Il Signore degli Anelli: la storia editoriale italiana e le migliori edizioni

Il Signore degli Anelli è una delle opere più amate e lette al mondo, ma la sua storia editoriale non è stata rose e fiori, soprattutto in Italia.

Autore: Giovanni Arestia ,

Il romanzo fantasy Il Signore degli Anelli ha appassionato e fatto sognare intere generazioni di tutto il mondo essendo stato tradotto in più di 38 lingue e vendendo più di 150 milioni di copie. J.R.R. Tolkien pubblicò per la prima volta in Inghilterra il libro The Lord of the Rings, suddiviso in tre volumi, tra il 1954 e il 1955, ma scopriamo insieme la travagliata storia editoriale italiana. 

La genesi di Il Signore degli Anelli

Prima di addentrarci nella storia editoriale italiana, è giusto scoprire brevemente la genesi del capolavoro della letteratura fantasy del XX secolo. Il Signore degli Anelli, infatti, ebbe inizio quando l'editore Stanley Unwin, impressionato dal successo di Lo Hobbit, pubblicato nel 1937, chiese a Tolkien di scrivere un seguito. Tuttavia, i primi tentativi furono a dir poco difficoltosi: Tolkien trovò complesso sviluppare una trama coerente e solo nell'agosto 1938 riuscì a dare un titolo alla nuova opera. Le pressioni editoriali, unite a problemi familiari ed economici, complicarono ulteriormente la stesura, senza contare che lo scrittore non amava usare dispositivi come le macchine da scrivere, ma unicamente carta e penna. 

Il 19 dicembre 1937, Tolkien informò Mr. Furth della casa editrice Allen & Unwin informandolo di aver completato il primo capitolo dal titolo Una festa a lungo attesa. Questo fu inviato a Rayner Unwin, il giovane figlio dell'editore, per ottenere una prima critica considerando, inoltre, che come già accaduto per Lo Hobbit, Tolkien ipotizzava il nuovo libro un'opera per l'infanzia.

Dopo solo due mesi, Tolkien, pur avendo scritto tre capitoli, espresse il timore di essersi bloccato. Aveva la sensazione di aver già esaurito le migliori idee narrative nel precedente libro. Tuttavia, continuò a lavorare, anche se con difficoltà, e iniziò a sperimentare nuovi sviluppi nella trama, alcuni dei quali non furono ben accolti da Unwin, che trovava il linguaggio degli Hobbit troppo strano e infantile. Nonostante le critiche, Tolkien non modificò significativamente il tono, mantenendo lo stile distintivo degli Hobbit.

L'inizio della Seconda Guerra Mondiale rallentò ulteriormente la stesura del libro. Michael, il secondo figlio di Tolkien, si arruolò volontario nell'estate del 1940 e partecipò alla battaglia d'Inghilterra, dove rimase ferito. Nel 1943, anche il terzo figlio, Christopher, fu chiamato alle armi e trasferito in Sudafrica. Durante la guerra, Tolkien inviò lettere ai figli, soprattutto a Christopher, includendo capitoli del libro e note sulla sua ambientazione.

Solo quando la guerra di concluse, Tolkien riuscì a riprendere il lavoro con una certa regolarità, ma la conclusione e la pubblicazione del libro richiesero ancora molti anni. L'opera, diventata molto più complessa e lunga rispetto alla favola per bambini che era Lo Hobbit, fu finalmente pubblicata nel 1954, dopo un lungo processo di scrittura e a fronte del calo iniziale di interesse da parte degli editori.

Quando è uscita la prima edizione in Italia? 

Nel 1954, dopo la pubblicazione di The Fellowship of the Ring e The Two Towers da parte di Allen & Unwin, la casa editrice italiana Mondadori, che aveva strette relazioni con l'editore inglese, ricevette la proposta di pubblicare il primo volume della trilogia in Italia. Tuttavia, dopo aver esaminato l'opera con tanto di commissioni per delle recensioni, la casa editrice milanese rifiutò la proposta.

Mondadori, infatti, riteneva che il romanzo, anche se suddiviso in tre volumi, fosse troppo lungo e inadatto per il pubblico italiano, che preferiva storie più ancorate alla realtà. Otto anni dopo, nel 1962, Mondadori rifiutò nuovamente l'opera, con intellettuali come Elio Vittorini e Vittorio Sereni che non ne riconoscevano il valore, considerandola priva di rilevanza reale.

Il via libera per una prima pubblicazione si ebbe solo nel 1967, quando Mario Ubaldini della casa editrice romana Astrolabio-Ubaldini acquisì i diritti di pubblicazione. A novembre dello stesso anno, comparve nelle librerie italiane la prima edizione de La Compagnia dell’Anello in formato con copertina rigida e con sovraccoperta. La traduzione fu affidata alla giovane Vittoria Alliata di Villafranca e Valguarnera conosciuta come Vicky, allora appena quindicenne, che lavorò di notte per un compenso di 800 lire a cartella. Tuttavia, l’edizione vendette solo 400 copie, poiché il pubblico della Astrolabio, abituato solitamente a testi di sociologia, psicologia e filosofia, non era pronto per un’opera come quella di Tolkien.

Quante traduzioni ed edizioni esistono in Italia?

Oltre a quella di Alliata, esistono altre tre traduzioni una datata 1970, una 2003 e una più recente del 2019. Nel 1970, infatti, la casa editrice milanese Rusconi, di Edilio Rusconi, entrò prepotentemente nella storia editoriale italiana de Il Signore degli Anelli. Il direttore editoriale Alfredo Cattabiani, su suggerimento di Quirino Principe ed Elémire Zolla, decise di pubblicare l'opera in un volume unico.

L'edizione Rusconi, uscita nell’ottobre del 1970, fu il risultato del lavoro di vari collaboratori: Elémire Zolla scrisse l'introduzione, Quirino Principe riscrisse le appendici e si occupò di vari aspetti della traduzione, disegnando anche la mappa della Terra di Mezzo, Lorenzo Fenoglio curò l'editing e Piero Crida realizzò l'immagine di copertina. Questa edizione ebbe un successo inaspettato, portando a tre ristampe immediate e aprendo la strada a ulteriori edizioni delle opere di Tolkien.

Fino al 1999, sotto il marchio Rusconi, furono pubblicate 10 edizioni de Il Signore degli Anelli, di cui sette in volume unico e tre come trilogia. Di particolare rilievo furono le edizioni "in pelle marrone" del 1970 e "in pelle verde" del 1984 e 1997, caratterizzate da rilegature in pelle e tirature limitate, che oggi sono molto ricercate dai collezionisti.

Quando tra il 1999 e il 2000 la Rusconi si disgregò dividendosi tra RL Gruppo Editoriale e Hachette, i diritti delle opere di Tolkien passarono alla casa editrice Bompiani. Nei primi anni, Bompiani pubblicò edizioni non particolarmente innovative, ma nel 2003, sotto la direzione editoriale di Elisabetta Sgarbi, si osservò una svolta incredibile grazie alla digitalizzazione del testo e alcune significative modifiche alla traduzione, grazie alla collaborazione con la Società Tolkieniana Italiana. Questa riprendeva la precedente traduzione di Alliata, la univa a quella di Quirino Principe, ma con ulteriori correzioni suggerite dalla Società Tolkeniana Italiana.

Quest'ultima versione della traduzione, però, fu ritirata dalla vendita nel gennaio 2020 a causa di una controversia tra Bompiani e la stessa Alliata . Nell'ottobre 2019, Bompiani pubblicò il primo libro della nuova traduzione ad opera di Ottavio Fatica in collaborazione con l'Associazione Italiana Studi Tolkeniani e del collettivo Wu Ming.

La seconda parte, Le due Torri, uscì nel maggio 2020, seguita dalla terza parte, Il ritorno del Re, nel luglio 2020. Nel novembre dello stesso anno, Bompiani pubblicò un'edizione completa della trilogia de Il Signore degli Anelli con la nuova traduzione di Ottavio Fatica, ulteriormente rivista e corretta, accompagnata da cinquanta illustrazioni di Alan Lee.

Quale traduzione è la migliore?

È molto difficile dire oggettivamente quale sia la migliore traduzione tra quelle di Alliata, Zolla/Principe, Alliata/Principe o Fatica. Si sono già scatenate numerose polemiche in merito e ognuna di loro ha i suoi pregi e i suoi difetti. Vi ricordiamo che in libreria non troverete più le vecchie traduzioni, nonostante l'editore sia sempre Bompiani.

Nella traduzione di Principe, grazie appunto alla sopracitata digitalizzazione, l'intero testo venne rivisto, furono corretti circa quattrocento errori di battitura e venne aggiornata la traduzione di alcuni termini, come l'inglese "Orc" che divenne "Orco" invece del precedente "Orchetto", o Troll che torna a essere Troll invece di vagabondi. Per non parlare della celebre parola priva di significato "gaffieree della correzione dei toni nei dialoghi delle varie razze che invece nella prima edizione erano totalmente piatti e privi di differenziazioni. Tuttavia, nonostante gli sforzi, alcune omissioni ed errori rimasero ugualmente anche nella nuova edizione.

In un'intervista al Convegno Endòre di Brescia nel 2004, Vittoria Alliata difese le sue scelte di traduzione, sostenendo di aver seguito le indicazioni di Tolkien, come specificato nel Guide to the Names in The Lord of the Rings. Tuttavia la versione di Quirino Principe sostituì totalmente quella di Alliata di Villafranca e ancora oggi è una delle più apprezzate. Nella versione di Zolla/Principe, tuttavia, emergevano dettagli molto legati all'esoterismo, al neopaganesimo o al tradizionalismo che influenzava anche il periodo storico e politico degli anni 70 in Italia.

L'ultima traduzione di Fatica è stata sicuramente la più discussa. Nata con l'idea di essere più "tolkeriana" possibile, in realtà, sebbene modifichi ulteriori errori presenti nelle precedenti traduzioni, ne modifica anche la tonalità e la testualità. Secondo i puristi e gli appassionati di lunga data de Il Signore degli Anelli, quindi, la traduzione più apprezzata è quella del 2003 Alliata/Principe anche se la traduzione di Fatica sta venendo a poco a poco rivalutata. 

Nuova traduzione: cosa cambia?

L'approccio scelto da Fatica è quello di rendere l'opera più leggera e familiare possibile, con un lavoro certosino e dettagliato su ogni termine inglese. La decisione più importante è stata quella di creare un'assonanza quanto più possibile stringente tra il termine inglese e quello della traduzione italiana, scegliendo però la terminologia più adatta a un pubblico moderno.

La traduzione di Alliata, invece, era più aulica e con una matrice letteraria più ricercata fatta di termini ormai desueti e inusuali. Alliata, infatti, sceglieva i termini italiani nel tentativo di rendere adeguatamente epica la descrizione generale e l’atmosfera del testo, con tanto di libertà personali e uso di figure retoriche totalmente assenti nell’inglese.

Nella traduzione di Fatica sono presenti stravolgimenti inerenti alla nomenclatura con la presenza di regionalismi, senza però abbandonare gli arcaismi per rendere comunque epica la lettura. Tra le differenze più notevoli ci sono le nuove scelte di traduzione operate per i nomi propri, per la toponomastica e per le numerose poesie presenti nel testo: Forestali al posto di Raminghi, Cavallino Inalberato al posto di Puledro Impennato, Brandaino al posto di Brandibuck, Samvise (resa italiana di Samwise) in Samplicio.

Poi ancora Oldbuck/Brandybuck, diventano Vecchiodaino/Brandaino invece di Vecchiobecco/Brandibuck e Barliman Butterbur, oste della locanda del Puledro Impennato, non è più Omorzo Cactaceo, ma diventa Omorzo Farfaraccio. Cambiano anche il Sovrintendente di Gondor che diventa Castaldo, le suddivisioni della Contea, ovvero Farthing, diventano Quartieri, singolare Quartiero, per distinguerlo dal significato letterale della parola quartiere in italiano. Grampasso, storico soprannome di Aragorn, diventa Passolungo e il celebre Gaffiere diventa Veglio. Infine, l'altra notevole differenza, è la celebre Poesia dell'Anello. Quella storica era la seguente:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.

Quella di Fatica invece è questa:

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra,
Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele,
Uno al Nero Sire sul suo trono tetro
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.

In definitiva la traduzione di Alliata ha dato vita a un testo epico che richiama le saghe cavalleresche e la retorica petrarchesca, nonché le saghe norrene e celtiche. La versione di Ottavio Fatica, invece, presenta un Tolkien più quotidiano, con uno stile scorrevole, asciutto e realistico. Fatica quindi ha spostato Tolkien dal genere epico a quello contemporaneo della narrativa Young Adult

Quale edizione comprare de Il Signore degli Anelli

Inutile dire che per osservare perfettamente tutte le differenze sia linguistiche che stilistiche, andrebbero comprate tutte le edizioni. Purtroppo le primissime traduzioni sono diventate molto difficili da trovare e oggetto di collezionismo di lusso, come questa versione che potete trovare su Amazon:

Le versioni con la traduzione di Principe sono diventate altrettanto complicate da trovare, soprattutto dopo che Bompani ha deciso di ritirarle tutte dal mercato rendendo disponibile solo l'ultima traduzione di Fatica. Si può trovare ancora qualcosa dei libri singoli come in questo caso riguardante Il Signore degli Anelli: Le Due Torri:

O la trilogia completa sempre a prezzi da collezione:

In definitiva se non avete mai letto Il Signore degli Anelli e volete recuperare la migliore edizione disponibile per rapporto qualità prezzo e facilità di reperibilità, dovreste assolutamente scegliere di acquistare la versione con copertina rigida con la traduzione di Fatica. Questa edizione presenta anche le stupende illustrazioni di Alan Lee, noto per essere stato il primo a illustrare Il Signore degli Anelli nella storia e Premio Oscar per la migliore scenografia con il film Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re:

Immagine di copertina mostra la copertina della nuova edizione completa de Il Signore degli Anelli via Amazon

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