C'è un momento nitido, nel vasto panorama del cinema bellico, in cui affiora di colpo tutta la consapevolezza dell'inutilità della guerra. È associato ad una macchina da presa che, dopo aver vorticato ad altezza uomo per mostrare il nemico pronto all'accerchiamento, stringe sul volto attonito del soldato Witt (Jim Caviezel), fuciliere suo malgrado della compagnia Charlie. Come in trance, lo sguardo fisso nel vuoto del giovane sembra osservare da lontano un altro mondo possibile, lontano da proiettili e bombe.
Stasera in TV: La sottile linea rossa è in chiaro su La7 alle 00.00.
Non c'è niente di consolante nella sacralità della morte. Terrence Malick ha modo di rifletterne ne La sottile linea rossa, affresco antimilitarista e meditativo che ricostruisce in modo frammentario uno degli episodi più sanguinosi della Seconda Guerra Mondiale: la battaglia di Guadalcanal combattuta tra americani e giapponesi nel Pacifico tra il 7 agosto 1942 e il 9 febbraio 1943.
Il film si inserisce in modo assai originale all'interno del filone bellico, annoverando un cast all star - da Sean Penn a George Clooney e Nick Nolte - perlopiù sprecato: furono infatti numerosi i ruoli tagliati in fase di post-produzione: Mickey Rourke, Bill Pullman, Viggo Mortensen, Gary Oldman, Martin Sheen e, per finire, Adrien Brody, il quale si accorse del ridimensionamento del proprio ruolo solo alla prima ufficiale del film.
Una sottile linea separa la ragione dalla follia
Il war movie è tratto dall'omonimo romanzo di James Jones (uno dei reduci proprio della campagna di Guadalcanal), già noto al grande pubblico per il romanzo "Da qui all'eternità", che Fred Zinnemann trasformò in un celebre film con Burt Lancaster.
Il titolo si riferisce invece ad un verso di Rudyard Kipling contenuto nel poema "Tommy", appartenente alla collezione Barrack-Room Ballads, nel quale l'autore descrive i soldati come "una sottile linea rossa di eroi". Il poema di Kipling è a sua volta basato sull'azione dei soldati britannici nel 1854 durante la guerra di Crimea, chiamata "The Thin Red Line (Battle of Balaclava).
"Chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di beneficio alla terra, aiuta l'erba a crescere, il sole a splendere?". Le parole del soldato Edward Train riflettono in pieno i turbamenti del regista, impegnato con La sottile linea rossa in un lento ma inesorabile j’accuse contro l'insensatezza della guerra, osservata attraverso un prisma di sguardi consentito dalla coralità dell'opera.
Il film, sulla scia di altri capolavori bellici (da Orizzonti di Gloria ad Apocalypse Now), intende interrogarsi sul perché l'uomo si avventuri storicamente in azioni deprecabili, rifugiandosi in ideali posticci che a nulla conducono, se non alla morte di chi poi la guerra la combatte sul campo.
Grazie alla sua atmosfera rarefatta e ad un certo lirismo nella regia, La sottile linea rossa rivela al pubblico come "la guerra non nobilita l'uomo, lo fa diventare un cane rabbioso, avvelena l'anima", cedendo di tanto in tanto alla retorica e alle digressioni stucchevoli (i flashback idilliaci del soldato Jack Bell, ovvero Ben Chaplin). Un orrore che si consuma tra la bellezza spietata che anima un'isola del Pacifico, paradiso incontaminato impegnato ad osservare un massacro dietro l'altro nell'indifferenza più totale, in quello che è un contrasto significativo fra natura e follia umana.
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