Welcome to Wrexham 2 su Disney Plus: intervista a Humphrey Ker

In occasione dell'uscita di Welcome to Wrexham 2 su Disney Plus, abbiamo intervistato Humphrey Ker, attore britannico, nonché direttore sportivo.

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Autore: Livia Soreca ,

Tra le ultime rivelazioni nel mondo delle docuserie, troviamo Welcome to Wrexham, una serie americana del 2022 che narra la faticosa ed emozionante ascesa del Wrexham A.F.C., società calcistica del Galles acquistata nel 2020 da Ryan Reynolds e Rob McElhenney (presenti dunque nel cast). La prima stagione, infatti, segue proprio l'acquisto da parte dei due attori, insieme agli eventi del club durante la stagione 2021-22 di National League.

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Prima dell'uscita della seconda stagione di Welcome to Wrexham, in arrivo il 10 gennaio 2024 su Disney Plus, abbiamo intervistato Humphrey Ker, attore, scrittore e comico britannico noto soprattutto per Mythic Quest, la prima serie comedy di Apple TV+. Dal 2021 è il dirigente esecutivo del club e, ancora una volta, fa parte del cast del documentario sportivo.

Intervista esclusiva a Humphrey Ker

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Humphrey Ker ci ha subito deliziato con il suo entusiasmo per la seconda stagione di Welcome to Wrexham su Disney+, così come per il movimentato percorso della squadra di football.

È stato un anno fantastico e sono successo tante cose meravigliose, alcune difficili, alcuni momenti tristi e altri stimolanti. Sono veramente entusiasta di condividere questo con tutti.

Essendo entrato nel mondo dello spettacolo come attore di commedia, avevamo un'impellente curiosità sul suo coinvolgimento nel documentario e abbiamo chiesto se sia stato più difficile per lui mostrarsi così com'è davanti alle videocamere rispetto a interpretare un ruolo ed essere nei panni di qualcun altro o se, al contrario, gli sia riuscito più facile essere se stesso. Cosa lo ha fatto sentire più a suo agio?

È una splendida domanda. Sono diventato un attore proprio perché mi piace fare finta di essere qualcun altro, quindi ho trovato difficile essere semplicemente, sai, me di fronte a una telecamera. In qualche modo ero veramente preoccupato, perché ti senti parlare e vedi come sei e cosa stai facendo, ma di sicuro - anche se lentamente, ti abitui ad avere delle videocamere intorno e credo sia stato lo stesso per tutti i giocatori e tutto lo staff della squadra. Dopo un po' ti abitui ad avere conversazioni in questo modo e all'improvviso realizzi "Oh, c'è una camera laggiù tutto il tempo". Quindi sì, è stato strano ma mi sono abituato.

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Al tempo dell'intervista, Welcome to Wrexham 2 non era ancora uscita in Italia, dunque abbiamo chiesto di rivelarci se ci sia stato qualche cambiamento nell'approccio o, in generale, nella realizzazione della docuserie di Disney+: un mutamento di spirito o di entusiasmo che, inevitabilmente, è legato al percorso della squadra stessa.

Anche questa è una splendida domanda, perché in realtà non ho molto controllo, ci sono dentro ma non posso decidere cosa succede. Nella prima stagione stavamo raccontando la storia di questo team sfavorito di questa città sfavorita, e piano piano non lo eravamo più, siamo diventati più grandi, abbiamo guadagnato più soldi e abbiamo ricevuto tanto supporto. Ma la città è ancora sfavorita, sai, ancora un posto sottostimato. Quindi per la seconda stagione volevamo enfatizzare questa cosa, parlare ancora di più del team, della squadra femminile.

Il bello è che nella prima stagione del documentario stavamo per essere promossi e non è successo, durante la seconda vogliamo ancora una promozione e... Non voglio fare spoiler quindi non ti racconto cosa è successo, ma c'è un sapore diverso quest'anno e tu lo senti anche durante le riprese, anche come attore. Abbiamo sentito tanta pressione quest'anno; il primo anno credo che tutti fossero semplicemente felici di vedere come la squadra sia sopravvissuta e abbia preso la giusta direzione. Quest'anno c'è stato un forte senso di "Ok, adesso dobbiamo avanzare", perché se non lo facciamo finiamo nei guai.

Welcome to Wrexham, nonostante sia un documentario sul football molto approfondito, riesce in qualche modo a farsi strada anche nel cuore di chi non mastica lo sport. Abbiamo dunque parlando con Humphrey Ker su quale sia il "potere segreto" della serie TV che le consente di raggiungere un pubblico molto più vasto di quel che sembra.

Adoro sapere che una persona che non ama il football è riuscita a provare qualcosa. Credo sia perché di parla di persone, no? E delle storie che amiamo. Vedo che hai dei Funko Pop! sullo sfondo e capisco che è una tua passione, sai cosa ti piace, raccontano una storia e sicuramente tu ami le storie. Questa [la serie] parla di persone, delle loro storie e di ciò che amano, delle loro sfide, dei loro problemi, delle loro passioni. Ed è questo che amiamo dello storytelling, no?

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