Solo: il mondo cannibale di Oscar Martìn

Autore: Manuel Enrico ,

Riuscireste a immaginare Tom & Jerry in un futuro post-apocalittico stile Mad Max? Una vera e propria sfida al limite dell’impossibile, eppure Solo, serie a fumetti che si rifà al mondo dopo l’apocalisse, sembra aver scelto questa particolare sinergia. D’altronde, il creatore di Solo, lo spagnolo Oscar Martìn, ha una certa familiarità con i più celebri topi a fumetti. Non stupisce quindi che per dare vita alla sua serie Solo abbia visto proprio nelle figure di animali antropomorfi una delle chiavi narrative più promettenti.

Una visione che, sin dalle favole dell’antichità, ha spinto diversi narratori a vedere in alcuni tratti animali uno specchio delle virtù e delle pecche dell’umanità. Anche il mondo della nona arte ha sposato questa visione, come possono testimoniare opere del calibro di Maus di Spiegelman o l’investigatore Blacksad, il detective felino di Guarnido. Martìn si inserisce quindi all’interno di una lunga e consolidata tradizione narrativa, proponendosi non solo di dare pieno risalto ai canoni del genere ma di offrire una visione più ampia, che strizza l’occhio a una potenziale crossmedialità.

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Solo: uomini e animali alla fine del mondo

Non a caso prima si menzionavano i due nemici amici di Warner Bros. Prima di arrivare al suo mondo post-apocalittico, Oscar Martin è stato uno dei più prolifici autori dell’era moderna di Tom & Jerry, scrivendo e disegnando loro avventure dal 1986. Una produzione ricca e qualitativamente alta, tanto da portarlo a meritarsi la più alta onorificenza tributata da Warner Bros ai suoi artisti, il Lifetime Achivemente Award.

La vena artistica di Martin ha trovato spazio anche in altri lidi, come la divisione francese di Disney, da sempre apprezzata per il suo taglio più vicino al mondo del graphic novel, o arrivando a realizzare un lungo arco narrativo dedicato al Re Leone. La capacità di Martin di passare attraverso questi diversi stile cartooneschi lo ha reso particolarmente appetibile anche per le nuove generazioni, tanto che non è stato difficile per lui passare dalla produzione di comics di Woody Woodpecker, alias Picchio Picchiatello, alla più contemporanea narrativa di Angry Birds.

Tuttavia, non si può ignorare come il suo primo esperimento di un’opera personale sia stato un teen horror, Il terrificante mondo di Bobby, dove la sua esperienza nel creare mondi visivamente accattivante per il giovane pubblico è stata declinata in una chiave di lettura orrorifica. Orrore mitigato, ovviamente, dal pubblico di riferimento, ossia degli adolescenti, che sono stati il cuore della narrativa di Martin, sia come autore di note IP che come narratore indipendente. 

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Un passaggio a lungo meditato, almeno dalle sensazioni che si respirano ripensando ai primi archi narrativi di Solo. La sensazione è che questa avventura fosse da tempo nei pensieri dell’autore, una lenta ma inesorabile creazione che veniva sempre accantonata per le ben più immediate del lavoro su commissione. Calarsi nel ruolo di autore completo non è semplice, ma Solo ha l’essenza del progetto personale, del sogno a lungo protetto e a cui si guarda con la speranza di poterlo concretizzare.  

Non è solamente una questione di world building, dove Martin, attingendo a un immaginario universale che vede nel primo Mad Max un capostipite inossidabile, eccelle, ma nel come la storia si dipana, seguendo un percorso in cui le necessità narrative non mancando di premiare il ritratto emotivo dei personaggi, raccontando una singola vita, ma un percorso generazionale. 

Solo: sopravvivere o vivere?

Come dimostra la bella edizione del ciclo di Solo realizzata da ReNoir Comics, Martìn non si limita a raccontare le vicende di avventurieri tormentati e spietti, ma compie un’accurata opera di world building. Ispirazione che non si percepisce solamente dalla ricchezza di luoghi, ognuno con una propria identità, ma che trova una profonda caratterizzazione nei ricchi extra di ogni volume, in cui sono presentate le peculiarità di ogni popolazione incontrata, con tanto di schede tecniche stile gioco di ruolo di razze e personaggi. Una particolarità che spinge a chiedersi come mai un universo così ricco e promettente non sia già stato opzionatodai produttori di GdR, che avrebbero un’ambientazione avvincente già completamente definita.

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Martìn, infatti, ha saputo creato un mondo post-apocalittico brutale e avvincente. La difficile convivenza tra umani e altre specie, infatti, ha dato vita a una società che premia il più forte, spingendo a rinunciare alla solidarietà e costringendo i protagonisti a una mentalità di sopravvivenza. Un modus vivendi che viene subito sbattuto in faccia al lettore quando incontra Solo, il giovane protagonista, viene spinto dal proprio padre a lasciare il conforto della casa paterna per affrontare il mondo.

È una tradizione del popolo dei ratti, che costretti a vivere nelle lande desertiche, regolano la propria esistenza sulla legge della sopravvivenza. Giunti alla maturità, i giovani sono spinti ad affrontare il mondo da soli, esperienza che tocca anche a Solo. Uno spunto narrativo vincente, che consente a Martìn di rendere le diverse specie presenti in Solo uno specchio di ansie e timori contemporanei, quasi un moderno Esopo, in cui  l’esagerazione violenta di questa società dai tratti familiari ispirata anche da una visione fumettistica quasi antitetica, diviene metafora di una ingiustizia sociale radicata e palpabile.

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Non stupisce che il ruolo del cattivo spetti quasi sempre all’umanità. Gli umani dimostrano quasi sempre di essere gelosamente attaccati al proprio ruolo di specie dominante, incapace di vedere le possibilità di una convivenza pacifica con le altre razze, considerate inferiori. Una bruttura interiore sempre più evidente, ferina e machiavellica, che arriva allo sfruttamento indiscriminato della altre specie all’interno delle proprie enclavi, all’insegna di un brutale divide et impera.

Martìn trova la giusta definizione emotiva di questo universo, identifica le fondamenta narrative e su di esse costruisce una struggente storia di ribellione. Spesso ci si domanda se una serie può sopravvivere al suo protagonista, e la risposta risiede sempre un dettaglio: la caratterizzazione dell’ambientazione. Martìn sembra aver fatto proprio questo aspetto, costruisce la storia affinché il lettore viva il suo universo narrativo tramite gli occhi di Solo, ma trasforma il punto di vista del suo eroe nella nostra percezione di questa terra martoriata.

Una saga familiare di ampio respiro

Tramite la vicenda umana di Solo, una storia tragica e struggente, abbiamo modo di imparare quanto sia complessa questa società, possiamo scegliere se accettarne le impietose regole o affiancare i protagonisti nella loro ricerca di un’altra strada. Senza scivolare in fastidiose anticipazioni, è sufficienti evidenziare come in Solo trovino spazio degli spin-off , come Cronache Selvagge e Sentieri Tracciati, che offrono una solida espansione della storia principale, dando vigore al ruolo degli eroi di questo universo, che si allontanano dall’aura di invincibilità, preferendo abbracciare la propria emotività. Sia Solo che Legatus, mostrano di esser saldamente radicati al proprio cuore, non rinunciano facilmente ai propri principi, pur essendo profondamente diversi e nonostante il loro profondo legame.

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Una simile ricchezza narrativa richiede anche un carattere grafico unico. Il character design di Solo sposa una concezione unica, in cui l’asprezza della storia viene ritratta con una visione a tratti cartoonesca, che esalta la brutalità dell’ambientazione tramite un particolare contrasto. Le creature animalesche sono portatrici di una violenza grafica evidente, mai banale o forzata, ma sempre commisurata al momento, in cui l’autore cala il lettore per mostrare la severa durezza di questo mondo.

L’approccio cartoonesco esalta questa tensione tramite un contrasto visivo, che specie nelle prime storie mira a dare una chiara visione di questo mondo spietato, lasciando man man posto a una narrazione più emozionale, con cui definire altri argomenti cari a Martin. Una variazione che si accompagna anche cromaticamente, dove l’assolato deserto lascia posto ad ambienti verdi e rigogliosi, un tesoro ecologico da preservare e tutelato dai reietti di questa landa desolata.

Martin non era intenzionato a dare al pubblico una storia comoda, questo è evidente. Il suo obiettivo principale era dare vita a un’epopea moderna animata da emozioni radicate nell’animo umano, asciugando al massimo la tendenza logorroica di alcuni autori per presentare un personaggio apparentemente monolitico. La voce di Solo è rara e sempre ben sfruttata, parlano per lui i suoi muscoli e le sue espressioni, il suo silenzio si contrappone alla boriosa e isterica vocalità dei villain, oppure trova un delicato contraltare nella rara bellezza delle poche anime amiche che incontra nei suoi viaggi.

Una visione precisa quella di Martin, che non vede Solo come un’avventura puramente muscolare e violenta, ma un racconto inserito in un mondo più ampio. Martin non scende a compromessi narrativi per mostrare al lettore un senso di compiaciuta familiarità, costruisce una continuity narrativa fondata sul rispetto dei personaggi, sulla loro indole e come interagiscono con un mondo che non manca di mostrare tutta la sua ferocia. E il lettore percepisce epidermicamente che ogni personaggio, anche il meno influente, ha comunque una sua anima, un suo passato che Martin ha sicuramente in mente e lo rende essenziale nell’economia della serie.

Croce e delizia della serie. Se è vero che il corso narrativo principale ha una coerenza frutto di questa visione netta di Martin, ma che si perde negli spin-off, affidati ad altri autori che si trovano a dover gestire un mondo in cui sono ospiti e non protagonisti. Se questo non inficia la bellezza visiva di questo mondo, ne risentono evidentemente i dialoghi, che peccano a volte di un’ingenuità palpabile, quasi che il tenore emotivo originario di Martin sia stato sacrificato in nome di uno spettacolo più visivo che sostanziale. 

Come leggere Solo

Sul mercato italiano, Solo è stato pubblicato da Renoir Comics. In prima battuta sono stati realizzati degli albi da un'ottantina di pagine, in cui sono raccolte le prime avventure di questo complesso mondo. Ogni albo è caratterizzato dalla presenza di un ricco comparto di extra, dimostrazione della cura pressoché maniacale di Martìn nel creare il suo mondo.

Recentemente il corpo principale di Solo è stato raccolto in due omnibus, sempre editi da Renoir Comics, in cui sono raccolti i primi quattro numeri della saga. Unica pecca di questi volumi è l'assenza del pregevole materiale extra contenuto nei volumi singoli, differenza che potrebbe spingere i puristi della saga a preferire quell'edizione.

L'ordine di lettura corretto è:

Solo Omnibus volume 1- I sopravvissuti del caos

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Solo Omnibus 1 - I sopravissuti del Caos

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La terra è cambiata. Viverci è duro come il ferro e corrosivo come l'ossido. Dopo le bombe, i virus, la chimica, la tragedia e l'insensato, scomparve quasi tutto e ciò che rimase... cambiò. Non c'è erba, né frutta. Non c'è vegetazione e non ci sono erbivori. Non c'è compassione né speranza ne pace. C'è solo fame. Ormai nessuno è in cima o alla base della catena alimentare, tutti sono predatori armati, pericolosi e affamati. Molto affamati!

Solo Omnibus Volume 2 - Il duro e pericoloso sentiero

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Solo Volume 5  - Legatus

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Solo Volume 5 - Legatus

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Solo Volume 6 - Camminare senza sollevare la polvere

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Solo Volume 7 - La fine di un cerchio infinito

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Solo - Sentieri Tracciati vol. 1

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Solo. Sentieri tracciati (Vol. 1

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