È arrivata, su Netflix, la serie horror #Ju-On: Origins diretta da Sho Miyake e scritta da Hiroshi Takahaski e Takashige Ichise. Parte del franchise giapponese che conosciamo come la saga di #The Grudge, Ju-On: Noroi No Le – questo il titolo originale – è la prima serie dedicata alla saga creata dal regista giapponese Takashi Shimizu.
Ju-On: Origins racconta di una casa maledetta e di uno scrittore e investigatore del paranormale, Yasuo Odajima (Yoshiyoshi Arakawa), che indaga sul caso; a sentire, ogni notte, i passi inquietanti nel proprio appartamento è, invece, l’attrice Haruka Honjo (Yuina Kuroshima). I due indagano insieme sulla casa, scoprendo un legame tra alcuni omicidi avvenuti nell’arco di diversi anni. Nella serie, i fatti si svolgono tra il 1988 e il 1997 e vengono spesso intrecciate le linee temporali e le storie dei diversi personaggi, che hanno sempre in comune la casa maledetta.
Sebbene si tratti soltanto di un franchise horror, la trama sarebbe stata ispirata da una storia vera o, meglio, da tre leggende metropolitane. Dalle città fantasma alle case maledette, passando per diverse creature del paranormale, i film e le serie horror hanno sempre cercato di portare in vita leggende dimenticate. Nel caso della saga di The Grudge, ciò che sappiamo è che sono storie radicate nella cultura giapponese e che molti credono siano autentiche. Scopriamole.
La maledizione di Kayako
Non si sa quando e dove la storia di Kayako venne raccontata per la prima volta, ma questa leggenda è ben radicata nella cultura giapponese. Come riportato da The Cinemaholic, Kayako era ragazza giapponese solitaria, trascurata dai propri genitori e con pochissimi amici. Un giorno, la ragazza incontrò un uomo chiamato Taeko Saeki, l’unica persona al mondo a cui pare importasse di lei. I due si innamorarono, si sposarono ed ebbero un figlio: Toshio.
Quando era adolescente, Kayako non riusciva a parlare agli uomini, per cui la ragazza scriveva spesso sul diario delle sue cotte. Un giorno, Taeko lo trovò e, non sapendo che si trattasse di un vecchio diario, pensò che la moglie lo stesse tradendo. Accecato dalla rabbia, l’uomo colpì ferocemente Kayako con un coltello da cucina, tagliandole la gola e spezzandole il collo. Secondo la leggenda, però, la donna restò inspiegabilmente ancora viva, nonostante le gravissime ferite: l’unico suono che Kayako riuscì a emettere, mentre chiedeva disperatamente aiuto, fu quello ben famoso di Ju-On. Taeko avvolse, poi, la donna in un sacchetto di plastica, la lasciò morire in soffitta e affogò il figlio nella vasca da bagno.
La leggenda narra che Kayako tornò come fantasma vendicativo per strangolare il marito con i suoi lunghi capelli neri. In seguito, le autorità archiviarono il caso come suicidio. Pare che il fantasma della donna rimase presente nel luogo della sua morte, uccidendo chiunque entrasse in contatto con il suo spirito.
È interessante sapere che la leggenda di Kayako pare sia, a sua volta, basata su un più antico mito dell’VIII secolo: quello di Onryo.
Il mito di Onryo: la storia di Oiwa
La parola “Onryo” si può tradurre, approssimativamente, come “spirito vendicativo” e si riferisce, per l’appunto, a un fantasma che ritorna nel regno dei vivi per cercare vendetta per ciò che ha subito nella vita passata. In realtà, esistono centinaia di storie che riguardano Onryo, ma la più famosa è quella di Oiwa, quella che ha più ispirato – quasi certamente – quella di Kayako.
Oiwa era una ragazza follemente innamorata del marito, Tamiya Lemon e in attesa di suo figlio. Sfortunatamente, l’uomo la tradiva continuamente e aveva anche ucciso il padre di Oiwa, quando quest’ultimo aveva scoperto i suoi tradimenti. La leggenda narra che l’uomo uccise Oiwa, durante la gravidanza e il suo servo, per potersi risposare con la ricca figlia di un vicino. I corpi vennero gettati in un fiume.
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Durante la cerimonia, però, al momento di alzare il velo della nuova sposa, pare che Tamiya vide il volto sfigurato di Oiwa. In un momento di shock, l’uomo estrasse la spada e decapitò la nuova sposa. Da quel giorno in poi, Oiwa continuò a perseguitare il marito, inducendolo persino a uccidere il suocero e facendolo uccidere da suo fratello. Secondo la leggenda, la maledizione accompagna la storia di Oiwa.
Se la storia vi sembra familiare, è perché è stata di ispirazione per #The Ring.
La leggenda di Kuchisake-onna
Infine, c’è la leggenda di Kuchisake-onna. Mentre Ju-On: Origins pare si sia ispirata alla storia di Kayako che, a sua volta, si basa su quella di Onryo, la serie pare abbia preso in prestito anche la leggenda di Kuchisake-onna, una donna del XVII secolo dalla bocca sforbiciata.
Secondo la leggenda, la donna dalla bocca sforbiciata coprirebbe il proprio volto con una maschera – o un altro oggetto – e porterebbe con sé un oggetto appuntito - come un coltello, bisturi e forbici – chiedendo al malcapitato se pensa che sia attraente: se la risposta è “no”, la morte sopraggiungerebbe con l’arma da lei portata; con un “sì” come risposta, invece, lo spirito mostrerebbe gli angoli della sua bocca, tagliata da un orecchio all’altro e farebbe la stessa cosa alla vittima. La leggenda narra, inoltre, che Kuchisake-onna si possa distrarre con caramelle o soldi, per scappare.
Il fatto che la trama di Ju-On: Origins tragga ispirazione da più miti giapponesi, nati da storie probabilmente con un fondo di verità, la rende ancora più inquietante: si tratta, infatti, di storie di folklore, ma le leggende metropolitane non iniziano comunque da qualche parte?
La serie horror Ju-On: Origins è disponibile su Netflix, con i sei episodi della prima stagione, dal 3 luglio 2020.
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