Matrix è un'allegoria sulla transessualità: parla Lilly Wachowski

Autore: Alessandro Zoppo ,

Sin dai tempi dell'uscita al cinema nel 1999, Matrix è osservato da angolature differenti come un'opera complessa e sfuggente, molto di più che un semplice prodotto di fantascienza. 

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Nel film che ha riscritto le regole del genere, gli analisti sottolineano il portato filosofico (da Platone e Schopenhauer a Baudrillard), l'intrecciarsi tra mitologia e post-modernità, la dipendenza sempre più integrata tra individui, macchine e tecnologia. Fino alle riflessioni sulla distorsione del reale operata dal mondo occidentale capitalista.

A queste chiavi di lettura ne aggiungono una inedita le sorelle Wachowski, che all'epoca del debutto del film nelle sale erano ancora "i fratelli". Lily rivela che #Matrix, in realtà, è proprio un'allegoria sulla transessualità

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La regista, in una video-intervista postata su Netflix Film Club e che potete vedere in apertura di questo articolo, spiega perché Matrix è una "trans story".

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Sono contenta che sia finalmente venuta fuori l'intenzione originale del film. Il mondo corporativo non era pronto a questo.

Neo (Keanu Reeves), l'hacker intrappolato nella rete di simulazione del mondo che "è ovunque intorno a noi, anche adesso", vuole strappare il velo che nasconde il mondo virtuale e non accessibile a tutti, che tiene sotto controllo le persone.

Nel suo cuore, tuttavia, Matrix "raccontava un desiderio di trasformazione, ma tutto veniva da un punto di vista chiuso": è questo il nodo centrale del cervellotico fanta-cult vincitore di quattro Oscar per com'è stato concepito da Andy e Larry, oggi Lana e Lilly.

Un film è una forma d'arte pubblica. Credo che dietro ogni tipo d'arte che si mette in circolazione nell'universo, ci sia un processo definibile di lasciarsi andare perché entra in dialogo con il pubblico. Mi piace che ci sia un processo evolutivo che vede gli esseri umani impegnati nell'arte in maniera non lineare, che si possa sempre parlare di qualcosa in modi nuovi e sotto una luce diversa.

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Un esempio lampante, aggiunge Wachowski, è il personaggio di Switch, interpretato da Belinda McClory: nelle prime versioni della sceneggiatura (il film è passato attraverso 14 bozze e 500 storyboard), la guardia del Nabucodonosor si presentava come maschio nel mondo reale e come femmina in Matrix. Un punto centrale e critico della cosiddetta "immagine residua di sé". 

La Warner arrivò addirittura a far desistere le Wachowski dalla loro idea iniziale: quella di far interpretare Switch da due attori diversi, un uomo e una donna. Ma anche la famosa pillola rossa è spesso citata come un possibile rimando allo Spironolattone, il composto steroideo usato nelle terapie ormonali.

Non so quanto fosse presente la mia transessualità nel background del mio cervello quando abbiamo scritto il film. Abbiamo sempre vissuto in un mondo di fantasia. Ecco perché mi sono dedicata alla fantascienza e al fantasy e giocavo a Dungeons and Dragons. Si trattava di creare dei mondi. Ci ha liberato come registe perché siamo riuscite ad immaginare cose che all'epoca non si vedevano necessariamente sullo schermo.

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Oltre ad un cliccatissimo articolo di SyFy sulla questione, non è la prima volta che Lilly Wachowski parla della "trans story" di Matrix. Nel 2016, quando ha fatto la sua prima apparizione pubblica al femminile ai GLAAD Media Awards ed è stata premiata per il suo contributo alla comunità LGBT, la regista si è detta "liberata da un peso enorme" e pronta a "cercare di affrontare i nostri mostri".

C'è uno sguardo critico che viene gettato indietro sul lavoro mio e di Lana attraverso la lente della nostra transessualità. È una cosa fantastica perché ci ricorda che l'arte non è mai statica. E mentre le idee di identità e trasformazione sono componenti centrali del nostro lavoro, la base su cui poggiano tutte le idee è l'amore. L'amore è fondamentale per le persone transgender: è una catena.

Le dichiarazioni della Wachowski arrivano nei giorni in cui #Matrix 4 è finalmente sul set, con Lana alla regia, Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Jada Pinkett Smith, Yahya Abdul-Mateen II e Neil Patrick Harris nel cast, e le prime teorie che circolano sulla trama, specie su Neo e l'Agente Smith.

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Il dettaglio sugli sviluppi interpretativi che ha avuto Matrix nel corso di questi ultimi vent'anni sembra inoltre indirizzato alle appropriazioni che ne hanno fatto i movimenti di destra e le community maschiliste statunitensi. In molte di queste letture, il film è diventato metafora dei "redpiller", gli uomini che scegliendo la pillola rossa aprono gli occhi e si liberano dal giogo della schiavitù dettata da media e ideologie di gender, rivelando la verità nascosta.

Quando su Twitter Elon Musk ed Ivanka Trump hanno citato l'inside-joke dell'alt-right in riferimento diretto alla saga di Matrix, Lilly ha replicato con un sonoro "Fuck both of you".

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