posizione di dover rappresentare tutta la comunità ebraica in un processo chiave all'indomani del diffondersi di controverse teorie che mettevano in dubbio lo sterminio operato dai nazisti. La verità negata racconta però anche l'impatto emotivo che una vicenda simile ha avuto su una donna e una storica appassionata e combattiva.
11 - Royal Affair
Ci sono regine contestate dal popolo per le loro spese pazze e le loro affermazioni sprezzanti e ci sono regine che rischiano il linciaggio per aver tentato di modernizzare il proprio regno in uno stato democratico. Nel bellissimo film danese A Royal Affair la protagonista è regale, ma Carolina Matilde di Hannover è stata tutto tranne che una regnante convenzionale. Nel diciottesimo secolo al fianco di un marito indolente, capriccioso e con qualche disturbo psicologico, la giovane si è ritrovata ad allearsi con il di lui medico e confidente, Johann Friedrich Struensee, pensatore illuminista e rivoluzionario.
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Facendo leva sull'ascendente che aveva sul re, la regina e il medico si allearono per plasmare la Danimarca dell'epoca fino a renderla uno stato più giusto, moderno e democratico, almeno fino a quando non scoppiò lo scandalo per la loro presunta relazione sentimentale e sessuale, arrivando a mettere in dubbio la paternità degli eredi reali.
Interpretata da una Alicia Vikander magnetica, affiancata dagli ottimi ring Mads Mikkelsen e Mikkel Følsgaard, Carolina Matilde di Hannover si rivela essere una grande pensatrice, moderna e ribelle, ancor prima di una regina che ha segnato la storia del suo paese.
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