Seconda Guerra Mondiale. Un aviatore americano e uno giapponese, nemici, precipitano su un'isola del Pacifico, e continuano a darsi battaglia. Corpo a corpo... Quando tutto cambia: una creatura mai vista prima, un enorme gorilla, King Kong. Il re indiscusso di quell'isola è lui.
Molti anni più tardi, nel 1973, la guerra è un'altra. La guerra in Vietnam, che un gruppo di uomini sfrutta per farsi finanziare una spedizione su quella stessa isola nel Sud del Pacifico, un'isola ignota e misteriosa chiamata Isola dei Teschi (Skull Island) e al centro di una lunga serie di sparizioni di navi e aerei.
Per Bill Randa (John Goodman, Il grande Lebowski), potrebbe essere il luogo in cui mito e scienza si incontrano. Il programma Monarch è alle battute finali, ma Randa e Brooks (Corey Hawkins, 24: Legacy) riescono a convincere il senatore Willis (Richard Jenkins, Six Feet Under) ad autorizzare una spedizione sull'isola, con il team di ricerca accompagnato da una scorta armata. La squadra militare guidata dal colonnello Packard (Samuel L. Jackson, Pulp Fiction).
Ma non basta. Serve un esperto. Un cacciatore, l'ex militare britannico James Conrad (Tom Hiddleston, Thor, Loki). Prontamente assoldato a caro prezzo e unito a una spedizione per dare la caccia a qualcosa che nessuno, mai, avrebbe immaginato.
Inizia così Kong: Skull Island, reinterpretazione del mito di King Kong diretta nel 2017 da Jordan Vogt-Roberts (regista annunciato di Metal Gear Solid) con un evidente intento ambientalista - come il film del 1933, del resto, e tutti i sequel-prequel e remake che ci parla ancora una volta dell'intromissione dell'uomo nella natura. Con tutte le conseguenze che ben conosciamo. E con una portavoce ufficiale: la fotoreporter pacifista Mason Weaver (Brie Larson, Captain Marvel).
La trama (a matrice ambientalista) del film
Fra citazioni più o meno colte (da Apocalypse Now ad Assalto alla Terra, da M.A.S.H. a Jurassic Park e 10 Cloverfield Lane - interpretato sempre da John Goodman), il film ci racconta il precoce incontro - non certo pacifico - con Kong nel momento stesso dell'arrivo della spedizione sulla sua isola.
Kong, naturalmente, sta solo difendendo se stesso e il suo territorio dall'aggressione armata - perché è sempre così che l'uomo risponde di fronte a qualcosa di sconosciuto: apre il fuoco, uccide, distrugge - che lo vedrà protagonista di una lotta incessante con i superstiti della spedizione.
Ma le cose, naturalmente, non sono come sembrano: sull'isola il vero predatore, il vero mostro, è un altro. Il mostro che Kong aveva faticosamente tenuto a bada, perdendo tutti i propri simili e la propria famiglia, e rimanendo l'ultimo della sua stirpe. Un mostro che, con l'arrivo degli uomini a Skull Island, isola abitata da animali e insetti giganti proprio come Kong, torna a minacciare i nativi locali e tutte le altre creature dell'isola.
L'incontro con la popolazione autoctona porta i protagonisti al ritrovamento di Hank Marlow (John C. Reilly, Stanlio & Ollio), l'aviatore americano precipitato sull'isola 28 anni prima. 28 anni vissuti a fianco dell'ex nemico giapponese, diventato amico e alleato, in attesa che il mondo esterno venisse a salvarli. Da cosa? Non certo da Kong, bensì da quelli che Marlow chiama Strisciateschi, ossia lucertoloni giganti mangiauomini, nemici naturali di Kong e della sua specie.
Kong è il protettore delle persone che vivono sull'isola, e che lo venerano come un Dio. Ma Packard ha ben altre intenzioni: vuole uccidere Kong, spara a qualsiasi creatura veda - anche quando non ne è minacciato - ed è il vero, grande ostacolo all'unica possibilità di salvezza per Weaver, Conrad e gli altri: raggiungere il lato nord dell'isola entro tre giorni per essere prelevati e riportati a casa.
Come nella migliore tradizione, Packard - simbolo dell'ignorante che distrugge ciò che non capisce - avrà ciò che si merita.
Il finale del film
King rischia la vita per salvare Weaver e Conrad dai suoi nemici giurati, i mostri che vivono sottoterra e il cui capo è grosso tanto quanto Kong, se non di più. Ancora una volta, la "bestia" si dimostra più umana degli uomini.
Kong protegge e salva la vita a Weaver, che può riprendere il viaggio sulla barca di Marlow verso l'unica via d'uscita. I pochi rimasti, pronti alla partenza, sanno che se la gente venisse a sapere dell'isola, Kong e tutto il resto verrebbero distrutti. Così, fanno un patto: un tacito accordo per mantenere il segreto su ciò che hanno trovato sull'isola.
Gli elicotteri pronti a riportarli a casa sono in arrivo, e Kong si batte il petto per chiarire: nessuno minaccerà la sua isola, le creature e le persone che protegge. Non finché lui ne sarà ancora il re.
La scena dei titoli di coda
Girata come in un filmino amatoriale dell'epoca, l'ultima sequenza ci racconta il ritorno di Marlow a casa, a riabbracciare la moglie e il figlio - ormai adulto - che lo avevano dato per morto molti anni prima.
L'attore che interpreta il figlio è lo stesso che dava vita al personaggio di Marlow da giovane, al suo arrivo sull'isola.
L'ultima immagine di Kong: Skull Island ci mostra Marlow sul divano, intento a guardare la partita in TV con una birra in mano e un sorriso sul volto.
Non si tratta di una vera e propria scena post-credits, perché accompagna i titoli di coda del film, ma ha un significato molto più profondo di quanto appare a un primo sguardo: ci spiega come tutto sia tornato al proprio posto.
L'uomo nel proprio ambiente, lontano da quella natura incontaminata e dalle popolazioni considerate "selvagge" che vivono in pace, cercando di preservare l'equilibrio di una porzione di mondo ancora inesplorata e per questo, solo per questo, sicura. Pur con tutte le sue minacce, appunto, naturali.
Kong: Skull Island ci racconta con il suo finale, e con ogni singola scena del film, quanto sia deleterio e distruttivo l'intervento dell'uomo sull'ambiente e sulle creature che lo popolano, cosa che dopo la pandemia scoppiata nel 2020 acquista un valore ancora più alto... E tristemente profetico.
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