#Suburra - La serie è tornata su Netflix con la terza e ultima stagione, sei episodi nei quali la storia per il dominio di Roma è arrivata a un epilogo decisamente spiazzante e inatteso, in grado di rimescolare le carte prendendo le distanze dalle vicende narrate nell'omonimo film del 2015 (l'ormai celebre Suburra, diretto da Stefano Sollima).
Nata nel 2017 e proseguita poi l'anno successivo, la serie ispirata anche ai personaggi visti nel romanzo omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (del 2013, edito da Einaudi) è stata presentata spesso e volentieri come un prequel del film, una certezza che è andata man mano sgretolandosi in quest'ultimo ciclo di episodi.
Il destino di Aureliano (Alessandro Borghi) e Spadino (Giacomo Ferrara) è stato infatti quasi del tutto riscritto, sorprendendo - sia in negativo che positivo - i fan di Suburra - La serie: è tempo quindi di rivivere le ultime sequenze degli eventi che hanno portato alla fine dei Re di Roma.
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- La storia di Aureliano
- L'epilogo di Spadino
- Che fine fa Amedeo Cinaglia?
- Il destino degli altri personaggi
Il destino di Aureliano e del 'Numero 8'
Secondogenito della famiglia criminale romana degli Adami, Aureliano mira a diventare imperatore di Roma, costantemente assuefatto da sogni di grandezza mai condivisi dal padre (e quindi causa di forte contrasto tra i due). Dopo aver dato alla luce un'importante alleanza strategica con Spadino e Gabriele "Lele" Marchilli (Eduardo Valdarnini) capisce che la sua strada è una e una soltanto: dominare la Capitale.
Se nel film vediamo "Numero 8" morire freddato da Samurai e dal suo sicario, nella terza stagione la situazione si ribalta quasi completamente. Aureliano uccide il personaggio interpretato da Francesco Acquaroli assieme a Spadino, andando quindi incontro a una sorte del tutto diversa.
Nel finale di stagione vediamo infatti il personaggio di Borghi correre in soccorso di Spadino, circondato dai suoi familiari e dal fratello nel deposito di uno sfasciacarrozze, intenti a eliminare il giovane Anacleti dalla circolazione. Sarà però l'intervento provvidenziale di Aureliano con la sua auto a disperdere il gruppo e mettere in salvo il suo amico. Purtroppo, la sparatoria che consegue mette alle strette sia Spadino che Aureliano, ormai a corto di munizioni. Dopo un intenso sguardo di addio, il coraggioso Adami decide di sacrificarsi uscendo dal suo nascondiglio e uccidendo gli antagonisti, ma venendo a sua volta ferito a morte.
Spadino porta il corpo di Aureliano ormai senza vita in mare (stessa sorte toccata alle spoglie di sua sorella Livia), salutando per l'ultima volta. È la fine degli Adami e del loro sogno di diventare imperatori di Roma.
Quale futuro per Spadino?
Il più giovane della famiglia Adami, complice il suo desiderio di emergere e surclassare il fratello maggiore Manfredi (Adamo Dionisi), vedrà purtroppo il suo impero sgretolarsi sotto i colpi dei suoi rivali, inclusa la sua stessa famiglia. Non basterà infatti un'alleanza col suo amico fraterno Aureliano (verso cui prova un sentimento che va ben oltre la semplice amicizia) per subire un colpo alle spalle che metterà a repentaglio la sua stessa vita oltre a quella di Angelica (Carlotta Antonelli).
Dopo che la giovane perde la bambina che portava in grembo a causa di un incidente stradale nell'auto di Manfredi, Spadino si dirige con il padre di Angelica nella piazza dell’auto demolitore per chiudere i conti con il suo fratello maggiore. Purtroppo, la vera imboscata è stata pensata per lo stesso Spadino, ormai messo alle strette dagli zingari intenti a eliminarlo una volte per tutte.
L'intervento di Aureliano salva la situazione in extremis, tanto che Manfredi resta ferito a una gamba e si ripara dentro un ufficio dell'autorimessa. Subito dopo la fine della sparatoria, Spadino raggiunge il fratello sanguinante e decide di finirlo pugnalandolo al collo. Unico sopravvissuto della mattanza, il giovane Adami raggiunge il porto di Ostia con la sua macchina, disperato per la morte di Aureliano. Alberto prende poi una barca e la guida fino al largo, abbracciando per un'ultima volta il suo amico, sfilandogli l’anello e consegnandolo poi a Nadia, la donna di Aureliano (Federica Sabatini).
Vediamo infine Spadino allontanarsi in auto, dopo aver salutato Angelica forse per l'ultima volta: che ne sarà di Alberto Anacleti non ci è dato sapere. Forse il suo destino era segnato sin dall'inizio, schiacciato dalla stessa brama di potere che ha portato alla morte quasi tutte le persone a lui vicine.
Cinaglia e le chiavi di Roma
Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) è il politico corrotto contattato da Samurai e incaricato inizialmente di far passare una legge riguardante i terreni di Ostia tanto ambiti dai boss mafiosi di mezza Italia.
L'unico ostacolo per l'uomo sembra essere il cardinale Nascari (Alberto Cracco), un uomo di chiesa dall'oscuro passato ma assolutamente volenteroso nel non voler consegnare le chiavi di Roma nelle mani della mafia della Capitale. Per far sì che ciò possa accadere, si convince a spostare le celebrazioni del Giubileo in Africa, pur di evitare che le avide mani dei boss criminali possano in qualche modo trarne guadagno.
Cinaglia cerca in tutti i modi di convincere il cardinale a cedere alle tentazioni, tanto che persino la moglie del politico, Alice (Paola Sotgiu), intuisce che suo marito sta usando dei metodi non propriamente legali per raggiungere il suo scopo. La situazione si fa tesa al punto che la donna decide di andare a vivere in un convento coi suoi due figli, lasciando quindi Amedeo da solo e alla mercé dei suoi stessi fantasmi.
Dopo aver affrontato i ricordi della sua gioventù burrascosa, Cinaglia decide di risolvere le cose dirigendosi al convento dove si trova sua moglie, provando a convincerla un'ultima volta a cambiare idea evitando una denuncia nei suoi confronti. All'ennesimo rifiuto della donna, l'uomo si vede costretto a spingerla giù dal parapetto, uccidendola e simulando un suicidio. Una volta recuperati i figli per comunicargli che la loro madre non tornerà mai più, il politico si reca in un bar nel quale trova i documenti di Sibilla - fidata e leale contabile della malavita romana - sulla famiglia mafiosa dei Badali, così scottanti da rendere l'uomo l'unico, vero erede di Samurai. Nonostante l'atto estremo, Cinaglia ha quindi ottenuto ciò che desiderava sin dall'inizio: le chiavi di Roma.
Il futuro di Roma
Dopo la morte di Aureliano, il futuro di Roma è oscuro. Il giovane Flavio (Antonio Bannò), fedele amico del defunto Adami, sembra essere l'unico in grado di ereditare il controllo delle piazze dello spaccio, lasciate ormai senza una persona forte e autorevole di riferimento.
Nadia e Angelica, divenute invece ormai buone amiche, sanno che possono fare affidamento l'una verso l'altra, visto che entrambe non hanno davvero più nulla da perdere (la prima ha visto sparire l'amore della sua vita, mentre la seconda la figlia che portava in grembo).
Forse, però, le due ragazze sono le uniche ad uscire "vincitrici" dalla guerra per il controllo di Roma: nonostante la morte le abbia sfiorate più e più volte senza mai riuscire a seppellirle, ora più che mai possono vedere la proverbiale luce alla fine del tunnel, vivendo una nuova esistenza magari lontane dai crimini che da sempre scandiscono le loro giornate. O forse, più probabilmente, decideranno di seguire la loro indole ormai corrotta, diventando le nuove Imperatrici di Roma.
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