Hollywood è conosciuta da sempre come la fabbrica dei sogni. Nel 1975 Sylvester Stallone coronò il suo dopo anni di stenti e umiliazioni. Lo fece grazie ad un personaggio genuino, ingenuo e umile: un pugile italoamericano dei bassifondi, uno sbandato costretto a fare l'esattore di un piccolo boss della periferia di Philadelphia in attesa di un riscatto sociale.
La storia di Rocky è la storia di Sly. Due parabole parallele, legate visceralmente al mito dell'american dream e del self-made man. Siamo di fronte ad un film a basso costo sul pugilato con protagonista un allora semisconosciuto interprete. Un Davide al cospetto del Golia hollywoodiano e destinato, contro ogni pronostico, ad un successo senza eguali.
Il motivo? Rocky Balboa è un'inesauribile fonte di ispirazione, un simbolo di speranza. È un emarginato figlio del popolo protagonista di una love story indimenticabile. È icona di uno dei momenti più tangibili nella storia del cinema di totale identificazione nel personaggio da parte dello spettatore. Quel pugile spaccone e un po' impacciato è, in definitiva, il portavoce di tutti coloro a cui la vita ha negato anche una sola possibilità.
Quello di Rocky è un universo popolato da personaggi borderline. Autentici sconfitti (si pensi al Paulie di Burt Young), perdenti seriali messi k.o. nella vita di tutti i giorni ("nessuno colpisce duro come la vita" afferma il giovane Balboa nel primo film del 1976). La forza del pugile italoamericano - e di conseguenza dei comprimari della saga - è quella di reagire colpo su colpo alle avversità, di non arrendersi mai di fronte agli ostacoli e di prendersi, dopo rovinose cadute, la giusta rivincita in quella terra promessa che sono gli States.
- La storia dietro Rocky
- L'allenamento di Rocky
- Le canzoni di Rocky
- Gonna Fly Now
- Eye Of The Tiger
- No Easy Way Out
La storia dietro Rocky
A dispetto delle premesse - pellicola low-budget, cast di secondo piano e blanda promozione della pellicola da parte degli studios - Rocky fu un film che mandò al tappeto pubblico e critica, la prima opera sportiva a ricevere il premio Oscar come Miglior film.
Eppure la produzione del film fu tutt'altro che agevole. Tutto nacque da un incontro fra il campionissimo Muhammad Ali e il carneade Chuck Wepner, soprannominato "La canaglia di Bayonne". Stallone assistette al match e rimase folgorato da quel boxeur ostinato che, dopo aver ripetutamente incassato colpi terrificanti, riuscì a mandare a tappeto la leggenda del ring (Ali si aggiudicò poi l'incontro). Il nome del personaggio, invece, fu una questione puramente sentimentale, essendo Sly grande fan di Rocky Marciano e del suo modo di combattere.
Stallone versava a quel tempo nella miseria più totale. Con un conto in banca di appena 106 dollari, fu costretto a separarsi dal suo amato cane e a tentare in tutti i modi la strada del successo (prese parte anche a Anno 2000 - La corsa della morte). Scrisse la sceneggiatura di Rocky in soli 3 giorni e mezzo, consegnandola ai produttori Irwin Winkler e Robert Chartoff - che a quei tempi lavoravano alla United Artists - dopo che i due avevano rifiutato quella di Taverna Paradiso.
I due producer rimasero affascinati dallo script e dallo stile di scrittura dell'attore di Rambo ma rimasero a bocca aperta dallo stupore quando Sly disse loro di voler essere il protagonista del film. Per gli studios si trattava di una scommessa troppo rischiosa (un attore semisconosciuto dallo sguardo da stoccafisso e dalla parlata gutturale e a tratti incomprensibile), preferendo affidare il ruolo a Ryan O'Neal. I dirigenti decisero per il sì solo dopo aver visto Happy Days - La banda dei fiori di pesco e dopo aver scambiato Stallone per Perry King (!).
Il budget iniziale venne stanziato in (circa) 3 milioni di dollari. In seguito, però, venne tagliato fino a 950mila dollari. Sistemato il protagonista, restava da completare il cast. Per la parte di Apollo Creed, Sly era intenzionato a scritturare un vero pugile (pensò a Ken Norton). Anche Joe Frazier venne preso in considerazione ma l'ex campione dei pesi massimi fece un provino sul ring con Stallone, costringendo dopo pochi secondi la produzione ad interrompere il tutto per far applicare a Sly 4 punti di sutura. Troppo grande il divario tecnico/fisico tra il professionista e l'attore. Alla fine la spuntò per il ruolo un ex giocatore di football americano, Carl Weathers.
La parte del coach Mickey Goldmill Stallone la scrisse su misura per Lee J. Cobb (che aveva amato in Fronte del porto). Per un attrito col regista, però, Cobb se ne andò in sede di scrittura. Non si raggiunse un accordo nemmeno con Lee Strasberg e, alla fine, il ruolo dell'anziano e ruvido allenatore andò al vulcanico Burgess Meredith. Quanto alla scrittura dell'attrice che avrebbe dovuto impersonare la timida Adriana, l'operazione si rivelò una vera e propria odissea. La prima scelta fu Susan Sarandon, ma poi la produzione pensò che fosse troppo sensuale per il ruolo. Poi venne la volta di Cher e infine a Bette Midler. Carrie Snodgress (scomparsa qualche anno fa) fu vicinissima ad ottenere la parte ma il suo agente chiese una compenso altissimo e non se ne fece niente. A pochi giorni dall'inizio delle riprese, quando ormai tutto sembrava perduto, Talia Shire si presentò per un provino. Tutti sappiamo come è andata poi a finire.
Il combattimento finale tra Creed e Rocky venne realizzato come una vera e propria coreografia di ballo, con i due pugili impegnati a "danzare" sul ring portando a segno colpi inseriti nello script e imparati a memoria dagli attori. L'intenzione di Sly era infatti quella di aumentare considerevolmente il dinamismo dei match fin lì visti al cinema (una scelta che lo portò a separarsi dallo stunt coordinator del film).
Dopo l'inatteso successo del primo film, le diverse produzioni della saga di Rocky ebbero vita più facile, anche se non priva di ostacoli. In Rocky II, ad esempio, Sly si lesionò il muscolo pettorale (che gli venne ricucito con un filo di nylon, motivo per cui nelle inquadrature le vene dell'attore risultano così evidenti) e fu costretto ad affrontare il match di rivincita contro Creed utilizzando solo la mano destra (come è risaputo, Rocky è invece un mancino).
In Rocky III, uscito nelle sale di tutto il mondo nel 1982 (a distanza di 3 anni dal primo sequel), Stallone si presentò sul set visibilmente dimagrito: la sua massa grassa inferiore al 3% lo portò ad ammalarsi, rischiando di fatto un arresto cardiaco. Anche Rocky IV rappresentò una sfida incredibile, con l'attore di Sorvegliato speciale ricoverato per 5 giorni a causa di un colpo micidiale ricevuto durante le riprese dal colosso Dolph Lundgren a.k.a. il pugile sovietico Ivan Drago.
L'allenamento di Rocky
Rocky venne girato quasi interamente (specie gli esterni) a Philadelphia, traendo ispirazione estetica da quella città fino allora poco esplorata da Hollywood. Il porto malfamato, i binari della stazione, le strade bagnate e il mercato italiano sono immagini legate ad uno dei momenti più iconici del film: l'allenamento del protagonista. Il training massacrante di Rocky - rigorosamente sostenuto dopo aver ingurgitato diverse uova crude alle 5 del mattino - si sposa infatti con una serie di inquadrature epiche della città, accompagnato inoltre da un motivo musicale destinato a fare la storia del cinema (realizzato in tutta fretta dal compositore Bill Conti per la misera cifra di 25mila dollari).
L'allenamento venne reso speciale anche da una particolare tecnica di ripresa messa a punto dall'operatore Garreth Brown: ad una sua intuizione si dovette infatti l'introduzione della steadicam, capace di rivoluzionare la maniera di girare le sequenze action. Quel supporto rudimentale consistente in un braccio assicurato per mezzo di cavi e sostegni all'operatore assicurava più dinamicità alle sequenze. Senza la steadicam e l'abilità di Brown non si sarebbe potuta girare la celebre corsa sulla scalinata Philadelphia Museum of Art, che divenne l'inquadratura più iconica del film, sostenuta da un commento musicale unico: la mitica "Gonna Fly Now", tema principale della saga.
No pain, no gain
I montaggi dell'allenamento del protagonista sono un vero e proprio marchio di fabbrica dell'universo di Rocky. Le sequenze con Balboa impegnato a prepararsi all'incontro sono entrate a far parte dell'immaginario collettivo, palesando elementi comuni tra loro e tipologie di esercizio sempre nuove e stupefacenti. Nei primi due capitoli della saga il trait d'union tra i due percorsi d'avvicinamento al match è soprattutto estetico e rimanda all'abbigliamento del pugile di Philadelphia, il quale indossa una tuta grigia di cotone grezzo e un paio di Converse.
Nel film del '76 "lo stallone italiano" si esibisce in una serie impressionante di flessioni su un braccio, sollevamenti rapidi (che contemplano pure il battito delle mani), scatti al porto. La ciliegina sulla torta è rappresentata dall'allenamento nella cella frigorifera di un centro carni, con Rocky impegnato a "disossare" un quarto di bue. Nel secondo film il ventaglio di esercizi si allarga: spazio alla corda, all'inseguimento di un pollo, alle trazioni alla sbarra su un braccio solo. L'elemento comune alle prime due pellicole è rappresentato senza dubbio dall'iconica corsa di Balboa per la periferia di Philadelphia. In Rocky II la sequenza di running si fa ancora più evocativa, con l'amato underdog seguito da una folla di bambini festanti.
In Rocky III Balboa è ormai un vincente di lunga data, avendo difeso con successo il titolo dieci volte. Il pugile vive ormai nel lusso e ha perduto da tempo "l'occhio della tigre" che aveva anni addietro. Ne farà le spese durante l'incontro con un boxeur afroamericano in guerra con il mondo: James "Clubber" Lang, ovvero il Mr. T della serie TV A-Team (un ex bodyguard dal look eccentrico e dal carattere difficile, tipico di un "pessimo elemento", che viene notato da Stallone).
La nuova sfida di Balboa lo vede per la prima volta senza il coach Mickey al suo fianco (che nel film muore durante il primo incontro di Rocky con Lang). L'ex campione sembra aver perso il fuoco sacro di un tempo. Appare "morbido", arrendevole. In suo soccorso arriva Creed, l'avversario di un tempo che lo aiuta a ritrovarsi. L'allenamento studiato dall'ex rivale punta sulla velocità e sul dinamismo: gioco di gambe e agilità è il mantra di Creed, e viene osservato attraverso nuotate in vasca, sprint sulla spiaggia e strizzate d'occhio alla danza.
In Rocky IV, dopo aver assistito al massacro sul ring dell'amico Apollo, Balboa lancia il guanto di sfida all'inumano Ivan "ti spiezzo in due" Drago. Tra i due c'è un divario sia fisico che di età e il film sottolinea il tutto per mezzo di un montaggio alternato che mostra i differenti training dei due atleti: un pugile generoso e fallibile contro un robot insensibile. Dal momento che tutto il film è un'allegoria della Guerra Fredda e della rivalità USA-URSS di quei tempi, il training dello statunitense e quello del sovietico diventano il simbolo di due differenti scuole di pensiero: natura vs tecnologia, uomo contro macchina e così via.
Mentre l'avversario di Rocky, Ivan Drago (lo ritroveremo in Creed 2, in uscita a novembre), fa largo uso di macchinari tecnologicamente avanzati (e droghe) per raggiungere la forma perfetta, Rocky si accampa in una remota fattoria russa e vive in perfetta simbiosi con il proibitivo paesaggio circostante, utilizzando in modo originale ciò che è a portata di mano per allenarsi. È il montaggio di training più lungo della serie: osserviamo Rocky correre sulla neve, trasportare tronchi di legno, abbattere un albero ed eseguire alla perfezione il difficilissimo "Dragon Flag" per gli addominali (prima di lui, solo Bruce Lee).
in Rocky V Stallone si prende una pausa dal ring e dagli allenamenti, limitandosi ad una rissa di strada con l'ingrato Tommy Gunn. Il film è senza dubbio il più deludente della serie e fa registrare una battuta d'arresto negli incassi al box office. Nel 2006, però, a distanza di 30 anni, Stallone torna sul ring con Rocky Balboa, quinto sequel della saga realizzato a 30 anni esatti dal primo, indimenticabile, film.
È un "Balboasauro", quello che si appresta a sfidare il campione in carica in un match voluto dagli sponsor per richiamare il pubblico delle grandi occasioni. L'italoamericano è vicino alla sessantina e pare davvero una follia vederlo sfidare un atleta di 30 anni più giovane. In Rocky Balboa la lotta si fa emotiva, con il protagonista che ci viene mostrato vedovo e sfinito.
L'allenamento, però, è ancora una volta interessante. Si punta sulla potenza fisica (inutile lavorare sull'agilità), sul lavoro in palestra con manubri e bilancieri, L'incontro, molto realistico nella resa, viene girato con un vero pubblico (che aveva appena assistito all'incontro professionistico tra Germain Taylor e Bernard Hopkins). Il sesto capitolo si rivela una mossa vincente, un tentativo riuscito di far ritorno agli albori mettendo in scena un pugile fuori tempo massimo lontano dalla gloria che fu.
Le canzoni di Rocky
La saga di Rocky è da sempre associata ad una serie di hit indimenticabili. In questo speciale ne abbiamo scelte 3, le più celebri: la già citata "Gonna Fly Now" (ovvero il tema principale della saga), l'accattivante "Eye of The Tiger" - realizzata dalla rock band Survivor e inserita nella soundtrack del terzo capitolo - e "No Easy Way Out" di Robert Tepper, facente parte della colonna sonora di Rocky IV.
Gonna Fly Now: testo
Trying hard now
It's so hard now
Trying hard now
Getting strong now
Won't be long now
Getting strong now
Gonna fly now
Flying high now
Gonna fly, fly, fly...
Eye of The Tiger: testo
Risin’ up, back on the street
Did my time,
took my chances
Went the distance
now I’m back on my feet
Just a man and his will to survive
So many times it happens too fast
You trade your passion for glory
Don’t lose your grip on the dreams of the past
You must fight just to keep them alive
It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he’s watching us all
With the eye of the tiger
Face to face, out in the heat
Hangin’ tough, stayin’ hungry
They stack the odds still
we take to the street
For the kill, with the skill to survive
It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he’s watching us all
With the eye of the tiger
Risin’ up, straight to the top
Had the guts, got the glory
Went the distance, now I’m not gonna stop
Just a man and his will to survive
It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he’s watching us all
With the eye of the tiger
Risin’ up, straight to the top
Had the guts, got the glory
Went the distance, now I’m not gonna stop
Just a man and his will to survive
It’s the eye of the tiger
It’s the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he’s watching us all
With the eye of the tiger
The eye of the tiger
The eye of the tiger
The eye of the tiger
The eye of the tiger
No Easy Way Out: testo
We're not indestructible
Baby, better get that straight
I think it's unbelievable
How you give into the hands of fate
Some things are worth fighting for
Some feelings never die
I'm not askin' for another chance
I just wanna know why
There's no easy way out
There's no shortcut home
There's no easy way out
Givin' in can't be wrong
I don't wanna pacify you
I don't wanna drag you down
But I'm feelin' like a prisoner
Like a stranger in a no named town
I see all the angry faces
Afraid that could be you and me
Talkin' about what might have been
I'm thinkin' about what it used to be
There's no easy way out
There's no shortcut home
There's no easy way out
Givin' in can't be wrong
Baby, baby, we can shed this skin
We can know how we feel inside
Instead of goin' down an endless road
Not knowin' if we're dead or alive
Some things are worth fightin' for
Some feelings never die
I'm not askin' for another chance
I just wanna know why
There's no easy way out
There's no shortcut home
There's no easy way out
Givin' in, givin' in can't be wrong, no
There's no easy way out
(There's no easy way out)
There's no shortcut home
(There's no shortcut home)
There's no easy way out
(There's no easy, no easy, no easy way out)
There's no easy way out
(There's no easy way out)
There's no shortcut home
(There's no shortcut home)
There's no easy way out
(There's no easy, no easy, no easy way out)
There's no easy way out
There's no shortcut home
There's no easy way out
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