Epico film comico della fine degli anni ’90, Tre uomini e una gamba ha rappresentato il debutto (di successo) del trio di Aldo, Giovanni e Giacomo al cinema. Considerato una ventata d’aria fresca, figlio delle gag di Mai dire Gol, Tre uomini e una gamba è una commedia on the road che parte da Milano e arriva in Puglia.
Uscito nel 1997, diretto da Massimo Venier, racconta un viaggio indimenticabile da Nord a Sud.
I tre comici interpretano tre cognati che lavorano nel negozio di ferramenta del suocero: Aldo e Giovanni sono già sposati con le figlie maggiori dell’uomo, mentre Giacomo sta per scendere con gli amici da Nord a Sud per convolare a nozze con la figlia minore.
Questo lungo viaggio in macchina, un un’epoca in cui a malapena si usavano i cellulari, cambierà profondamente il trio, anche grazie all’incontro fortuito con Chiara, che farà innamorare Giacomo.
Il finale, fortemente catartico, spalancherà per tutti le porte di una nuova era.
La spiegazione del finale
Come finisce Tre uomini e una gamba? Aldo, Giovanni e Giacomo, tra disavventure, sogni, incubi, furti e incontri, sketch e spezzoni di film, schivando le telefonate furiose del suocero Eros Cecconi, arrivano a Gallipoli, dove dovrebbero aver luogo le nozze.
Poco prima, Aldo (in una gag divertente) ha simulato una telefonata e una sfuriata ribelle contro i soprusi del padre di sua moglie.
Arrivati in Puglia, scoprono che Eros li attende con un fucile puntato. I tre scendono dalla macchina, risalgono subito e fanno inversione di marcia. Addio a quella vita, addio alla famiglia, addio al suocero e alla sua arroganza.
Cosa significa il finale di Tre uomini e una gamba? Come spesso avviene, anche questo on the road ha cambiato profondamente i protagonisti, in particolare Giacomo.
Nei chilometri finali prima di arrivare a Gallipoli, dopo la separazione dolorosa da Chiara, i tre si sentono pervasi dalla malinconia e cominciano a meditare il momento della rivolta.
Giovanni: Ma quindi mandiamo tutto a p***?
Giacomo: Non ho detto che mando tutto a p***.
Nel divertentissimo momento di Aldo e Giovanni sulle rocce di una spiaggia vicino al mare, i due raggiungono Giacomo che, preso dalla tristezza e dalla nausea, è sceso dalla macchina. Guardando il mare, il promesso sposo medita l’atavico desiderio di prendersi il proprio spazio, assaporare la libertà.
Quando il trio arriva a Gallipoli e fa inversione con l’auto (dopo aver fatto capire di aver maturato insieme la decisione), dice addio una volta per tutte a quel suocero che, come dice Aldo “prenderei a bottigliate in testa”, ma anche alla vita comoda e sicura che però li rende frustrati e li fa sentire umiliati.
Sulle note di Ho imparato a sognare dei Negrita, la macchina sfreccia sulla strada sterrata verso un futuro incognito, che può spaventare, ma che è anche assolutamente affascinante.
Prima del congedo, però, Aldo, Giovanni e Giacomo non si dimenticano della gamba, che restituiscono conficcandola nella terra proprio davanti la lussuosa dimora dei Cecconi.
Il significato del film
I tre cognati sono molto caratterizzati: Aldo è libero e stralunato, Giovanni pignolo e tirchio, Giacomo è filosofico e introspettivo. Proprio il suo incontro con Chiara, “la metà della mela” (citando il mito epico che racconta lei), lo aiuterà a mettere in discussione una vita che non lo rende felice.
Il film è anche una velata (molto velata sotto il mucchio di gag e sketch, a partire della cornice del film nel film, che vediamo nei primi minuti del film) critica sociale: a guidare il mondo è ancora la ricchezza, una ricchezza cafona e volgare, che si permette di essere arrogante e ricattatoria.
I tre protagonisti hanno bisogno di lavorare e voglia di costruire una famiglia, ma questo li porta a snaturarsi, ad annullare la propria volontà. Paradossalmente, però, sarà proprio il viaggio verso “la costrizione estrema”, il matrimonio di Giacomo con una ragazza sgraziata e grottesca, a rappresentare la via verso la libertà.
Quando arrivano a Gallipoli, gli amici ripensano ai momenti più belli di quel viaggio assurdo e straordinario: i cani sul tragitto, la notte in ospedale, il momento al cinema, le soste all’Autogrill. In quella manciata di giorni, accumulando un ritardo che ha fatto infuriare il suocero, forse hanno aperto per la prima volta gli occhi, scoprendo che intorno a loro c’è un mondo molto più ricco e vario del microcosmo gretto della vita nella famiglia Cecconi.
Aldo, Giovanni e Giacomo, però, raccontano qualcosa di più che una storia di libertà ed emancipazione. Costellando la pellicola di gag, momenti esilaranti e citazioni cinematografiche (come quella di Marrakech Express e l’indimenticabile partita di calcio sulla spiaggia), i tre comici e il regista Massimo Venier mantengono il ritmo e il tono comico, con un viaggio nel paese delle meraviglie del divertimento puro, quasi ingenuo, che ci fa provare quell’ondata di nostalgia e rimpiangere quel decennio che sembra così lontano.
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