Matrix Reloaded e Matrix Revolution, i due sequel del film fantascientifico più iconico degli anni '90, sono stati rovinati da Stanley Kubrick. A dichiararlo è stato Bill Pope, il direttore della fotografia delle tre pellicole. A distanza di 17 anni Pope considera ancora la lavorazione di quei due film tra le più stressanti e spaventose esperienze della sua lunga carriera. Il suo duro giudizio a riguardo è emerso durante l'ultima puntata di Team Deakins, il podcast dedicato al mondo del cinema che il leggendario direttore della fotografia dei fratelli Coen e di Sam Mendes conduce con la moglie. Roger Deakins e consorte hanno ospitato il collega e amico Pope per una puntata dedicata al suo lavoro.
Evidentemente il fallimento dei due sequel di Matrix, Reloaded e Revolutions, è ancora una ferita aperta per Pope, che con le sue parole fa capire che è stata per lui un'esperienza davvero amarissima. Tanto che non è tornato sul set per girare il quarto film della saga, in corso di lavorazione e con data d'uscita già annunciata al 1 aprile 2022. La delusione e l'arrabbiatura rimangono inalterate a quasi 20 anni di distanza.
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Come Kubrick rovinò i sequel di Matrix
A mettere sotto pressione il duo registico Wachowski fu innanzitutto il successo incredibile raccolto dal primo film. Ancor oggi l'influenza stilistica ed estetica del primo Matrix innerva il cinema action e di fantascienza, per non parlare dell'impatto avuto sulle carriere dei protagonisti Keanu Reeves e Lawrence Fishburne.
Lo studio di produzione Warner Bros impose quindi al team creativo del primo film di produrre a stretto giro i due sequel, girandoli in una sorta di unica soluzione. Il risultato fu una lavorazione molto lunga e molto serrata, durata ben 276 giorni sul set, senza pause o stop. Secondo Pope è stata la ricetta del disastro: focalizzarsi così a lungo su un singolo progetto svuota tecnici e attori delle energie necessarie per dare il meglio di sé.
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Cosa centra Kubrick in tutto questo? Pope ha raccontato che sul set girava un libro scritto dal controverso e perfezionista regista inglese (scomparso nel 1999) in cui raccomandava di tirare fuori il meglio dagli attori dopo averli sfiniti a suon di prove su prove della medesima scena. Fu quello che avvenne anche per i sequel di Matrix, dilatando i tempi di lavorazione e rendendo il clima sul set teso, cosa che ebbe riflessi ben visibili sulle performance degli attori. A riguardo Pope ha dichiarato:
Voglio tirar fuori Stanley Kubrick dalla fossa e ucciderlo di nuovo.
Di certo l'atmosfera sul set deve essere stata tesa se Bill Pope a distanza di tanti anni è ancora così arrabbiato e scosso a riguardo. Dalle sue parole traspare che il duo registico Wachowski non riuscì a ottenere di nuovo la libertà creativa del primo film. Anzi, pur rimettendo insieme lo stesso cast tecnico e artistico della pellicola, dovettero sottostare alle pressioni e alle richieste assurde dello studio, come appunto seguire i dettami del famoso (e molto controverso) regista inglese.
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Già all'epoca Kubrick, considerato un genio del cinema del Novecento, veniva criticato per come portasse gli attori sull'orlo del crollo nervoso, facendo girare e rigirare una singola scena anche un centinaio di volte. Secondo il regista, arrivati allo sfinimento gli attori perdono ogni approccio pre-costruito, recitando con naturalezza non impostata. Il caso Matrix però dimostra che questo metodo è tutt'altro che risolutivo.
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