Hentai, 50 sfumature di Giappone nei manga e negli anime

Col termine "hentai" si è ormai soliti pensare alla pornografia giapponese, ma in realtà questa parola è legata ai manga, agli anime e alla cultura.

Autore: Elisa Erriu ,

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Yuki Seto
Copertina di Stretta


Non perdiamo tempo, le luci son spente, non c’è nessuno che guarda. Sappiamo che avete letto con una certa curiosità e aspettativa il titolo. Sappiamo che non state più leggendo, state cercando l’immagine giusta, il link giusto. Noi, come in molte altre occasioni, vogliamo offrirvi qualcosa che altrove non trovate facilmente, qualcosa di proibito e potente: il sapere. Per esempio, sapevate che l’industria degli hentai ha permesso di progredire al settore stesso dei videoregistratori e persino dei PC? Ha, insomma, aiutato la tecnologia e l’intera umanità a progredire ed evolversi. La conoscenza è così sexy, vero?

Gli hentai: cosa sono e quali sono i più famosi?

Cosa significa hentai?

Solitamente, con hentai, si tende a raggruppare nell’immaginario occidentale tutta la “pornografia giapponese”. L’Oxford Dictionary Online lo definisce come “un sottogenere dei generi giapponesi di manga e anime, caratterizzato da personaggi marcatamente sessualizzati, con immagini e trame sessualmente esplicite”.

Ma questo non è il significato completo: la parola hentai è formata da due kanji, il primo 変, “hen”, traducibile come “strano”, e 態, “tai”, che significa “apparenza” o “condizione”.

Letteralmente hentai significa una “condizione strana” e si usa per descrivere qualcosa (o qualcuno) anormale, con una sfumatura semantica che oscilla tra il “perverso” e il “mutato”, dato che a seconda del contesto narrativo, lo stesso termine è usato anche per parlare di "metamorfosi".

Qualunque sia la sua variante interpretativa, in Giappone il termine hentai si utilizza comunque con una connotazione molto negativa, in quanto indica spesso forme di “perversione sessuale”. Tuttavia, contrariamente a quanto si pensa, il termine non viene usato nel suo paese d'origine esclusivamente per anime, manga o altri media di intrattenimento. Anzi, non viene quasi mai usato in questo ambito.

Le opere pornografiche giapponesi sono spesso etichettate semplicemente come 18-kin (18禁), che significa “proibito a chi non ha ancora 18 anni”. Né più né meno del nostro “18+”. Un altro termine che si può trovare in maniera ricorrente tra le fumetterie che trattano manga pornografici è il "seijin manga" (成人漫画), traducibile come ” manga per adulti”.

Altre parole usate, anche se meno comuni, sono “ero” (banalmente dalla parola “erotic”), spesso usata nell’universo degli anime, ed “ecchi” (エッチ, si pronuncia “ecci” ), che sarebbe la pronuncia della lettera H, da Hentai, in inglese. Negli ultimi anni, infine, stanno diventando sempre più famosi anche i Dōjinshi, che non sono altro che riviste autopubblicate con personaggi presi da altre opere famose. Ma in queste riviste, Goku, Ichigo, Tanjiro e altre icone dei manga, osano fare tutto ciò che nei loro manga non fanno.

Hentai: la loro storia

La storia della parola hentai si perde nelle origini della storia stessa del Giappone. Nel periodo Heian, l’ultimo tassello della storia classica giapponese, compreso tra il 794 d.C. fino al 1185 circa, nacque l’arte Shunga, la più antica arte erotica nipponica.

I Shunga ritraggono solitamente l’attività erotica di una coppia. In queste opere ci si sofferma con particolare attenzione e cura nei dettagli delle espressioni e dei gesti. Nelle tavole più famose dei Shunga vengono accentuati i lineamenti dei corpi e la bellezza dell’estasi, tra gioia e dolore. 

La tecnica impiegata per disegnarli si chiama ukiyo-e, la più raffinata xilografia giapponese, particolarmente diffusa nel periodo Edo, che va principalmente dal XVII al XIX secolo. Anche gli Shunga, tuttavia, proprio come gli hentai, spesso mostravano “deviazioni” erotiche.

Un esempio ben noto è Il sogno della moglie del pescatore del famoso maestro Hokusai. È risaputo che quasi tutti gli esponenti dell’ukiyo-e, a un certo punto della loro carriera, per necessità o per puro piacere artistico, si cimentarono negli Shunga a un certo punto della loro carriera.

Dal XVI al XIX secolo, però, le opere Shunga furono soppresse con le riforme Kyoho, una serie di politiche economiche e culturali introdotte dallo shogunato Tokugawa nel 1736. In realtà a far diminuire sensibilmente questa complessa forma d’arte fu l’introduzione delle fotografie pornografiche, alla fine del XIX secolo. Più facili da fare e ancora più esplicite.

Il governo giapponese ha cercato però di frenare l’avvento della pornografia nel proprio Paese, avviando una pesante censura delle idee occidentali e degli scritti politici critici.

Sotto le riforme Tenpō, introdotte nel 1842, tutti i blocchi di stampa di letteratura erotica furono sequestrati. La censura aumentò ulteriormente quando il codice penale del Giappone fu approvato come legge. Alla voce del codice XXII, “delitti di oscenità, stupro e bigamia”, l’articolo 175 afferma chiaramente che:

Chi distribuisce, vende o espone in pubblico un documento osceno, un disegno o altri oggetti osceni, è punito con la reclusione con il lavoro per non più di 2 anni. Una multa non superiore a 2.500.000 yen o una piccola multa.

Per intensificare la pena, nel 1928 è stata aggiunta la pena di morte ad alcune violazioni di determinate leggi, tra cui i delitti di oscenità.

È in questi anni, in questo ambiente, che per la prima volta in Giappone si sente il termine hentai: apparve la prima volta nella metà dell’era Meiji (tra il 1868 e il 1912) per descrivere “tratti insoliti o anormali”.

In questo periodo si definivano così tutti gli atteggiamenti ritenuti socialmente "diversi", comprese anche le abilità paranormali e i disturbi psicologici. La parola non definisce pertanto un genere letterario e basta, ma un comportamento, una tipologia di persone, una vera e propria condizione umana.

Centinaia e centinaia di persone sono state multate, imprigionate o uccise, perché considerate "hentai", in una parola "anormali".

Nel 1940, il dipartimento di informazione e propaganda fu elevato all’ufficio informazioni e l’anno successivo, a causa del panico provocato dalla guerra, la revisione della nuova legge soppresse del tutto persino ogni libertà di stampa.

Ciò significa che nessuno poteva distribuire o vendere nulla senza il permesso o l’autorizzazione del governo o dell’imperatore. Ogni documento doveva essere vagliato dal governo prima del rilascio. Ma dopo la resa del Giappone, annunciata dall’imperatore Hirohito il 15 agosto 1945 e formalmente firmata il 2 settembre 1945, il comandante supremo di tutte le nazioni alleate, il generale Douglas MacArthur, abolì ogni forma di censura e ripristinò la libertà di parola.

Questo è stato anche applicato retroattivamente alla costituzione giapponese, nel capitolo III.

Sono garantite la libertà di riunione e di associazione, di parola, di stampa e di ogni altra forma di espressione. Non sarà mantenuta alcuna censura, né violato il segreto di alcun mezzo di comunicazione.

Ma tutto ciò che viene proibito, ciò che è anomalo e pertanto hentai, viene reso in questo modo soltanto ancora più invitante: pensate davvero che, nonostante le leggi e le proibizioni, nonostante la prigionia e il rischio della pena capitale, non ci fossero stampe pornografiche?

Un modo per arginare i divieti imposti dalla costituzione furono per esempio proprio i manga. Sin dagli anni ’40 i fumetti giapponesi hanno suscitato un enorme interesse da parte del pubblico, da quando il “Walt Disney giapponese”, Osamu Tezuka, il “dio dei manga”, ha contribuito a definire l’aspetto moderno e la forma dei manga di oggi.

New Treasure Island, considerato il debutto di Tezuka, fu pubblicato nel 1947 grazie alla Ikuei Publishing e vendette oltre 400.000 copie. È un'opera basata sul romanzo de L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson e ha tutti i tratti tipici del "cinema su tavola" tipico dei fumetti giapponesi. Ma nessuna rappresentazione "hentai".

Fu la popolarità di questi fumetti a suscitare l'interesse degli artisti: magari questi manga così eleganti possono essere usati anche per temi adulti e rimpiazzare le stampe pornografiche "proibite"? La risposta a questa domanda la si trova nei manga erotici che seguirono sin da questi anni, ben nascosti dietro rappresentazioni più realistiche dei simpatici personaggi dei cartoni animati resi popolari da Tezuka.

Sin da allora manga e pornografia si sono rincorse, procedendo insieme su strade diverse ma con lo stesso obiettivo: gran parte di questi manga erotici, tuttavia, è andata perduta e tocca aspettare agli anni ’70 per trovare la prima rivista ufficiale hentai. 

Nel 1973, Manga Bestseller (in seguito noto come Manga Erotopia) venne pubblicata: sarà lei la responsabile della creazione di un nuovo genere noto come ero-gekiga. Tra gli anni ’60 e ’70 andava molto di moda uno stile di fumetti, rivolto a un pubblico adulto, caratterizzato da uno stile artistico definito da linee forti, acute, tratteggio scuro e linee grintose, che segnassero e accompagnassero storie più realistiche e temi più maturi, impegnativi e che trattassero anche argomenti sociali.

Mentre i manga cambiavano la cultura e la storia del Giappone (e non solo del Giappone), nel frattempo i gekiga vennero lentamente assorbiti da vari sottogeneri, che diedero vita negli anni ’80 in seguito ai seinen ai josei.

La pornografia risultava sempre più “noiosa” e banale, i manga offrivano orizzonti sempre più vasti. I personaggi “carini” in stile Tezuka finirono a bazzicare i sordidi quartieri "hentai" già nel 1979: quando è stata rilasciata la serie Cybelle di Azuma Hideo, si è dato inizio a un movimento che preferiva sessualizzare le ragazzine “dolce e innocenti”, casualmente simile ai tratti di Tezuka.

È così che gli hentai hanno prevalso, fondendosi con il purezza e confondendosi con la semplicità. 

Hentai: caratteristiche e diffusione

Con il boom tecnologico degli anni ’80 e la rapida globalizzazione del mondo intero, l’industria pornografica crebbe di pari passo con l’umanità.

J Pop
Bj Alex copertina manga

Già nel dopo guerra, le foto con le "donnine nude" non erano più intriganti. La maggior parte delle opere erotiche richieste si spostarono su altri media, tra cui i sopraccitati manga, di grande popolarità grazie a Tezuka, ma anche un altro settore, ancora “vergine”: la televisione.

Il primo anime pornografico si chiama Suzumi-bune ed è stato creato nel 1932 da Hakusan Kimura. Era la prima parte di un film a due rulli, prima di essere sequestrato dalla polizia. Gran parte della pellicola è stata bruciata col nitrato d’argento e i resti del film sono stati donati al National Film Center all’inizio del 21° secolo dalla polizia di Tokyo. Non è mai stato visto dal pubblico.

Molte delle opere che oggi vengono chiamate retroattivamente come hentai, si diffusero soprattutto in America, tra cui Le mille e una notte del ’69, che riprende fedelmente elementi erotici della storia originale, e Cleopatra: Queen of Sex del ’70. Ma fu Lolita Anime a dettare le caratteristiche del genere.

La serie, rilasciata nel 1984 da Wonder Kids, è figlia del movimento “lolicon” generato da Azuma: contiene sei episodi, purtroppo rimarca la tendenza che riguarda il sesso minorile, e includeva un episodio contenente BDSM. Non è stato ufficialmente concesso in licenza o distribuito al di fuori della sua versione originale, ma questo contenuto ha ottenuto un successo tale, da alimentare altre opere, tra cui Cream LemonDevil Hunter Yohko e Urotsukidōji, che contiene rappresentazioni di sesso coi tentacoli, uno degli emblemi perversi del sottogenere hentai.

La proliferazione di questo genere di pornografia ha portato a una forte richiesta di televisori e videoregistratori negli anni ’80: le videocassette comunemente sottotitolate come A/V (Adult Video) generarono introiti tali sul mercato, da far nascere centinaia di società, soprattutto negli States, come AD VisionCentral Park Media, Critical Mass e Media Blasters.

Non solo: dato l’aumento dell’hentai nei manga e negli anime, si cercò di portare il genere erotico anche in un altro settore ancora del tutto inesplorato e per questo appetibile per chi cerca sempre nuove scappatoie: il settore dei computer e dei videogiochi.

Con l’ascesa dell’industria dei giochi a partire dagli anni ’80, è arrivata anche l’ascesa dei personal computer. E mentre l’industria dei computer del Giappone stava definendo il proprio standard produttivo con produttori come NEC, SHARP e FUJITSU, in competizione l’uno contro l’altro, i primi “giochi erotici” fecero la loro comparsa.

Diffondendosi con il nome di eroge, dalla fusione di “erotic” + la lettera di “g” di games, apparvero sui primi, scarni schermi, giochi come Night Life nell’82, da parte di Koei, che voleva non tanto spingere sulla parte pornografica, quanto educare e sostenere la vita coniugale.

Akira Hizuki
Desire Pandora Vol. 4

Appena l’anno prima, la Apple II, rilasciava in America Softporn Adventure e nel 1983 la Jast pubblicò Tenshitachi no Gogo, il primo eroge in stile anime.

Il genere hentai era in rapida crescita in quegli anni e contribuì al successo delle unità in CD e di una grafica migliorata nei PC, dato che negli anni ’70 era consentita la libertà di stampa, ma era ancora proibita la pubblicazione di materiale osceno. E bisogna ricordare che alcuni elementi, tra cui i rapporti sessuali espliciti, la omosessualità e i peli pubici sono particolarmente considerati osceni nella legge (e nella cultura) giapponese.

Ecco perché l’hentai sin dagli inizi si è contraddistinto tanto: andava oltre al decoro e alle leggi giapponesi. Anche alle stesse fantasie. 

Proprio per superare queste leggi, artisti come Toshio Maeda, “Il dio del tentacolo”, ha cercato di superare nel 1986 la censura sui rapporti sessuali, utilizzando nelle sue opere mostri e tentacoli.

Per arginare la legge, hanno inoltre usato punti sfocati, pixel sui genitali o ridotto al minimo dettagli anatomici come la peluria e l’età dei personaggi, così come capitato a film come Nel regno dei sensi e La Blue Girl. Ciò ha portato a enormi pubblicazioni di vari sottogeneri hentai, con robot, alieni, creature mostruose e persino rappresentazioni sessuali attraverso visioni alternative, come “la vista a raggi x”, dove si vede un rapporto sotto l’ottica di una risonanza magnetica.

Persino alcune espressioni sono ormai entrate nell’uso comune dei termini legati al mondo dell’hentai, come il caso degli ahegao, la tipica faccia ansimante o gemente che oggi è un’icona della mimica facciale associata al piacere sessuale.

Più la legge e la Nihon Ethics Video Organization imponeva i suoi limiti, più gli artisti trovavano alternative e sottogeneri. Ed è così che hanno permesso alla “perversione” dell’hentai di infrangere ogni regola, seguendo di pari passo le voglie segrete di uomini e donne.

Le diverse tipologie di hentai

L’hentai può essere suddiviso in numerosi sottogeneri, tutti che coinvolgono tratti scientifici e psicologici specifici.

J Pop
Copertina di Bj Alex

Sin dalla prima attestazione del termine, resa popolare in alcuni testi, come il romanzo Vita Sexualis di Mori Ōgai del 1909, si è pian piano fatto largo il pensiero comune, in Giappone, che qualsiasi atto anormale e pertanto “perverso” potesse essere hentai, come ad esempio anche commettere uno shinjū, ovvero un suicidio d’amore.

Furono dunque le riviste, l’opinione pubblica e la critica a definire le tipologie di hentai e decidere cosa fosse consono e cosa no, dando vita al popolare boom della sessuologia in Giappone. Tra i diversi esponenti, Tanaka Kogai, storico e antropologo, scrisse numerosi articoli sull’argomento.

Creò anche una rivista apposita per parlare della sessuologia e della sua evoluzione sociale, Modern Sexuality, che divenne una delle fonti di informazione più popolari sull’espressione erotica e nevrotica sociale. Tra le sue pagine, Kogai parlò di feticismo, sadomasochismo, necrofilia e di tutte le rappresentazione di sfumature perverse, anormali e spesso eroticizzate, che entrarono a far parte delle tipologie hentai.

Hentai' love

A oggi i generi più noti appartenenti alla “devianza” tipica degli hentai, sono suddivisi in base alla storia narrata o alle caratteristiche fisiche dei suoi personaggi.

Gli Yaoi sono un genere dedicato ai rapporti omosessuali tra due uomini. Da non confondere con shōnen-ai e Boys’ Love, generalmente meno espliciti.

Sempre relativi alle storie d'amore si catalogano anche gli Yuri, caratterizzati dai rapporti omosessuali tra due donne. Simili a questo genere, ma più "casto", sono gli shōjo-ai.

Sebbene questi due generi non rappresentino sempre scene sessuali esplicite e abbiano a loro volta numerosi sottogeneri e varianti, nella cultura giapponese sono ancora adesso tutti riconosciuti come “anormalità” e pertanto hentai.

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Hentai' people

Il mondo degli hentai è ampiamente donna. Non esclusivamente, ma ci sono soprattutto figure femminili a cui vengono dedicati numerosi sottogeneri. Tra questi spiccano:

  • Lolicon: Incentrato su ragazze minorenni o in età prepuberale, sia omosessuali che eterosessuali
  • Shotacon: Incentrato su ragazzi minorenni o in età prepuberale, sia omosessuali che eterosessuali
  • Bakunyu: Media pornografico caratterizzato da donne con grandi seni
  • Nekomimi/Catgirl: Caratterizzato da protagonisti soprattutto femminili con orecchie di gatto, code di gatto o altri tratti felini
  • Futanari: Raffigurazioni di donne che hanno entrambi i genitali

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Hentai' essence

Prima di essere una persona, l'hentai è un modo di essere. Ci sono numerosi generi dedicati ad atteggiamenti espliciti più che a un aspetto estetico. Ecco quali sono le pratiche più note e usate tra gli hentai:

  • Kinshinsoukan: incesto
  • Harem: un protagonista (generalmente maschio) che ha rapporti sessuali con più persone
  • Netorare: infedeltà
  • Omorashi: una forma di urolagnia
  • Guro: associato a pratiche violente o comunque “grottesche”
  • Ashikoki: pratiche feticiste associate ai piedi
  • Bondage o BDSM: focalizza sulla dominazione mediante l’uso di corde, attrezzi, giocattoli sessuali o imposizioni psicologiche
  • Bukkake: rappresentazione di una donna (o uomo) su cui più maschi/femmine eiaculano.

 

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