What We Do in the Shadows 2: il finale di stagione e il rinnovo

Autore: Chiara Poli ,

#What We Do in the Shadows con la seconda stagione, finita mercoledì su FOX, ci ha regalato davvero degli episodi straordinari. Di gran lunga superiori a quelli - già geniali - del primo ciclo.

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Dopo aver introdotto i protagonisti, averceli presentati e aver fatto in modo che ci affezionassimo a loro, ora la sitcom di Jemaine Clement può sbizzarrirsi… E lo sta facendo.

Una stagione straordinaria

Mark Hamill nel ruolo di Jim il vampiro ome esilarante guest star, il conte Rapula per il vampiro fanatico del rap, Elvis trasformato in vampiro (da Laszlo, interpretato da uno straordinario Matt Berry), i tre vampiri di nome Neil, Patrick e Harris, la parodia di Blade: Wesley Sikes, Nandor (Kayvan Novak) che chiama Guillermo (Harvey Guillén) “ammazzavampiri”, come Buffy...

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E ancora: il troll di internet che è in effetti un vero troll, il rapimento dei nostri da parte di una capra e il Grand Guignol, il teatro dei vampiri che cita Intervista col vampiro…

What We Do in the Shadows ha toccato vette mai raggiunte dalle parodie vampiresche in TV, e l’ha fatto scegliendo accuratamente di inserire nelle trame tutte le creature soprannaturali del folklore.

Creature di ogni sorta

Streghe. Vampiri, licantropi, fantasmi, e naturalmente le streghe tanto odiate da Nadja (Natasia Demetriou).

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Le streghe con il loro proverbiale calderone, il cappello e il vestito nero, protagoniste di un’avventura che avrebbe dovuto risultare drammatica e invece finisce, come sempre, per farci ridere.

Il finale di stagione cita apertamente #American Horror Story, Psycho e come sempre #Modern Family, con quelle interviste seduti a raccontarci le loro vite, mentre la troupe li segue rischiando ogni volta la vita.

Colin Robinson (Mark Proksch) prende il rapimento come una sfida in stile escape room e Nandor si esalta per le “MILF” citandole come al solito a sproposito. Finirà fra capre parlanti e commercio di seme di vampiro, tanto per non farci mancare nulla.

Gli elementi ricorrenti della narrazione

Ogni episodio ha le sue chicche, ma ci sono delle linee guida che non mancano mai: le già citate interviste in stile Modern Family, la mania di chiamare Colin sempre e solo con nome e cognome, la fissazione per gli abiti d’epoca e le citazioni a sproposito di termini moderni.

Ma il vero punto di forza è la scelta di 5 protagonisti - 3 vampiri, 1 vampiro energetico e 1 famiglio, per la precisione - pieni di contraddizioni, goffaggine, abitudini infantili e incapacità d’adattamento alla vita contemporanea: Nandor, Nadja e Laszlo sono tre bambinoni viziati senza alcuna voglia di fare… Nulla!

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Un finale in grande stile

Sono uscito dalla mia bara tutto da solo!

Fra cadaveri sparpagliati per casa, abbigliamenti bizzarri e convinzioni che i vestiti si lavino al fiume, Guillermo dopo aver ottenuto un giorno libero se ne va e la casa dei vampiri finisce nel caos.

Cos’altro aspettarsi da un vampiro pluricentenario, ex conduttore di eserciti sanguinari, che non vuole nemmeno alzarsi da solo?

Guillermo ovviamente torna da sua madre, consapevole che non può essere un famiglio e anche un ammazzavampiri.

Ma visto che la serata a teatro è una trappola del Concilio, e ricostruisce bizzarramente in scena la morte del barone Afanas per poi dare il via all’esecuzione dei nostri vampiri, Guillermo non ha altra scelta che intervenire e salvarli. Ancora una volta.

Massacrando tutti i vampiri presenti, da solo. Roba che neanche Buffy Summers… E l’unica preoccupazione di Nandor e degli altri qual è? Ovvio: il bucato.

What We Do in the Shadows ci ha regalato una lunga serie di battute geniali, e non sarà l’ultima.

La serie è stata ufficialmente rinnovata per una terza stagione.

Io non vedo già l’ora di poterla seguire, e voi?

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